Molti anni fa ho conosciuto una donna che aveva vissuto quel genere di esperienza tipica di un romanzo fantastico. Da giovane aveva avuto un grave incidente d’auto, che le aveva provocato una lesione alla testa. Aveva poi trascorso un periodo di totale amnesia, seguito da mesi di convalescenza. Dopo essersi ripresa, non è stata più la stessa. I rapporti con la sua famiglia si sono indeboliti; ha tagliato i ponti con alcuni vecchi amici, facendosene di nuovi; ha viaggiato per mezzo mondo; i suoi interessi e i suoi gusti sono cambiati; è diventata più estroversa e meno timida; e ha smesso di dare troppo peso a quello che gli altri pensavano di lei.
I suoi genitori hanno sempre attribuito questi importanti cambiamenti alla
sua “botta in testa”. Ma lei mi ha spiegato che no, la sua lesione non
c’entrava niente. È stato semmai nel momento della convalescenza, lontana dalla
solita routine, che ha messo la parola fine a una lunga fase della sua vita. Ha
avuto un’opportunità unica di stabilire le sue priorità. Ha promesso di non
dare niente per scontato, nella sua nuova vita. Ha fatto a pezzi le sue
convinzioni e i suoi valori, e li ha ricostruiti. E facendolo, mi ha detto, si
è sentita felice per la prima volta in vita sua.
Oggi molti di noi hanno la possibilità di fare qualcosa di simile. Gli
Stati Uniti stanno forse entrando nella fase di declino della pandemia di
covid-19, che per oltre un anno ha interrotto la routine dell’esistenza di
milioni di persone. Nell’attesa, di settimane o mesi, che ritorni qualcosa di
simile alla normalità, dovremmo chiederci come vogliamo che sia la “normalità”.
Poi potremo prepararci a una normalità nuova e migliore di quella che avevamo
dato per scontata fino a un anno fa.
Tutto all’aria
Quando le persone parlano della vita prima del virus, lo fanno per lo più
esprimendo nostalgia per “i bei vecchi tempi” e per ciò che gli manca. In
un recente sondaggio gli intervistati hanno dichiarato
che le cose per le quali si struggono di più sono i viaggi (24 per cento), gli
incontri con i familiari (19 per cento) e quelli con gli amici (16 per cento).
Non ho trovato sondaggi relativi a cosa ci manca di meno, ma alcune
ricerche ci offrono dei suggerimenti. Gli studi hanno dimostrato che diamo meno
valore alla vita se trascorriamo del tempo con persone, o in attività,
demoralizzanti. Passare dei brutti momenti con i capi, i clienti o i colleghi
diminuisce il nostro benessere.
È possibile che prima della pandemia vi siate detti “amo il mio lavoro” e
“amo la mia vita sociale”. Magari eravate sinceri, o forse no. I sociologi
hanno dimostrato da tempo che tantissime persone mentono in continuazione, e ancor più
spesso mentono a se stesse.
Comunque, di sicuro vi pareva opportuno dire di essere felici della vostra
vita. O no? I ricercatori hanno scoperto che se le persone hanno opinioni minoritarie
spesso le tengono per sé o si adeguano alla maggioranza per evitare conflitti.
Probabilmente anche voi vi mentivate per quieto vivere, prima della pandemia.
Ma poi il covid-19 ha mandato tutto all’aria.
Tutti noi desideriamo la fine delle sofferenze umane provocate dalla
pandemia. E in molti, anzi in gran parte, non vediamo l’ora di farla finita con
le limitazioni e i disagi che ha portato con sé. Ma nel profondo, ci sono
probabilmente alcune cose che vi spaventano. Ciascuno di noi, a voler essere
spietatamente onesti, potrebbe fare una lista di attività e relazioni
sgradevoli della vita prepandemia, che abbiamo accettato mentendoci, per
semplice inerzia o per la necessità di andare avanti e d’accordo con gli altri.
Se le vostre relazioni, il vostro lavoro e la vostra vita sono state
sconvolte dalla pandemia, non dovreste sprecare le settimane e i mesi che vi
separano dal momento in cui rientrerete pienamente nel mondo. Avete
un’opportunità unica nella vita di essere totalmente sinceri con voi stessi e
di ammettere che prima non era tutto perfetto. Ecco come potete fare un piano
per non tornare a quella normalità.
Raccogliete i vostri dati personali
Disegnate su un pezzo di carta una griglia di quattro quadrati disposti su due
colonne e su due righe: nella prima colonna scrivete cosa vi piace e nella
seconda cosa non vi piace; nella prima riga indicate il periodo prepandemico,
nella riga sotto il periodo della pandemia.
Molti di noi hanno cominciato a chiedersi, nel corso dell’ultimo anno, cosa
ci manchi del periodo precedente e cosa odiamo di questo attuale. Ma per quanto
riguarda la vostra felicità, le domande più pertinenti sono: “Cosa non mi
piaceva di prima della pandemia e non mi manca?” e “Cosa mi piace dei tempi di
pandemia, e mi mancherà in seguito?”.
Riflettete seriamente sui risultati che escono incrociando il cosa e il
quando dei diversi quadrati, e promettete di essere completamente onesti,
specialmente per quanto riguarda ciò che non vi manca del prepandemia. Indicate
tutte le interazioni quotidiane malsane, le relazioni improduttive e le
abitudini di vita che vi rendevano infelici. Non accontentatevi delle cose
facili, come rimanere bloccato nel traffico. Andate più a fondo, come per
esempio gli amici con cui andavate sempre a bere, ma che erano inesorabilmente
arroganti e negativi.
Fate una lista di cose da lasciarvi alle spalle
Alcune delle cose che non vi piacevano prima della pandemia potrebbero essere
immutabili, per esempio fare il pendolare. Cominciate a scrivere una lista di
cose del genere, e ragionate sul vostro margine di autonomia. Magari per alcuni
di voi potrebbe avere senso cominciare a cercare un nuovo lavoro dove vi
piacerebbe vivere – magari trasferendovi in una città che amate – lasciando il
luogo dove vivevate prima della pandemia.
Lasciarsi alle spalle le persone può essere più difficile. Ma in realtà
tutti noi abbiamo relazioni che, in fondo, non sono vantaggiose per nessuno. Al
lavoro e in altri contesti, ci sono persone che tirano fuori il peggio di noi,
ci offendono, o ci demoralizzano. Se la pandemia è stata una pausa gradita,
dovreste chiedervi se possa diventare definitiva. Questo momento è il migliore
per farlo.
Fate una lista di cose da conservare
Questo esercizio non dovrebbe riguardare solo gli aspetti negativi. Ricordatevi
della seconda colonna: le cose che vi piacciono della vita durante la pandemia,
e che vi mancheranno quando non ci saranno più. Pensate a come potreste
integrarle nella vostra vita in futuro. Forse avete smesso di viaggiare per
lavoro e vi è piaciuto passare il vostro tempo a casa. Se è così, cominciate a
pensare ora a come riorganizzarvi per diminuire gli spostamenti, prevedendo in
futuro di coniugare incontri di persona e virtuali. Forse avete sviluppato la
vostra dimensione spirituale, state leggendo molto, o avete cominciato a
cucinare, e vorreste continuare a farlo. È possibile, ma tocca a voi impegnarvi
perché ciò accada. Frequentate regolarmente un luogo di culto; organizzate un
gruppo di lettura; fissate in agenda delle serate in cui invitare delle persone
a cena.
Nella sua Poesia delle partenze (Poetry of departures), il poeta britannico Philip Larkin parla di un uomo che ha lasciato una vita che
non gli piaceva.
Qualche volta senti dire, di quinta mano, / Come un epitaffio: / Ha piantato tutto quanto /E se l’è squagliata, / E sempre la voce suona / Certa
che tu approvi / Quella mossa ardimentosa, / Purificatrice, primordiale.
Questo avventuriero senza paura non deve essere una persona di cui sentite
parlare di quinta mano. E neppure di seconda mano, come nel caso della mia
amica. Potete scegliere: essere il soggetto di questa poesia, che compie una
“mossa ardimentosa, purificatrice, primordiale”, oppure il narratore, ammirato
ma per niente convinto di voler cambiare le cose. Se mai avete desiderato
piantare tutto e squagliarvela, oggi è il vostro momento. Approfittatene.
(Traduzione di Federico Ferrone)
La traduzione della poesia di Philip Larkin è di Vanna Gentili, tratta da
Poesia moderna e contemporanea (Le Pagine 2002)
Nessun commento:
Posta un commento