La petroliera abbandonata al largo di un Paese abbandonato
potrebbe rilasciare 4 volte più petrolio del disastro della Exxon Valdez in Alaska nel 1989
Intervenendo
al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il capo dell’Office for the Coordination of
Humanitarian Affairs dell’ONU (Ocha), Mark Lowcock,
ha detto di sperare che «una missione di esperti Onu possa essere
dispiegata rapidamente per valutare la minaccia posta da una petroliera
abbandonata al largo dello Yemen». Si tratta della Safer che da 5 anni è
stata abbandonata al largo del porto yemenita di Hodeida con a bordo 1,1 barili
di greggio, facendo temere per una catastrofe ambientale e manitaria se affonderà
nel Mar Rosso.
L’FSO Safer,
una supertanker costruita in Giappone nel 1974 è vecchia e in
pessima condizioni. Di proprietà ufficiale del governo dello Yemen, dal 2015 è
sotto il controllo dei ribelli Houthi e Inger Andersen direttrice
esecutiva dell’United nations environment programme (Unep) ha detto che
«Le sue condizioni stanno deteriorando ogni giorno di più, aumentando il
rischio di una fuoriuscita di petrolio che rovinerebbe ecosistemi e mezzi di
sussistenza per decenni».
A fine
maggio, dell’acqua si è infiltrata nella sala macchina della petroliera,
minacciando di destabilizzare la nave e rovesciare il suo carico e accrescendo
il rischio che la nave affondi e Lowcock ha avvertito che «Questo provocherebbe
quasi certamente una grave marea nera. Fortunatamente, la fuoriuscita nella
sala macchine è stata relativamente piccola e i sommozzatori della società
Safer hanno potuto contenerla. Ma la riparazione è solo temporanea».
La Andersen
ha aggiunto che «Prevenire il precipitare di questa crisi è davvero l’unica
opzione. Nonostante il difficile contesto operativo, nessuno sforzo dovrebbe
essere risparmiato per condurre prima una valutazione tecnica e le prime
riparazioni leggere. A più lungo termine, l’opzione migliore sarà
scaricare petrolio dalla nave e rimorchiarla in un luogo sicuro per l’ispezione
e lo smantellamento. Per ora, la comunità internazionale deve elaborare un
piano di risposta in caso di fuoriuscita di petrolio. La Safer potrebbe
rilasciare quattro volte più petrolio del famigerato disastro della Exxon
Valdez, al largo dell’Alaska nel 1989. Né lo Yemen dilaniato dalla guerra né i
suoi vicini hanno la capacità di gestire e mitigare le conseguenze di una tale
fuoriuscita e gli operatori privati saranno riluttanti ad assumere un lavoro
all’interno di una zona di conflitto».
La Regional
Organization for the Conservation of the Environment of the Red Sea and the
Gulf of Aden ha redatto un piano di emergenza regionale, ma l’Unep ritiene che
«Abbia bisogno di un notevole sostegno per essere testato e, se necessario,
messo in atto. Il tempo per poter agire in modo coordinato per prevenire una
catastrofe ambientale, economica e umanitaria incombente sta per scadere».
In caso di
marea nera, le comunità costiere sarebbero gravemente colpite a Taezz, Hodeida
e Hajjah, la costa controllata soprattutto dalle milizie sciite houthi, e
Lowcock ha ricordato che «Se una marea nera dovesse prodursi nei
prossimi due mesi, gli esperti prevedono che 1,6 milioni di yemeniti ne
sarebbero direttamente colpiti».
Infatti, a
causa delle correnti marine e delle condizioni meteorologiche stagionali, una
gran parte del petrolio resterebbe probabilmente vicino alle coste yemenite
invece di disperdersi e, fanno notare all’Onu, «Questo vuol dire che il porto
d’Hodeida, dal quale il Paese dipende per le forniture dell’aiuto umanitario e
dei prodotti importati, potrebbe essere costretto a chiudere per settimane,
forse per mesi».
Lowcock ha
detto al Consiglio di sicurezza che gli houthi di Ansar Allah al potere a
Sana’a e che controllano il nord dello Yemen hanno confermato per scritto che
accetterebbero una missione Onu per mettere in sicurezza la petroliera. Il capo
dell’Ocha ha però avvertito: «Naturalmente, eravamo già stati lì prima. Ansar
Allah aveva dato assicurazioni simili nell’agosto 2019, solo per annullare la
missione delle Nazioni Unite la sera prima che sarebbe dovuta andare sulla
nave, Le autorità di Ansar Allah hanno un’importante opportunità per prendere
provvedimenti che risparmieranno un’altra tragedia a milioni di loro
concittadini. Siamo ansiosi di lavorare con loro per fare questo. Questa
missione, che potrebbe aver luogo nelle prossime settimane, comprenderebbe,
nella prima fase, una valutazione tecnica e ogni riparazione iniziale
possibile. Non è troppo tardi e noi restiamo pronti ad aiutare. Il team
dell’Onu può essere dispiegato entro le settimane seguenti il ricevimento
di tutti i permessi necessari»-
Intanto la
catena televisiva nord-yemenita Al-Masirah denuncia
che «Almeno 25 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini, sono
morte oggi per gli attacchi aerei sauditi in occasione di un matrimonio nel
nord dello Yemen», in una zona residenziale nel distretto di Al-Hazm, nella
provincia di Al-Jawf. Fonti dell’ospedale di Marib affermano di aver ricevuto i
corpi di 16 vittime, Lise Grande, coordinatrice umanitaria dell’Ocha nello
Yemen, parla di 15 vittime, ma i responsabili dell’ospedale Al-Hazm denunciano
la morte di altre 8 persone colpite dall’attacco.
L’agenzia
ufficiale iraniana Pars Today sottolinea
che «Decine di persone sono state ferite nell’attacco. Le immagini che
circolano sui social network mostrano il grave stato di salute dei civili
ospedalizzati. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini.
D’altra parte, fonti ufficiali citate dalla rete yemenita hanno riferito che
tale attacco è stato effettuato in un’area in cui non vi sono obiettivi
militari. Gli aerei sauditi hanno anche bombardato una casa nella
provincia di Hajjah, nel nord dello Yemen, domenica scorsa, uccidendo 10
civili e ferendone molti altri, tra cui donne e bambini.
Ormai la
guerra scatenata dall’Arabia Saudita nello Yemen, con l’utilizzo di armi
occidentali e anche made in Italy. dura da 5 anni e ha causato la morte
di oltre 100.000 yemeniti, la maggior parte civili. L’Onu ha avvertito
che, continuando così, nel 2022 le vitime degli attacchi della coalizione a
guida saudita potrebbero salire a 500.000. Secondo la Grande, «La sola maniera
per i civili di essere al sicuro nello Yemen è che le parti decidano di cessare
i combattimenti. Le agenzie umanitarie chiedono da molto tempo un cessate il
fuoco globale. Nel corso dei primi 6 mesi del 2020 , sono state segnalate circa
1.000 vittime legate al conflitto».
Tornando
all’attacco aereo saudita, la Grande ha confermato che «L’Ocha stima che le
cifre reali degli attacchi condotti mercoledì sono probabilmente più elevati,
ma devono ancora essere verificati. I feriti sono stati colpiti così gravemente
che hanno dovuto essere trasportati d’urgenza all’ospedale di Sana’a per essere
curati. Per la seconda volta questa settimana, delle donne e dei bambini sono
stati uccisi e feriti durante un attacco».
Per l’Ocha
lo Yemen resta la peggior crisi umanitaria del mondo, con circa l’80% della
popolazione – più di 24 milioni di persone – che hanno bisogno di aiuto
umanitario e di protezione. Nella riunione dei donatori tenutasi a Riyad il 2
giugno erano stati promessi 1,35 miliardi di dollari sui 2,41 miliardi
necessari per coprire le attività umanitarie indispensabili fino alla fine
dell’anno. Il deficit è di un miliardo di dollari e, a metà aprile, erano
già stati ridotti o chiusi per mancanza di finanziamenti 31 dei 41 programmi
essenziali dell’Onu.
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