Immaginate di essere seduti a terra in tangenziale, con di fronte file di automobilisti bloccati in una lunga colonna soltanto dal vostro corpo; a difendervi nulla, fra voi e le auto solo un enorme striscione fucsia con la scritta “Emergenza climatica ed ecologica” e il simbolo di Extinction Rebellion.
Accanto a voi, altre cinque persone a voi care, con i gilet fluorescenti
simili al vostro, reggono uno striscione giallo con la scritta “Assemblee
Cittadine Ora”. Il rumore dei clacson è assordante, le urla degli automobilisti
accigliati che hanno iniziato a scendere dalle auto vi rimbombano nelle
orecchie.
Questa è la scena che alcune attiviste e attivisti di Extinction Rebellion
stanno vivendo ogni giorno da più di una settimana ormai: stanno prendendo
parte a una campagna di disobbedienza civile nonviolenta che è stata
intitolata “Ultima Generazione- Assemblee Cittadine Ora”.
La prima parte del nome della campagna allude alla drammatica
consapevolezza che le persone che sono al mondo ora, indipendentemente dalla
loro età, sono le ultime che hanno la possibilità di cambiare il corso degli
eventi riguardo alla crisi ecologica e climatica.
Tutte le persone che sono in strada hanno letto la prima parte del sesto
rapporto dell’IPCC, uscito in agosto, scritta e revisionata da scienziati di tutto
il mondo, che con parole forti e inequivocabili e dati ormai misurabili (non
più solamente basati su modelli) ha certificato che siamo di fronte al collasso
climatico.
Un mondo a + 1,5°C rispetto all’era pre-industriale è ormai inevitabile; di
più, se non si agisce subito, azzerando le emissioni climalteranti, entro il
prossimo decennio supereremo i +2°C. Gli scienziati dichiarano che
un mondo a +2°C equivale a una catastrofe.
Un mondo di morte, di estinzione di massa delle specie animali e vegetali, dove
anche le vittime umane si conteranno prima a milioni e poi, esponenzialmente, a
centinaia di milioni, a miliardi. A novembre, dopo il fallimentare G20 di Roma, si è conclusa l’ennesima farsa della COP 26, con le
lacrime di chi la presiedeva, con l’abbandono anticipato del Segretario
Generale dell’ONU, col drammatico messaggio del Papa, che è arrivato ad
invocare il giudizio divino per l’incapacità di chi è chiamato ad amministrare
il mondo che ci è stato affidato.
Sulla spinta della paura e dell’indignazione, questo gruppo di persone ha
deciso di portare alle estreme conseguenze l’uso della disobbedienza civile
nonviolenta per fare pressione alle istituzioni, perché considerino le loro
richieste.
Stanno bloccando il traffico sulle strade principali della Capitale, a
partire dal G.R.A. che è stato bloccato per due lunedì di fila, fino ad
arrivare alle tangenziali, usando solamente i loro corpi, perché non hanno
trovato altro modo per farsi ascoltare. Sono persone di tutte le età e tutte le
appartenenze sociali, che hanno perso fiducia nella possibilità di cambiare le
cose con manifestazioni, marce, petizioni, campagne di sensibilizzazione…
La disobbedienza civile nonviolenta, fatta di azioni che infrangono una
legge per mettere in luce l’ingiustizia sistemica, è apparsa a questo gruppo di
persone come l’unica via per portare un cambiamento radicale e veloce.
Gli attivisti e le attiviste sapevano a cosa andavano incontro, ne avevano
parlato alle loro famiglie e si erano preparati/e ad affrontare gravi
conseguenze per le loro azioni: in effetti fin dai primi giorni la questura sta
comminando due denunce ciascuno al giorno, sanzioni amministrative molto salate
ed ha emesso nei confronti di chiunque si sia seduto in strada, già dal primo
giorno, un foglio di via dalla capitale, che loro hanno violato.
Tuttavia il morale degli attivisti e delle attiviste rimane alto, hanno
deciso di continuare ad oltranza fino a quando almeno una delle due richieste
della campagna saranno soddisfatte. Infatti la seconda parte del nome della
campagna si concentra concretamente sullo strumento che potrebbe permettere un
reale cambiamento, tenendo conto della giustizia sociale: le Assemblee dei
Cittadini. Si tratta di uno strumento di Democrazia partecipativa e deliberativa, già in uso in altri paesi, dove cittadini
estratti a sorte vengono chiamati a deliberare su temi precisi.
La richiesta di attiviste e attivisti che stanno scendendo in strada
è che queste Assemblee vengano istituite, anche in Italia, entro la
fine del 2022, sul tema di quali soluzioni prendere per affrontare la crisi
ecologica e climatica senza lasciare indietro gli ultimi, senza far pagare loro
il carissimo prezzo delle decisioni che non si stanno prendendo.
L’altra richiesta della campagna, che è cruciale perché gli attivisti e le
attiviste smettano di mandare in tilt il traffico della capitale, è rivolta a
rappresentanti del governo, affinché Mario Draghi , Roberto Cingolani, Stefano
Patuanelli, Giancarlo Giorgetti, Andrea Orlando e Maria Rosaria Carfagna
accettino un incontro pubblico con le persone scese in strada sul tema
“Siamo l’Ultima Generazione di cittadini e cittadine?”. Verrà chiesto loro
di dibattere apertamente sul futuro dell’Italia e sulla necessità della
partecipazione diretta della cittadinanza per fermare l’ecocidio in
corso.
Le azioni di disobbedienza civile nonviolenta, che hanno obiettivi
ambiziosi, vogliono innescare una spinta alla partecipazione popolare e
necessitano del supporto di tutti e tutte; gli attivisti e le attiviste di
Extinction Rebellion chiedono il sostegno da parte di coloro che credono nella
partecipazione popolare, di coloro che credono che è necessario fare azioni
radicali per attivare un cambiamento radicale.
Per conoscere meglio la strategia e la campagna tutti i venerdì e le
domeniche di dicembre e gennaio alle 21 il gruppo propone una presentazione su
zoom alla quale ci si può iscrivere tramite questo link.
Sir David Anthony King, chimico, accademico e capo del Climate Crisis
Advisory Group ha dichiarato: “Dobbiamo muoverci rapidamente. Io credo che i
prossimi 3-4 anni determineranno il destino dell’umanità”. Scendere in strada a
fare disobbedienza civile nonviolenta è un modo per rispondere a questo
appello.
Video di lancio della campagna
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