Se volevate le prove che un governo abbastanza competente – non fantastico,
non esente da corruzione, ma semplicemente non terribile – alla fine produce
buoni risultati, eccole qua. Nel 1971, quando i due paesi si sono separati, il
Bangladesh aveva 65 milioni di abitanti e il Pakistan 60. Alla fine di questo
secolo il Bangladesh ne avrà circa ottanta milioni e il Pakistan 250 milioni.
Di solito il Bangladesh è considerato un paese gravemente sovrappopolato, e
lo è ancora oggi con i suoi 160 milioni di abitanti. Ma il suo tasso di
natalità sta diminuendo così velocemente che la sua popolazione si dimezzerà
entro il 2100, quando avrà un numero di persone per chilometro quadrato di
terre coltivate non più alto di quello del Regno Unito.
Ha ottenuto questo risultato soprattutto istruendo le bambine e le ragazze
e rendendo la contraccezione facilmente disponibile. Questi stessi fattori
stanno contribuendo ad abbassare il tasso di natalità anche nel resto del
mondo. Le ultime previsioni sulla popolazione, pubblicate recentemente sulla rivista
britannica The Lancet, ipotizzano che la popolazione globale nel
2100 sarà di appena 8,8 miliardi. È solo un miliardo in più rispetto a oggi. È
vero, tra circa quarant’anni raggiungeremo il picco di 9,7 miliardi di persone,
ma entro la fine del secolo la popolazione avrà cominciato a calare piuttosto
rapidamente.
Si tratta di previsioni “salvo sorprese”, naturalmente, e il futuro
presenta sempre sorprese: guerre, pandemie, nuove religioni o ideologie. Le
previsioni non prendono in considerazione neppure gli effetti delle calamità
prevedibili, come i cambiamenti climatici. Tuttavia questi numeri non sono solo
fantasie, e rappresentano davvero una buona notizia. Le cifre vengono
dall’Istituto per le misurazioni e le valutazioni sanitarie dell’università di
Washington, e prevedono che alla fine del secolo la popolazione mondiale sarà
di due miliardi di persone più bassa rispetto alle previsioni pubblicate dalle Nazioni Unite nel
2019, che parlavano di quasi undici miliardi.
Piramide rovesciata
Un aspetto ancor più positivo è che la popolazione globale dovrebbe continuare a diminuire anche dopo il 2100. Con un altro secolo di tranquillo declino, potremmo sperare che la cifra cali a quattro o cinque miliardi entro il 2200, il che renderebbe molto più facile il compito di lottare con gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici. Nel frattempo stanno succedendo altre tre cose importanti.
Un aspetto ancor più positivo è che la popolazione globale dovrebbe continuare a diminuire anche dopo il 2100. Con un altro secolo di tranquillo declino, potremmo sperare che la cifra cali a quattro o cinque miliardi entro il 2200, il che renderebbe molto più facile il compito di lottare con gli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici. Nel frattempo stanno succedendo altre tre cose importanti.
La prima è che più di 25 paesi perderanno circa metà della popolazione
entro la fine di questo secolo, tra cui tutti i paesi dell’Asia orientale
(Cina, Corea del Sud, Giappone e Taiwan) e buona parte di quelli dell’Europa
centrale, orientale e meridionale (tra cui Italia, Polonia, Spagna e Grecia).
Alcuni caleranno in maniera ancora più netta: la Bulgaria passerà da sette a
2,6 milioni, la Lettonia da due milioni a meno di mezzo milione.
Il problema per tutti questi paesi sarà un grave eccesso di anziani, man
mano che la popolazione più giovane si ridurrà. La piramide demografica si
capovolgerà, e ogni persona in età da lavoro dovrà mantenere almeno un
pensionato (a meno che l’età pensionabile sia innalzata radicalmente, come in
effetti potrebbe succedere).
Alcuni paesi attireranno abbastanza nuovi arrivati da compensare i vuoti
lasciati dai bassi tassi di natalità
C’è un altro gruppo di paesi, quasi tutti in Africa o Medio Oriente, dove
la crescita della popolazione è ancora fuori controllo. Sono le uniche regioni
dove alcuni stati vedranno la propria popolazione triplicare (per esempio
Israele e Angola), quadruplicare (Afghanistan e Nigeria) o aumentare in maniera
addirittura più decisa (la popolazione del Ciad di otto volte, quella del Niger
di nove). Altri paesi hanno tassi di crescita più modesti, naturalmente, ma
resta il fatto che se non si contassero queste due regioni nel 2100 la
popolazione mondiale sarebbe più bassa di quella attuale.
Infine c’è il gruppo più strano: alcuni paesi hanno già un tasso di
natalità molto al di sotto del livello di sostituzione, ma la loro popolazione
rimarrà stabile o addirittura crescerà leggermente entro la fine del secolo.Tra
questi ci sono non solo i paesi ricchi dell’Europa occidentale, del Nordamerica
e dell’Australasia, ma anche molti stati latinoamericani.
Qual è il loro segreto? L’immigrazione. Quasi tutti hanno una lunga
tradizione nell’accoglienza di immigrati di altri continenti e culture, e sono
abbastanza ricchi da esercitare un’attrazione nei confronti dei migranti.
E così Svezia, Norvegia, Francia e Regno Unito cresceranno di alcuni
milioni di persone ciascuno entro il 2100. Canada, Australia e Stati Uniti
acquisteranno circa dieci milioni di individui (e la Nuova Zelanda uno). Il
resto dei paesi attirerà abbastanza nuovi arrivati da compensare i vuoti
lasciati dai bassi tassi di natalità.
La cosa può sembrare ingiusta, ma c’è di peggio. Quando i ricercatori hanno
sovrapposto allo studio le previsioni sulla crescita economica, è risultato che
tra ottant’anni i paesi con il pil più alto saranno nell’ordine: Stati Uniti,
Cina (la cui popolazione sarà scesa a 731 milioni), India, Giappone, Germania,
Francia, Regno Unito, Australia, Nigeria e Canada. Sei di questi dieci paesi
usano l’inglese come lingua ufficiale. Piove sempre sul bagnato.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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