“E così da giorni abbiamo solo calci nel
sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini…”
da «Don Chisciotte», canzone di Francesco Guccini
L’infanzia non aveva abbandonato del tutto Bettina Cruz, quando decise di
unirsi ad altri giovani per ribellarsi ad una ingiustizia: a soli 13 anni
divenne una delle lideresas (1) dello sciopero che si
organizzò nella sua città per far abbassare il costo del biglietto dei bus per
gli studenti provenienti dai villaggi e paesini circostanti. Dopo un anno di
lotte, gli alunni raggiunsero il proprio obiettivo.
Quando Bettina termina gli studi secondari, la dirigenza della scuola
decide che non le venga consegnato il certificato di buona condotta. Forse
pensa di far cessare i suoi impeti di lotta. Ma la stessa madre di Bettina,
Rosa, una donna dal carattere forte, solidaria da sempre, esprime chiaramente a
sua figlia come sarebbe stata la sua vita futura. “No te dejes!. Participa!”
(Non mollare! Partecipa!) le dice, rincuorandola.
Lucila Bettina Cruz Vélasquez ha nel sangue questo spirito di lotta contro
le ingiustizie, è una eredità che si porta dentro, come altre donne juchiteche.
Costretta ad emigrare in capitale per continuare gli studi, dopo essersi
laureata in ingegneria agraria, aver frequentato un corso di perfezionamento in
sviluppo rurale regionale e un dottorato a Barcellona, decide di tornare
a casa. Non può fare altrimenti.
Si sente binnizá (2).
Si sente parte del suo territorio, è il suo territorio.
Ma quando torna, nel 2005, il paesaggio dell’istmo di Tehuantepec è
profondamente cambiato: nel 1994, la Comisión Federal de Eletricidad (CFE) ha
installato la prima centrale eolica del paese messicano proprio a La Venta,
Juchitán. È il cavallo di troia, per l’intromissione aggressiva delle compagnie
private interessate all’energia eolica.
In un territorio dove il vento può arrivare fino a 110 chilometri orari, le
imprese eoliche sono arrivate promettendo impiego e prosperità.
Promesse che se ne sono andate proprio con il vento.
Oggi nell’Istmo ci sono 29 parchi eolici, 27 sono privati, in maggioranza
di proprietà europea: con duemila aerogeneratori che occupano più di 50 mila
ettari di terre comuni, senza produrre energia per le comunità locali, ma per
grandi compagnie, comprese le miniere.
Contro il tentativo di mercantilizzare l’energia e privatizzare il
vento, nasce nel 2007 la Asamblea en Defensa de la Tierra y el
Territorio de Juchitán, che poi si trasformerà nella Asamblea
de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio,
APIIDTT, di cui Bettina è cofondatrice.
Quanto sia importante il suo lavoro, lo capisce quando sia lei che suo
marito ed altri membri dell’organizzazione ricevono le prime minacce. Le
intimidazioni si intensificano quando l’APIIDTT incomincia a lottare contro la
costruzione di un nuovo progetto eolico che l’impresa Mareña Renovables tentò
di installare a San Dionisio del Mar, progetto che è stato bloccato grazie alla
mobilitazione popolare.
Per poter installare i parchi eolici le imprese coinvolte, con l’appoggio
di funzionari federali e statali dello stato di Oaxaca, realizzano contratti
con le comunità locali, affinché affittino i terreni e ne cedano l’uso per
anche 30 anni.
In questo modo, ciò che perdono le comunità indigene è il diritto all’uso
della terra. Inoltre, in alcuni casi, le compagnie hanno posto come condizione
per il pagamento dell’affitto della terra la garanzia da parte dei contadini
che nessuno perturbi od ostacoli la realizzazione dei loro progetti. Diventa
quindi poi facile legalmente chiedere l’allontanamento forzato di chi protesta,
in base alle clausole dei contratti firmati.
La stessa Bettina Cruz, tra il 2012 e il 2013, ha dovuto allontanarsi dalla
sua comunità dopo aver ricevuto minacce di morte; per poter fuggire
inosservata, è stata costretta ad abbandonare i suoi colorati huipiles, scelta
non facile dato che il huipil rappresenta la forza e
l’identità di una donna indigena.
Fortunatamente, giungono anche alcuni risultati positivi: il 20 settembre
2021, i membri dell’APIIDTT hanno annunciato un recente trionfo legale, il
blocco della costruzione in terre comunitarie del progetto eolico Gunaa Sicarú,
dell’impresa francese EDF.
In questa lotta contro l’energia eolica, l’APIIDTT non è sola, può contare
anche sull’appoggio e sostegno del Congreso Nacional Indigena, CNI, uno spazio
di articolazione delle popolazioni indigene, molto legato al Ejército Zapatista
de Liberación Indigena, EZLN.
Bettina nel 2017 è stata eletta nel Consejo Indigena de Gobierno del CNI.
In questo modo, può lottare ancora di più e meglio contro gli impatti
ambientali delle centrali eoliche, come il forzato ridimensionamento delle
tradizionali attività agricole, la privatizzazione della terra, i conflitti
intercomunitari, l’aumento della violenza nella regione, dovuta alla crescente
presenza del crimine organizzato (interconnesso con le stesse imprese), la
militarizzazione e mascolinizzazione del territorio. Senza contare che
l’energia eolica non favorisce di certo l’impegno contro il cambiamento
climatico, anzi.
Bettina, come tutti gli integranti dell’APIIDTT, sa bene che la difesa del
territorio è ogni giorno più difficile, però non ha nessuna intenzione di
abbassare la guardia. La loro forza, afferma, è nell’essere comunità e tessere
rete.
Sono dei novelli Chisciotte, che lottano non contro dei giganti immaginari,
ma contro coloro che vorrebbero privatizzare il vento, l’acqua e il territorio.
Il “potere” è l’immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte.
NOTE
1 Molto più efficace il termine in spagnolo
2 come si autodefinisce il popolo zapoteco, letteralmente “gente che
proviene dalle nubi”
Maria Teresa Messidoro è vicepresidente dell’Associazione Lisangà culture
in movimento
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