Ma quanto è davvero “verde” il Governo Draghi? Se il
buon Dio (e il diavolo) si nascondono nei dettagli, prendiamone uno
macroscopico: le Grandi Navi e la salvezza di Venezia.
Il 31 marzo scorso, l’eterno ministro della Cultura
Dario Franceschini scrive su Twitter: «Una decisione giusta e attesa da anni:
il Consiglio dei ministri approva un decreto legge che stabilisce che l’approdo
definitivo delle Grandi Navi a #Venezia dovrà essere
progettato e realizzato fuori dalla laguna, come chiesto dall’@UNESCO» (https://volerelaluna.it/territori/2020/12/30/venezia-una-prima-sconfitta-per-la-grandi-navi/). Il 14 aprile 2021, Luca Zaia
detta alle agenzie: «MSC Crociere conferma le crociere su Venezia, e li
ringrazio perché è un bel segnale di ripresa».
Ma, si dirà, non c’è contraddizione: uno è un progetto
a lungo termine (30 anni!), l’altro è il business as usual che
accenna a riprendersi dopo la pandemia. E invece la contraddizione c’è, e tale
da mettere in dubbio le intenzioni del Governo: Governo in cui, ricordiamolo,
il Pd di Franceschini e la Lega di Zaia governano felicemente insieme. Perché
se all’uscita dal tunnel pandemico si ricomincia come prima – dimenticando il
ritorno alla vita della Laguna che ha commosso il mondo intero –, ebbene sarà
davvero assai dura poi cambiare qualcosa. E sarà il caso di ricordare che già
nove anni fa il decreto Clini-Passera annunciò che le Grandi Navi erano fuori
dalla Laguna: con altri trent’anni così, per Venezia è finita.
E, d’altra parte, se si vanno a vedere le carte del
Governo, si scopre che la “cura” rischia di essere peggiore del male. Il piano
è quello di progettare e costruire un terminal in mare (ma ci vorranno,
appunto, trent’anni) e nel frattempo di realizzare a Marghera approdi
“temporanei”. Questi ultimi – nota Italia Nostra Venezia – «saranno opere di
grandissimo impatto e dai costi insostenibili (62 milioni, ma verosimilmente
molti di più): sarà necessario espropriare le aree interessate, arretrare le
banchine e costruirne di nuove (700 m), pensare alle infrastrutture a
viabilità nazionale, escavare il canale industriale, ampliare i bacini di
evoluzione». Ora, chi onestamente può pensare che un approdo da almeno 62
milioni di euro sia davvero provvisorio?
Ma c’è di peggio. Finché l’approdo di Marghera non
sarà pronto, tutto continuerà come prima; e quando ci sarà, le Grandi Navi
passeranno dal Canale dei Petroli, che dovrà essere ampliato, forse raddoppiato,
e marginato con strutture rigide e scogliere. Da molti decenni è nota la
responsabilità di questo Canale nella morte della Laguna: le onde che genera ne
cancellano la morfologia, annullando la rete dei canali naturali, e esponendo
la città a un moto ondoso che di naturale non ha nulla. Da decenni tutti i
Piani, e i voti della Salvaguardia per il recupero della Laguna prescrivono la
riduzione del Canale dei Petroli: che ora invece il Governo allarga e potenzia.
I risultati potrebbero essere letali per Venezia, e per la Laguna che ne
costituisce le mura e la campagna: ed è un vero paradosso che si rischi il
disastro «al fine di tutelare un patrimonio storico-culturale non solo italiano
ma del mondo intero», come recita la nota firmata dai ministri della Transizione
Ecologica, Roberto Cingolani, della Cultura, Dario Franceschini, del Turismo,
Massimo Garavaglia e delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico
Giovannini. Il commento di Italia Nostra Venezia è terribile: «Per Venezia non
c’è più speranza. Noi abitanti stiamo già facendo il favore agli sfruttatori
della città di sparire (al ritmo di 1000 all’anno). Non ci sarà più
opposizione, nessuna coraggiosa voce contraria. La lingua di Goldoni tacerà.
Resteranno solo le pietre, deformi, corrose dalla lebbra dell’inquinamento e un
bacino di acque profondo, indifferenziato e artificiale, senza più storia,
buono per ignari frequentatori di parchi acquatici di divertimento».
Un destino ineluttabile, un danno collaterale
inevitabile? No. Se solo si avesse il coraggio di ammettere che Venezia può, e
anzi deve, fare a meno del turismo delle Grandi Navi (https://volerelaluna.it/ambiente/2020/08/14/grandi-navi-a-venezia-cambiare-politica/). Un turismo desertificante, che fa
guadagnare molto più le compagnie crocieristiche che non la città, alla quale
porta pochi denari e moltissima usura.
Di fatto, si sta ripetendo l’errore del Mose. Invece
di tornare a manutenere la Laguna, a governare l’ambiente in modo sostenibile,
si scelse la via dell’abuso violento dell’ecosistema e quindi dell’intervento
meccanico della valvola del Mose, che costa somme spaventose (6 miliardi di
euro…), e che sarà messa fuorigioco dall’inarrestabile aumento del livello del
mare (https://volerelaluna.it/commenti/2019/11/14/venezia-muore-annegata-ma-non-per-il-maltempo/). Ora si fa lo stesso: invece di
cambiare il modello del turismo a Venezia (un modello che ha distrutto una
città ridotta a meno di un terzo dei suoi abitanti storici), si torna a
violentare la Laguna per poterlo mantenere in vita indefinitamente.
In tutto questo, è disgustosa l’ipocrisia degli
annunci dei politici, utile a conquistare consensi nell’opinione pubblica meno
informata. Le Grandi Navi non si fermeranno, e non lo faranno nemmeno questi
Grandi Navigatori di una politica disfatta e inquinata almeno quanto la Laguna.
E il Drago verde è solo l’ennesima favola per un popolo eternamente tenuto in
stato di minorità.
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