Come sanno ormai anche i proprietari di fuoristrada, è in corso un pericoloso cambiamento climatico, strettamente legato alle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Finché il Covid non li ha rimandati tutti a scambiarsi messaggi su Whatsapp, qualche milione di giovani ha protestato per le strade del mondo al grido, “Fate qualcosa!”. Non ne fate una colpa a nessuno, la nostra specie è così: l’ultima manifestazione per il clima a cui ho assistito, pioveva, era il Black Friday, e mentre una decina di attivisti megafonavano in Piazza della Repubblica, qualche migliaio di ragazzi che avevano fatto forca a scuola sono entrati nel negozio della Apple per vedere l’ultimo modello di smartofono. Le buone intenzioni sono indubbie, e infatti l’Inferno, essendone lastricato, gode di modernissime infrastrutture.
“Fare qualcosa” significa fare la guerra, la guerra
significa immense quantità di soldi pubblici versati in tasche private in
condizioni di controllo minimo (“che stai a cincischiare, è un’emergenza!”). I
più entusiasti statalisti,
appassionati di novità rivoluzionarie, sono
da sempre i grandi capitalisti.
Una serie di
proposte riguarda la geoingegneria,
con soluzioni creative quanto la bomba su Hiroshima. Ad esempio, visto che il
bianco riflette, rendiamo più candido il mondo abbattendo tutti
i boschi nelle zone nevose, oppure riempiamo i campi di
grano modificato geneticamente per renderlo albino. Un’altra proposta consiste
nell’oscurare letteralmente il cielo, riempiendo l’atmosfera di particelle di
anidride solforosa sparate con i cannoni o lanciate da aerei militari. Progetti
lontani per ora dal realizzarsi, ma che rivelano un atteggiamento mentale che
si riconosce subito.
Ora, esiste già un dispositivo in grado di
affrontare la questione delle emissioni di CO2: anzi lo ha risolto eoni fa,
trasformando completamente l’atmosfera in cui viviamo.
Si chiama rete fungina micorrizica, funziona da mezzo miliardo di anni, assorbe
ogni anno tanto CO2 quanto ne producono gli Stati Uniti e non costa nulla.
Ne parla un bell’articolo di Toby Kiers e
Merlin Sheldrake su The Guardian.
Confesso una cosa: anche se a scuola ci hanno
insegnato che i
funghi sono un regno a parte, io almeno quando
sento natura penso a un alberello dalle foglie tutte
verdi.
Con magari sotto qualche piccolo funghetto
colorato.
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