Da
giorni esce un
bel fumo nero, olezzoso, denso dagli impianti di raffinazione Saras s.p.a. di Sarroch (CA).
Non è certo
una novità, piuttosto una consuetudine serenamente accettata sul posto,
perché porta lavoro.
Il fumo
appestante scorazza nei cieli del cagliaritano qui e là, a seconda del vento,
pure dove non porta lavoro.
Nel dicembre 2019 la perdita in
mare di centinaia di litri di paraffina durante
le operazioni di carico presso gli impianti ha costituito, per
esempio, l’ennesimo incidente che
ha causato danni ambientali e alla salute nel corso dei
decenni in cui opera l’Azienda nel Golfo di Cagliari.
A Sarroch,
nel 2012 (ultimi dati disponibili), gli impianti Saras s.p.a. hanno emesso 5.930.000
tonnellate di anidride carbonica (CO2) nell’aria, insieme a
8,19 tonnellate di benzene,
3.790 tonnellate di anidride solforosa (SO2), 2.430 tonnellate di
diossido di azoto (NO2)
e tante altre amene sostanze, han sversato in mare 184 kg di
nichel, 16,1 kg di arsenico e 196 kg di zinco (dati Registro
europeo delle emissioni, European Pollutant Release and
Transfer Register, E-PRTR).
Tralasciando
gli incidenti ai
lavoratori e gli olezzi persistenti, a Sarroch vi
sono alterazioni e danni al d.n.a.
infantile e abnormi casi di leucemia (+ 30% rispetto
alla media della Sardegna).
E un
diffuso, religioso, silenzio in proposito.
Nel nome del
lavoro e del dio petrolio che tutto garantisce.
Per quanto
ancora?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
“Un’altissima
lingua di fuoco, notte e giorno, secondo la legge del ciclo continuo del
petrolio, illumina le antiche tanche: è la Fiaccola, la lunghissima torcia che
brucia tutti i gas di scarico della Raffineria e li scaglia, simile ad un drago
vampante fiamme, contro l’azzurra indifferenza del mare e del cielo.
Il petrolio
grezzo esce dal ventre delle navi petroliere, nero e giallo come l’occhio della
vipera, scorre freddo dentro i tubi, va a scaldarsi le vene nei forni di
distillazione, entra in orgasmo nei talami a serpentina, si accoppia come una
bestia immonda dai mille sessi dentro le torri di frazionamento e, infine,
partorisce migliaia di figli: benzina, vaselina, glicerina, paraffina, metano,
butano, esano, ottano, etilene, acetilene, propilene, polisti-rene, alchilati,
nitrati, clorati, solfonati, eccetera, eccetera, eccetera …
Gli operai
di Sarrok non hanno più bisogno di Dio. Se c’è buio, Lui, il Petrolio, fa luce.
Se c’è freddo, Lui, il Petrolio, aziona i termosifoni. Se c’è caldo, Lui avvia
i condizionatori d’aria. Se l’acqua non viene dal cielo, Lui la cava
fuori dal mare col dissalatore … il Petrolio, col suo ciclo continuo, non
permette nemmeno di santificare le feste, non permette che s’interrompa il
lavoro neppure la Domenica, giorno del Signore, neppure a Natale, neppure a
Pasqua. Il vero, unico, Dio, a Sarrok, è Lui, il Petrolio. Non c’è altro Dio
all’infuori di Lui.” (Francesco
Masala, Il parroco di
Arasolè [Il dio Petrolio], Ed. Il Maestrale, 2001).
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