Dall’ondata femminista degli anni Settanta la
sfera domestica è stata quella che ha messo in atto i cambiamenti politici e
sociali più radicali. Questi cambiamenti erano stati in qualche modo
previsti dal libro L’Arcano della riproduzione, che è uscito
proprio quest’estate anche in spagnolo. A distanza di una quarantina d’anni
questo libro ha ancora molte cose da dire per aiutarci a comprendere la
situazione attuale delle donne, dei bambini, degli anziani e di tutti.
Non è facile interpretare il presente: il cambiamento sociale è avvenuto
a una velocità maggiore della nostra capacità di innovare la cassetta degli
attrezzi teorici e metodologici che avevamo a disposizione. Neppure la letteratura marxista ha
saputo interpretare il significato politico di tale cambiamento in tutte le sue
articolazioni.
Proviamo
tuttavia a fissare alcuni punti.
1) Donne e giovani hanno cambiato profondamente la politica
Le donne e i giovani hanno innovato profondamente negli ultimi decenni la
politica: dal modo di pensare al discorso, dagli stati d’animo della militanza
agli atteggiamenti verso l’organizzazione, dalle aspettative ai comportamenti
legati alla politica. In
particolare, alla fine degli anni Settanta le donne sono passate dal
concentrarsi su tutto ciò che non funzionava nella loro situazione e nelle loro
condizioni di vita, sentendosi vittime, al riconoscere le loro responsabilità
nei confronti di ciò che accadeva loro e nel prendere coscienza dell’enorme
potere che avevano tra le mani. Ciò è avvenuto per merito delle donne delle
giovani generazioni. Se si
continua solo a concentrarci su quanto è cattivo il capitalismo e a dare la
colpa di tutto al capitalismo, non si riesce a capire né le nostre potenzialità
né quanto capitale c’è in tutte e tutti noi. Le donne si sono rese conto che bisognava
passare da un atteggiamento depotenziante, reattivo e negativo, tipico di
qualsiasi militante politico dei partiti e movimenti tradizionali e che produce
tristezza e scoraggiamento, a uno potenziante, proattivo e positivo.
Oltre a
cambiare l’atteggiamento mentale, le donne e i giovani hanno continuato a costruire
un’azione politica corrispondente ai loro bisogni e desideri. Non in modo
reattivo – rispondere colpo su colpo agli attacchi del capitale – ma proattivo.
Ciò ha implicato la costruzione di una struttura politica, di strumenti
politici e di uno stile politico che non corrisponde alla teoria del riflesso.
Se il capitale costruisce la fabbrica con un padrone e con una precisa
gerarchia, l’organizzazione antagonista che lo combatte, si plasma a sua
immagine e somiglianza: la struttura partito ha infatti una gerarchia precisa,
con i suoi dirigenti, con un leader di partito. Le donne e i giovani, invece, non trovandosi a loro agio con le gerarchie, ma prediligendo la
fluidità e le reti, non hanno costruito partiti, ma movimenti e iniziative
spontanee. Non hanno espresso leader, ma hanno perseguito una diffusa
autorevolezza. Non hanno rincorso le iniziative del capitale ma hanno preso la
strada che hanno ritenuto più efficace, autonomamente.
Ovviamente le donne e i giovani hanno cambiato anche gli
argomenti e le metafore del discorso politico, che sono diventati legati alla
cura, al benessere, alla nutrizione, alla protezione e condivisione, mentre il
discorso politico tradizionale ha sempre mimato una piccola guerra. É
pieno di nemici e avversari, di campi di battaglia, di colpe che sono sempre ed
esclusivamente degli altri (i nemici), punta sulla manipolazione e sulla
seduzione specialmente nei social media, e sviluppa odio, aggressività e
insulti. Noi contro loro. In realtà, questo modo di parlare di politica non si
discosta dallo stile e dal modo di procedere del capitale.
2) L’importanza dell’unità tra le donne e gli uomini
É interesse
anche degli uomini affiancare e sostenere le donne nelle loro mobilitazioni.
Guardiamo assieme alla situazione attuale della sfera riproduttiva. L’ondata
femminista degli anni Sessanta e Settanta ha aiutato le donne della mia
generazione e le seguenti a ottenere un maggiore potere nella famiglia e nella
società, il che ha significato più diritti civili non solo per le donne ma
anche per gli uomini, un più forte senso di cittadinanza, più capacità di
muoversi nello spazio anche da sole, soprattutto nei vecchi paesi
industrializzati.
É
importante, tuttavia, che tutti, donne e uomini, si rendano conto che, se non si scioglie il nodo della sfera della
riproduzione e della condizione delle donne, in termini di riconoscimento del
valore che qui si produce sul piano economico, normativo e culturale, tale
sfera continuerà a funzionare come una spina sul fianco di tutti i lavoratori,
in un gioco perverso al ribasso. Fino agli anni Ottanta la forza
trainante delle iniziative politiche, organizzative e tecnologiche nella
società era la sfera della produzione di merci, intesa non solo come beni ma
anche sempre più come servizi. Da qui, processi e comportamenti passavano poi
nella sfera della riproduzione sociale, che aveva il compito di funzionare e
produrre in modo dipendente e di supporto. Il meccanismo era quello del
gocciolamento di iniziative, pratiche e beni, che passavano dalla produzione
alla sfera della riproduzione. Questo meccanismo è stato completamente
ribaltato, almeno nei paesi altamente industrializzati, poiché ora la sfera
della riproduzione è diventata il modello che viene esportato nell’intero
sistema. Le caratteristiche fondamentali
del lavoro domestico e di cura, come la gratuità, la precarietà, la cattiva
regolamentazione e l’assenza di negoziazione collettiva da parte di sindacati e
partiti, sono state esportate anche nella sfera della produzione, dove
sono diventate meno anormali rispetto al passato. Qui quelle che erano
considerate come forme secondarie o periferiche di regolazione dei rapporti
sociali, tollerate fino ad allora solo nella sfera della riproduzione, sono
entrate in competizione con forme più sindacalizzate di contratto sociale.
Sono state le giovani generazioni a pagare il prezzo più alto in termini
di lavoro precario o lavoro nero, di espatrio più o meno forzato, di mancanza di
autonomia economica dai genitori, dell’impossibilità, in queste condizioni, di vivere
con il/la proprio/a compagno/a, di fare eventualmente dei figli, di guardare al
futuro con ottimismo. Da quanto si è detto, tutti, donne e uomini, dovrebbero
pretendere un grande rispetto e riconoscimento del lavoro delle donne perché
ciò è nell’interesse diretto di tutti.
Tuttavia, non solo la debolezza è stata esportata, ma anche i processi di
negoziazione del potere, che si sono sviluppati all’interno delle famiglie tra
uomini e donne e tra le varie generazioni, sono stati implicitamente esportati.
Ad esempio, le prese di posizione da parte dei/delle bambini/e e ragazzi/e
lotte contro l’autoritarismo dei genitori che si sono sviluppate all’interno
delle famiglie hanno inevitabilmente rimodellato il modo in cui nei luoghi di
lavoro le nuove generazioni di lavoratori, tecnici o impiegati hanno preteso di
essere trattati (Fortunati,
2014; Fortunati, Taipale, & de Luca, 2019). Tanto più il comportamento
autoritario dei genitori si è ridimensionato in famiglia, quanto più i nuovi
lavoratori hanno cercato di essere trattati sul posto di lavoro in modo
diverso. Oggi molto spesso i responsabili per chiedere a un/a lavoratore/rice
di eseguire un’attività lo fanno con una frase tipo: potrebbe, per favore, fare
questo?
3) La sfera domestica da luogo di arretratezza politica a cuore pulsante
delle iniziative più radicali
La riproduzione personale e sociale ha completamente cambiato la sua
identità: dall’essere considerata dalle organizzazioni politiche tradizionali
come un luogo di arretratezza politica, è diventata il cuore pulsante a livello
sociale e politico dell’intero sistema capitalista. La riproduzione personale e
sociale emerge come un immenso laboratorio di sperimentazioni sociali e
politiche, pericoli, sogni, iniziative e visioni. La sfera riproduttiva è il luogo in cui i movimenti politici e
sociali più rilevanti come le rivolte arabe, il movimento degli Indignados in
Spagna o Occupy Wall Street negli Stati Uniti e le azioni collettive più
importanti, come le iniziative di Urban Knitting (Farinosi e Fortunati, 2013),
il movimento Se non ora quando, il movimento MeToo, il recente sciopero delle
donne in Svizzera, i movimenti dei ragazzi e dei giovani per la difesa della
natura, della terra e del clima, si sono sviluppati negli ultimi decenni.
La riproduzione sociale e individuale è ora la sfera in cui il futuro è
tessuto, discusso, elaborato a lungo termine e in modo reale,
sostenibile. Nei vecchi paesi
industrializzati, donne, uomini, bambini, giovani, adulti e anziani stanno
sperimentando molte forme diverse del genere, al fine di affrontare i propri
percorsi di autonomia e autodeterminazione. La vecchia divisione del
lavoro di genere e le conseguenti differenze tra uomini e donne, basate sulla
corrispondenza tra donne e tratti prevalenti femminili, così come tra uomini e
tratti prevalenti maschili, sono state investite da molti cambiamenti sociali e
politici.
Con la
conseguenza che una nuova
divisione del lavoro di genere ha preso piede: le donne hanno imparato a
confrontarsi con la cultura maschile – basata sul logos, cioè il pensiero
razionale – e gli uomini a gestire la cultura femminile basata sulla metis,
empatia e intuizione (tornerò su quello, più tardi). Le donne sono
attualmente impegnate più degli uomini nell’istruzione, dove ottengono ottimi
voti e un’istruzione superiore. Ciò significa che le donne hanno imparato a
gestire il logo. Dall’altro lato, gli uomini stanno vivendo una relazione più
stretta con l’intimità, gli affetti e le emozioni e conseguentemente anche con
il loro corpo. Gli uomini hanno iniziato a investire energia nel prendersi cura
del proprio corpo, radendosi, abbellendolo con collane, orecchini e bracciali,
mantenendosi in forma con diete ed esercizi fisici, vestendolo con molta più
attenzione rispetto al passato. In breve, le donne sono diventate più
“maschili” e gli uomini più “femminili”, sebbene l’apparato dei media, la
pubblicità e l’inerzia educativa trasmettano ancora nel complesso una rigida e
tradizionale segregazione di immagini, figure e ruoli maschili e femminili.
Altre vecchie strutture della società, come la struttura familiare, hanno
perso la loro unicità. Sotto
l’iniziativa e la determinazione soprattutto delle donne e dei giovani, le
persone oggi vivono molte forme di famiglia o vivono e rimangono da sole. La
famiglia, basata su una coppia con figli, è stata integrata da altri tipi di
famiglie come quelle composte da coppie senza figli, persone che vivono sole,
famiglie monoparentali, famiglie miste, famiglie ricombinate in cui vivono
membri appartenenti a famiglie diverse. La rigida disciplina e normatività che
in passato avevano regolato la famiglia come cellula di base della società sono
diventate più flessibili e diversificate. In questo contesto, anche i rapporti
di amicizia o il modo in cui intratteniamo rapporti con i parenti, la
regolamentazione della distanza sociale in generale dagli altri, sono cambiati
e diversificati, anche grazie alla disponibilità e diffusione dei nuovi media e
alle loro pratiche d’uso.
I
comportamenti, collegati a dimensioni private e pubbliche, e le pratiche
sociali legate all’informazione e alla comunicazione, e, in generale,
all’atteggiamento nei confronti del cambiamento sociale hanno messo in luce
molte forme di resistenza e iniziative di massa dal basso. A livello politico,
la regolamentazione delle distanze sociali tra le diverse classi è stata
completamente rinegoziata: il
timore verso le classi dirigenti e le sottili forme di distinzione sociale che
sono stati un potente strumento per mantenere la struttura del potere nella
società, si sono indebolite. Oggi nelle strade camminano donne e uomini
appartenenti alle varie classi sociali, che hanno guadagnato più gradi di
uguaglianza sociale, economica e culturale rispetto al passato.
A prima
vista, tutti questi fronti possono descrivere la fenomenologia di una società
fluida, ma in realtà raccontano di come si stiano trasformando il lavoro
domestico e le relazioni familiari e interpersonali sia a livello materiale che
immateriale. Il fatto che i rapporti sociali, i rituali e le pratiche della
vita sociale siano cambiati significa che il lavoro domestico immateriale e materiale è stato sottoposto a
un’intensa ondata di negoziazione tra donne e uomini, nonché tra
generazioni, e a un’ondata intensa di comportamenti di massa, altrimenti
chiamati “iniziative politiche con una lettera minuscola”. Non c’è pace nella
sfera riproduttiva, poiché una divisione ineguale di lavori domestici e di cura
tra uomini e donne continua a persistere, anche se in modo più attenuato
rispetto al passato.
Allo stesso
tempo, varie mansioni del lavoro
domestico vengono esternalizzate: molte persone mangiano in ristoranti o
mense o bar, mandano gli abiti in tintoria, ecc.); e altre mansioni si
intersecano con nuovi modi di concettualizzare le faccende domestiche. Anche la
sessualità viene in parte dematerializzata (pornografia on line) e in parte
esternalizzata nel mondo degli amanti, degli incontri casuali e della
prostituzione. Le donne (ma anche sempre più uomini) continuano a fare lavoro
di prostituzione, che è sì pagato (più o meno bene) ma a costo di un disprezzo
sociale inestinguibile. Ancora oggi quando si vuole offendere qualcuno lo si fa
ricorrendo alle parole dispregiative che storicamente si sono rivolte alle
prostitute.
Altre
mansioni si intersecano con nuovi modi di concettualizzare le faccende
domestiche. Enormi processi di semplificazione, standardizzazione, automazione
all’interno della casa oltre all’outsourcing delle faccende domestiche
riguardano altri compiti, sia a livello materiale che immateriale: educazione,
affetti, intrattenimento, comunicazione e informazione. La cucina, in particolare, oltre a essere
in parte esternalizzata, mostra la tendenza a trasformarsi in direzioni
diverse: dalla forte diminuzione del far da mangiare in casa alla conquista di
una nuova visibilità in molti programmi televisivi. Cucinare non è più un
compito invisibile svolto a casa da donne o altri membri della famiglia ma sta
diventando un’attività in cui si combinano nuove e vecchie competenze in uno
scenario inedito di rappresentazioni e informazioni.
La centralità della sfera domestica è testimoniata anche dal fatto che lo
stato e le famiglie devono dedicare investimenti sempre più ingenti per
supplire il lavoro domestico che non è più svolto dalle donne all’interno delle
famiglie, a causa
anche della loro crescente presenza nel mercato del lavoro. Da un lato, lo
stato deve destinare la maggior parte del suo bilancio per integrare i livelli
di riproduzione sociale della forza lavoro a livello di istruzione, sanità e
pensionamento. Dall’altro, le famiglie sono obbligate ad attingere dalle donne
migranti una considerevole quantità di lavoro domestico e di cura per
l’assistenza a bambini, anziani, malati e disabili. Oppure a ricorrere ai robot
domestici, come mostra l’indagine Eurobarometer (2012) (Taipale et al, 2015).
4) La sfera domestica tra Scienza del Concreto, Metis e Affetti
Ciò che rende questa sfera particolarmente adatta a coltivare il
cambiamento sociale è che qui è al lavoro una particolare combinazione di
forze: 1) la Scienza del Concreto 2) la Metis e 3) gli Affetti, che potenziano
entrambe le forze precedenti (Fortunati e Vincent, 2009). Esaminiamo queste forze
una ad una. Secondo Lévi-Strauss (1966), in passato la scienza del concreto ha
espresso una straordinaria capacità di strutturare il suo pensiero etichettando
e classificando sistematicamente il mondo intorno attraverso percezioni ed
emozioni. Questo lavoro ha portato a organizzare un sistema di pensiero, che ha
riconosciuto la legge di causa ed effetto e le possibilità e le opportunità di
combinare, ricombinare e rimediare le cose. L’organizzazione dei pensieri
derivanti da questo lavoro sistematico è stata in grado di generare
osservazioni e controlli attivi e metodici, ipotesi da scartare o convalidare,
spiegazioni, nuove domande, idee e nuovi concetti e infine miti.
La scienza del concreto ha portato straordinarie invenzioni, come la ceramica, la tessitura,
l’agricoltura, le erbe e i minerali, la conoscenza della medicina e
l’addomesticamento degli animali. Lévi-Strauss (1966) parla del paradosso
neolitico, sostenendo che tutte queste innovazioni non sarebbero state
possibili senza una scienza molto efficace e potente. Anche Mumford (1966)
parlando della qualità di queste innovazioni le definisce biotecnologie o
tecnologie della vita democratiche ed esaltanti la vita. Al contrario,
sottolinea Mumford, le tecnologie prodotte dalla scienza dell’astratto, cioè da
ingegneri, scienziati dell’informazione, ecc. sono tecnologie che negano la
vita.
L’altra
forza che opera nella sfera riproduttiva è la Metis. Essa è una forma particolare dell’intelligenza femminile
e riguarda un modo specifico di pensare, coltivato soprattutto dalle donne, che
si basa sull’empatia e l’intuizione (Nucci, 2013). È una forma di prudenza e
intelligenza astuta, che si riferisce alla capacità intellettuale di superare
gli ostacoli, aggirandoli. Gli antichi Greci la associarono a Metis, figlia
dell’Oceano Titano e Teti, che fu moglie di Zeus, ma che, quando rimase incinta
di Atena, venne da lui divorata. La forza intellettuale di Metis serve a
spiegare una risorsa e una capacità che era presente o coltivabile, come
caratteristica distintiva, in alcuni degli eroi maschili come Odisseo, ma che è
comunque presente o coltivabile in tutti noi. Metis rappresenta una forza non
virile, poiché ha più la forza dell’acqua che del ferro, della pervasività più
che della penetrazione, della tenacia e della pazienza più di quella della
prepotenza. Le donne o gli uomini che possiedono questa forza della mente sono
al riparo da una serie di errori. Sono attenti alle strategie di comunicazione
e filtrano che cosa dire e che cosa ascoltare. Inoltre, sanno come non
palesarsi e quando uscire allo scoperto: in altre parole, conoscono
l’importanza della rappresentazione, che consente loro di decidere che cosa
nascondere e cosa, invece, mostrare, al fine di rendere il loro messaggio
davvero incisivo. È sulla gestione delle Metis che le donne sono state in grado
di costruire un potere psichico, più forte di quello degli uomini.
La terza
forza è la capacità, l’esperienza e la competenza nel trattare e gestire affetti, emozioni e passioni come parte
fondamentale del lavoro di cura. Nel campo della riproduzione sociale le
donne hanno imparato a sviluppare nel tempo una particolare sensibilità verso
il benessere emotivo degli individui e il suo impatto collettivo sul cuore
emotivo della società.
Adam Smith
(1759) aveva già capito che l’emozione è la colla che tiene insieme il tessuto
della società. In effetti, nessuna scienza sociale o politica potrebbe
funzionare senza affrontare le ragioni del cuore, di cui la ragione, secondo la
famosa citazione di Blaise Pascal, non sa nulla (O’Connell 1997). Se le
interazioni sociali sono una miscela di emozione e ragione, allora, anche la
comunicazione dovrebbe essere considerata allo stesso modo. “Le parole, più
comunemente usate per l’interazione, sono anche parte dell’emozione e parte
della ragione e questo significa che si può parlare non solo dell’intelligenza
emotiva proposta da Salovey e Mayer (1990) e Goleman” (1995, 2006), ma anche di
“comunicazione emotiva”
(Fortunati & Vincent, 2009, p.1). Come le donne mostrano ogni giorno, le
emozioni funzionano come moltiplicatori di energia.
Un discorso
a parte va fatto sulla tecnologia,
perché le tecnologie digitali, rispetto a quelle tradizionali, sono
paradossalmente più in sintonia con le tre forze che agiscono nella sfera
produttiva. Le donne possiedono e usano molte tecnologie in questo momento: la
rete di tecnologie personali e degli elettrodomestici nelle case, ma forse
queste non sono esattamente quelle di cui le donne avrebbero bisogno e che
vorrebbero avere. Secondo Turkle (1995), la mentalità che caratterizza l’era
digitale è simile a quella che l’antropologo Lévi-Strauss ha definito come “la
mente selvaggia” o la “Scienza del concreto” (1966). Un’altra caratteristica
dell’era digitale è la giocosità. Come sostiene Valerie Frissen, “le tecnologie
digitali non sono solo tecnologie ludiche ma anche i risultati di pratiche
ludiche”. “Giocare con le tecnologie – continua – è sempre stato un fattore
trainante alla base della trasformazione tecnologica” (2015, p.149).
Innovazioni entusiasmanti – continua Frissen- – emergono più frequentemente da
reti di dilettanti sperimentatori (Leadbeater & Miller, 2004; Von Hippel,
2005; Keen, 2008) o pro-am (dilettanti professionisti) (ad esempio Linux,
Arduino, tecnologia P2P). Inoltre, afferma Frissen, le tecnologie digitali sono
un modo di armeggiare intellettualmente e, sebbene non siano principalmente
orientate all’innovazione, paradossalmente il modo di pensare primitivo,
selvaggio e giocoso dei produttori ha portato a molte innovazioni radicali.
Un’ulteriore caratteristica delle tecnologie digitali è il loro potenziale di
gratuità e condivisione, che ha un sapore decisamente anticapitalistico.
Infine, un’altra importante caratteristica è la loro permeabilità agli affetti,
come vedremo nel punto seguente.
In breve, la sfera della riproduzione sociale si è rivelata come
particolarmente adatta per alimentare il cambiamento sociale perché combina le
tre forze molto potenti: la Scienza del Concreto, la Metis e gli Affetti.
5) Il Movimento del Concreto
Nel laboratorio di sperimentazioni e movimenti che oggi è la sfera della
riproduzione, vorrei concentrarmi su un movimento paradigmatico che ci aiuta a
spiegare bene le potenzialità di questa sfera. Questo movimento è quello che io
chiamo il Movimento del Concreto, che sta aprendo una nuova fase
nell’evoluzione dell’umanità. Ha una larga composizione sociale ed è costituito
da donne che portano con sé l’esperienza femminista e post-femminista, badanti
e donne, nonché uomini che sono artigiani, produttori, produttrici,
designer-designer, Fab Lab e maker- appassionati di movimento, attivisti e
attiviste, nuovi/e e vecchi/e contadini/e, ecologi, Ong, volontari e tutti
coloro che vogliono costruire un nuovo mondo, immediatamente, senza aspettare
la caduta del sistema capitalista o senza concentrarsi solo sul modo di
distruggerlo.
Questo grande movimento aspira a introdurre la giocosità e a esercitare
una contro-produzione, un contro-consumo e una contro-riproduzione, proprio da
ora, non dopo. Il suo programma politico è quello di liberare se stessi e gli
altri, a partire dal liberare il lavoro dalla sua vendita obbligatoria nel
mercato del lavoro e dalla sua disciplina, controllo e sfruttamento globali da
parte del regime capitalista. Questa strategia perseguita dalle attiviste e attivisti del Movimento del
Concreto ha incorporato e metabolizzato le figure politicamente residue del
bricoleur e della bricoleur e del/la volontario/a e le ha trasformate in figure
politicamente alternative e potenti. Il primo, cruciale luogo dell’affrancamento dal processo capitalistico è
cambiato: ora è la casa, ma una casa (e una terra) abitata da donne e uomini,
giovani, bambini, anziani, malati e disabili, tutti considerati soggetti
politici.
Il Movimento del Concreto ha inglobato
emozioni, passioni e affetti nel suo sviluppo e nella sua cultura politica. Ancora
una volta, è dalla figura politicamente “residua” del dilettante, del/la
volontario/a e del/la casalinga/o che gli attivisti e le attiviste del
Movimento del Concreto hanno recuperato il ruolo delle emozioni, l’espressione
di sé e la creatività nel loro lavoro e in ciò che producono. Non a caso, i bricoleurs erano chiamati in
passato “dilettanti”, per indicare come queste persone fossero e siano mosse da
una passione e quindi piacere e giocosità erano e sono le dimensioni motivanti
del loro lavoro. Il luogo in cui i dilettanti lavoravano tradizionalmente era
la casa o il garage, trasformato in un piccolo laboratorio personale.
Un’altra
figura sociale mossa dall’emozione è quella del volontario. In questo caso, il motore è la compassione e la
volontà di offrire aiuto agli altri, ma chi fa il/la volontario/a prova piacere
nel prendersi cura di chi sta male o ha bisogno di essere aiutato.
Naturalmente, le figure del dilettante e del/la volontario/a hanno una stretta
relazione con la figura della moglie-madre-casalinga, il cui lavoro è stato
costruito come un lavoro d’amore e affetto. Il lavoro domestico è sempre stato
motivato da sentimenti ed emozioni e ha sempre rappresentato la gestione
emotiva e psicologica degli affetti, il
prendersi cura, il proteggere, il nutrire e offrire conforto e sostegno
a tutti i membri della famiglia. L’alienazione
in questo tipo di lavoro è stata provocata dalla mercificazione delle emozioni
e degli affetti, dalla mancanza di riconoscimento del valore di tale lavoro e,
di conseguenza, dalla mancanza del rispetto sociale che lo ha sempre riguardato.
Nella prospettiva politica del Movimento del Concreto, liberare il lavoro
dal giogo del capitale richiede e implica anche liberarlo dall’alienazione
intesa come non-emozione e disincarnazione, entrambe disumanizzanti. Un po’
alla volta donne, giovani, volontari/e e dilettanti stanno dimostrando che è
possibile produrre da soli, in collaborazione e in solidarietà con gli altri,
senza alienazione e auto-sfruttamento. Quindi, le/gli attivisti/e del Movimento del
Concreto sono molto lontane/i dall’essere solo pensatori/rici-creatori/rici o
solo concreti/e. Un punto molto importante è che ora questi attivisti e
attiviste hanno la possibilità di attirare non solo la scienza del concreto, ma
anche la scienza dell’astratto (cioè il contributo di ingegneri e scienziati
dell’informazione), unendo insieme questi due diversi approcci e facendoli
operare e supportarsi a vicenda. Donne
e uomini si stanno preparando a sapere che cosa fare e come farlo, quando il
sistema capitalistico crollerà sotto il peso delle sue contraddizioni
strutturali e della maturità politica delle moltitudini. A livello
pratico, questo movimento ha una sua traiettoria specifica di sviluppo, diversa
dai vecchi e nuovi movimenti politici che generalmente esprimono la loro forza
con un precipitato di azioni (manifestazioni pubbliche, flash mob, scioperi e
così via). Per comprendere le dinamiche del Movimento del Concreto dovremmo
ricorrere alla potente immagine del lievito, che è alla base di ogni buon
processo di panificazione. Per
acquisire il potere di lievitazione dell’impasto, il lievito deve riposare in
uno spazio chiuso. Nessuna iniziativa spettacolare in spazi pubblici aperti
(strade, piazze), ma un lavoro quotidiano che riempie politicamente spazi come
case, garage, officine e laboratori.
Le logiche
proprietarie e competitive che custodivano gelosamente non solo la proprietà
dei mezzi di produzione ma anche le conoscenze scientifiche e le conoscenze
pratiche ora connesse ad esse hanno lasciato lo spazio alle tre principali strategie di demolizione della
logica capitalistica: accesso aperto, costruzione di comunità e sostegno
reciproco, solidarietà e collaborazione. Oggi molte persone nel mondo si
stanno trasformando da utenti finali a proprietari di mezzi di produzione,
designer creativi e produttori che producono prodotti originali e innovativi
per essere venduti online su piattaforme ad hoc (es. Etsy.com o Dawanda.com).
Con una connessione a Internet e forza di volontà, le persone a casa o ovunque
possono connettersi facilmente con altri colleghi produttori o comunità in
tutto il mondo e imparare a fare le cose da soli (Haveri, 2012; Gauntlett,
2011). Questi nuovi processi di produzione e consumo sono supportati da servizi
web specifici come Tumblr, WordPress e Youtube che hanno raccolto e messo a
disposizione del pubblico milioni di tutorial presentati dagli utenti. Questo
immenso patrimonio di “come fare” ogni tipo di cosa può essere inteso come un
potente processo di insegnamento e apprendimento reciproco e sociale. Oggi le persone stanno sperimentando la
capacità e la pratica di fare quasi tutto, da una torta a una fodera per
cuscino, a un giocattolo, da soli, usando la tecnologia, il riciclaggio
creativo o materiali e processi innovativi (Sinclair 2000).
Trasformano anche prodotti standardizzati in prodotti personalizzati (vedi, ad
esempio, la comunità online di IkeaHackers.net). Ciò che le donne hanno fatto tradizionalmente nella gestione delle loro
case e famiglie in isolamento, ora è diventata una strategia condivisa e
socialmente riconosciuta.
Il Movimento
del Concreto offre vari luoghi dove imparare e trovare idee ispiratrici
originali e insolite e per mettere insieme diverse esperienze politiche con un
obiettivo comune: creare i beni comuni (e il comunismo) ora nel cuore del
sistema capitalista. Blog e forum offrono spazi online per ottenere
informazioni e discutere componenti, strumenti, software, hardware, stampanti
3D, ecc., condividendo conoscenze con il pubblico online e pubblicando foto di
creazioni fatte a mano. Soprattutto i blog sui manufatti tecnologici hanno
contribuito notevolmente all’aumento della popolarità di tali manufatti e
all’implementazione della sottocultura indipendente (Oakes, 2009). Lo sviluppo di competenze attraverso la
cooperazione con altri “produttori” porta non solo alla creazione e al
rafforzamento delle interazioni sociali e dell’innovazione sociale, ma alla
consapevolezza che non abbiamo più bisogno del capitalismo, che possiamo
costruire un’alternativa ad esso qui e ora. Le comunità di “produttori”
costituiscono un ampio laboratorio sociale che sperimenta la realizzazione di
beni di massa personalizzati, modificando i meccanismi e i componenti di
produzione con cui possono essere realizzati. Esse stanno rimodellando i modelli
economici e le soluzioni abitative, stanno cambiando il modo in cui la scienza
viene insegnata e imparata; forniscono la spinta che si prepara alla società
post-capitalista, come spiega Cory Doctorow nel suo libro Makers (2009).
Molti ne parlano come una nuova rivoluzione industriale, più democratica,
partecipativa e sostenibile.
6) La strategia politica del Movimento del Concreto
Ciò che è
interessante nella strategia politica di questo movimento è la sua prospettiva
diversa da quella della tradizione marxiana. Lo stesso Marx nel tentativo di
capire come potesse essere una società dopo la sua liberazione dalle catene del
capitalismo, avanzò l’idea che con la fine della schiavitù dei lavoratori ogni
essere umano sarebbe stato libero di andare a pescare o contemplare la natura.
Quindi, poteva immaginare, in una società senza capitale, solo attività di
rilassamento e divertimento. La giocosità era vista da lui come una sorta di
compensazione per la fatica generata dalla liberazione della società dal capitalismo. Tradizionalmente, uno dei limiti della lotta
della classe operaia era quello di considerare l’unica soluzione possibile la
lotta contro il sistema capitalista fino alla sua distruzione. Lo scopo
era quello di introdurre un diverso sistema sociale: quello comunista. Il
comunismo per avverarsi doveva aspettare fino alla fine del capitalismo. Questo approccio politico ha portato a una
visione totalizzante del potere del sistema capitalista e ha portato le persone
a pensare che non fosse possibile costruire nulla al di fuori del potere di
controllo del capitale fino alla sua ambita fine. In questa visione,
tutto ciò che è diverso, sia esso un’iniziativa o una logica diversa, finisce
inevitabilmente per essere ricondotto a una logica capitalista. Sebbene sia in
grado di moltiplicare le forze degli attivisti e delle attiviste in vista della
rivoluzione, questa visione ha portato paradossalmente anche a una loro
impotenza. La concettualizzazione
del capitale come un Moloch, risuonando anche nel titolo Empire del
famoso libro di Hardt e Negri (2000), ha avuto probabilmente l’effetto di
rafforzare il sistema capitalista: più si attribuisce potere a un’entità, più
tale entità acquisisce potere.
Al
contrario, il sistema capitalista copre una parte molto limitata della storia
umana e le sue logiche sono storicamente determinate. Il periodo neolitico, per
esempio, è stato molto più lungo e più cruciale di ciò che viene chiamato
modernità. Le tecnologie e le innovazioni inventate e implementate in questo
periodo sono state incredibilmente importanti per l’umanità. Quindi non ha senso considerare il sistema
capitalistico come inevitabile e impossibile da cambiare o da sconfiggere.
Inoltre, il sistema capitalistico ha tante contraddizioni all’interno del suo
funzionamento, che agiscono come forze di potenziale autodistruzione.
Dopo il crollo dei regimi comunisti e l’evidenza dei gravi difetti e limiti
nell’organizzazione delle loro società, le persone hanno iniziato a praticare
diversi approcci e prospettive politiche. Per esempio, la necessità di vendere
lavoro a qualche imprenditore è sempre meno percepita come l’unica possibilità.
Dal punto di vista di milioni di persone, il passaggio dal lavorare al
fare è un punto cruciale.
Apparentemente, sembra una sorta di perdita della parte sociale e politica del
“lavoro” e uno spostamento verso il suo mero contenuto pratico e materiale. In
realtà, questo spostamento è molto
politico, perché va alla radice delle relazioni sociali a livello economico a
partire dalla prospettiva di un “rinascimento basato sulla fine del regime del
lavoro retribuito” (Berardi, 2015). Negli ultimi 250 anni, le
persone hanno perso qualsiasi controllo e conoscenza del proprio lavoro e in
generale dell’organizzazione generale del lavoro. Questa conoscenza e
questo know-how erano diventati ostaggi delle classi
dirigenti. Di conseguenza, le
persone sono state espropriate e quindi hanno perso il senso di ciò che
consumano, di come siano stati fabbricati i beni che consumano e di quali
effetti abbiano sui loro corpi, nonché sulla terra, sull’aria, sull’acqua.
Quindi, la proprietà dei mezzi di produzione da parte della classe dominante ha
significato la perdita della proprietà non solo sui mezzi di produzione, ma in
generale anche sulla conoscenza e sul controllo dei processi lavorativi,
dell’organizzazione del lavoro, del consumo e delle forze naturali del lavoro
sociale come l’ambiente. Avendo lasciato alle classi dirigenti l’uso
incontrollato della terra, dell’aria e dell’acqua, l’ambiente ha sofferto molto
della loro avidità e visione a breve termine. Senza contromisure da parte di
attori progressisti e altri, le classi dirigenti non hanno mostrato
l’intenzione di limitare il loro sfruttamento delle risorse naturali né di
esprimere una visione sostenibile per l’uso di tali risorse. Il guaio è che
sono mancate alle forze di sinistra fino ad adesso la volontà e la
determinazione di includere nel loro programma l’obiettivo politico della difesa dell’ambiente, consegnando ai
verdi la politica sulla sostenibilità. Invece, questo è uno dei punti
qualificanti del Movimento del Concreto.
Gli ultimi
sviluppi del lavoro immateriale e delle tecnologie informatiche, che hanno
portato alla dematerializzazione e all’automazione di molti processi nella
società, hanno ulteriormente aggravato la svalutazione del lavoro materiale e
del corpo umano. La comunicazione, l’educazione, l’affetto, l’emozione e la
socievolezza – le aree che le donne hanno sempre padroneggiato con più maestria
– sono state mediate da un flusso straordinario di innovazione tecnologica,
dando agli uomini maggiori capacità e quindi la preminenza anche in alcuni di
questi settori. Nonostante le
potenzialità delle tecnologie digitali, il loro uso è stato finora pesantemente
condizionato da logiche capitalistiche che negano la vita e quindi
hanno introdotto nel cuore vivente della società l’inorganico.
Il Movimento del Concreto sta producendo una rivalutazione del lavoro
materiale, appropriandosi del processo di produzione e, quindi, del consumo di
beni, e scoprendo le potenzialità di lavorare con le proprie mani. Esso, tornando alla scienza del
concreto e alla possibilità di costruire tecnologie che esaltino la vita, si prefigge di garantire a tutti
l’accesso aperto alla conoscenza e di promuovere processi come la condivisione, la collaborazione e
la cooperazione. Nelle diverse anime di questo movimento, uomini e donne non
sono ancora distribuiti equamente. Ad esempio, gli sviluppatori di software
libero sono ancora più maschi che femmine, mentre le donne sono più coinvolte
nell’artigianato (Chidgey, 2009; Zobl, 2012). Tuttavia, immagino che non
rimarranno separati per genere a lungo. Nel prossimo futuro, la scienza del
concreto sarà in grado di catturare tutto il bene che c’è nella scienza
dell’astratto così come è stato sviluppato finora. Ad esempio, la robotica
sociale e le stampanti 3D saranno gli strumenti preziosi che saranno prodotti
dalle persone per il loro benessere. Il lavoro fatto in casa è diventato un
lavoro ancora più complesso, ora. Le
persone hanno più possibilità di progettare e quindi controllare ciò che
mangiano, come le cose vengono prodotte, conservate e commercializzate. Di
conseguenza, la rivoluzione comportata dal Movimento del Concreto riguarda non
solo il campo di produzione considerato in tutte le sue fasi, ma anche quello
del consumo e tutto ciò che avviene nella sfera riproduttiva sociale (Benkler,
2006).
Riflettere
sul Movimento del Concreto è un buon esercizio non solo per i politologi ma
anche per qualsiasi attivista.
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Docente di
sociologia della comunicazione e della cultura dell’Università di Udine,
Leopoldina Fortunati ha promosso, diretto o partecipato a varie ricerche
cross-culturali internazionali. È autrice di oltre duecento tra libri, ricerche
e articoli: i suoi lavori sono stati pubblicati in dodici lingue. La sua
produzione scientifica si concentra principalmente nel campo degli studi di
genere, dei processi culturali e dei vecchi e nuovi media. Negli ultimi anni è
stata spesso consultata dall’Institute for Prospective Technological Studies
of European Commission in qualità di esperta internazionale sulle
tendenze future e sulle politiche in materia di media e Ict.
Questo
articolo è stato preparato per un seminario promosso, lo scroso maggio,
dallo Standing Seminar in Critical Theory, spazio transdisciplinare
in cui studenti e docenti discutono di pensiero critico (le teorie critiche
derivate dalla tradizione marxista, dalla scuola di Francoforte, dal femminismo
e dagli studi post/de/coloniali), nato all’interno dall’Università di Bristol.
L’intervento
di Leopoldina Fortunati è cominciato con queste parole: “Ringrazio anzitutto
gli organizzatori e in particolare Lorenzo Feltrin per il graditissimo invito
che mi ha permesso di essere qui con voi oggi. Rivolgo un saluto particolare a
ognuno di voi. Oggi ho pensato di parlarvi di un tema che mi sta molto a cuore:
la sfera domestica…”.
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