martedì 14 dicembre 2021

La vita dipende dal suolo - Miguel Martinez


Come sanno ormai anche i proprietari di fuoristrada, è in corso un pericoloso cambiamento climatico, strettamente legato alle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Finché il Covid non li ha rimandati tutti a scambiarsi messaggi su Whatsapp, qualche milione di giovani ha protestato per le strade del mondo al grido, “Fate qualcosa!”. Non ne fate una colpa a nessuno, la nostra specie è così: l’ultima manifestazione per il clima a cui ho assistito, pioveva, era il Black Friday, e mentre una decina di attivisti megafonavano in Piazza della Repubblica, qualche migliaio di ragazzi che avevano fatto forca a scuola sono entrati nel negozio della Apple per vedere l’ultimo modello di smartofono. Le buone intenzioni sono indubbie, e infatti l’Inferno, essendone lastricato, gode di modernissime infrastrutture.

“Fare qualcosa” significa fare la guerra, la guerra significa immense quantità di soldi pubblici versati in tasche private in condizioni di controllo minimo (“che stai a cincischiare, è un’emergenza!”). I più entusiasti statalisti, appassionati di novità rivoluzionarie, sono da sempre i grandi capitalisti.

Una serie di proposte riguarda la geoingegneria, con soluzioni creative quanto la bomba su Hiroshima. Ad esempio, visto che il bianco riflette, rendiamo più candido il mondo abbattendo tutti i boschi nelle zone nevose, oppure riempiamo i campi di grano modificato geneticamente per renderlo albino. Un’altra proposta consiste nell’oscurare letteralmente il cielo, riempiendo l’atmosfera di particelle di anidride solforosa sparate con i cannoni o lanciate da aerei militari. Progetti lontani per ora dal realizzarsi, ma che rivelano un atteggiamento mentale che si riconosce subito.

Ora, esiste già un dispositivo in grado di affrontare la questione delle emissioni di CO2: anzi lo ha risolto eoni fa, trasformando completamente l’atmosfera in cui viviamo.

Si chiama rete fungina micorrizica, funziona da mezzo miliardo di anni, assorbe ogni anno tanto CO2 quanto ne producono gli Stati Uniti e non costa nulla.

Ne parla un bell’articolo di Toby Kiers e Merlin Sheldrake su The Guardian.

Confesso una cosa: anche se a scuola ci hanno insegnato che i funghi sono un regno a parte, io almeno quando sento natura penso a un alberello dalle foglie tutte verdi.

Con magari sotto qualche piccolo funghetto colorato.

Invece, i funghi non sono piante e non sono nemmeno verdi, e vivono quasi totalmente sottoterra, per cui li ignoriamo totalmente. Non sono sicuro che mi ricorderò domani il termine rete fungina micorrizica, che indica l’intima associazione tra funghi (mykos) e le radici delle piante, da cui dipende praticamente tutto.

Quindi apprendo a bocca aperta che nei dieci centimetri superiori del suolo, questa rete è lunga quanto la metà della nostra galassia. E assorbe incessantemente carbonio, nutrendo l’intero sistema di vita dell’unico pianeta nell’universo in cui sappiamo esserci (per ora) vita.

Il nostro pianeta sembra molto grande, ma la vita dipende dal suoloe il suolo è una crosta sottilissima, e di cui non sappiamo quasi nulla.

Tranne che lo stesso tecnosistema che si propone di bombardare il cielo lo sta avvelenando con pesticidi, fertilizzanti e fungicidi, lo sta cementificando, sta eliminando le innumerevoli varietà di piante che interagiscono con la rete fungina.

E se salta la rete fungina micorrizica, tutto ciò che vi cresce sopra è destinato a finire male, compresi OGM superproduttivi o foreste di alberi-soldatino rigorosamente identici piantati a milioni.

La maggior parte dei suoli del mondo è oggi profondamente degradato; e il rilascio dello 0,1% del carbonio immagazzinato dal suolo europeo equivale alle emissioni di cento milioni di automobili.

A quel punto comprendiamo che è assurdo bombardare il cielo e annientare i boschi siberiani, o al contrario piantare un trilione di alberi, come propone quacuno; è assurdo anche pensare di affrontare la questione partendo dalla sola riduzione delle emissioni delle auto.

E’ assurda tutta la logica della Guerra.

Riprendo qui una cosa che raccontai in un altro contesto.

Mi viene in mente un giorno, nelle campagne vicino a Siracusa, che c’era un pastore che faceva la ricotta.

Che è una faccenda lunga e complessa; e un uomo di città cercò di aiutarlo.

Allora il pastore gli disse,

“lassa u munnu com’è.”

 

http://kelebeklerblog.com/2021/12/02/la-guerra-e-i-funghi/

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