domenica 12 luglio 2020

Aria di Sardegna, bella scura e profumata - Grig



Da giorni esce un bel fumo nero, olezzoso, denso dagli impianti di raffinazione Saras s.p.a. di Sarroch (CA).
Non è certo una novità, piuttosto una consuetudine serenamente accettata sul posto, perché porta lavoro.
Il fumo appestante scorazza nei cieli del cagliaritano qui e là, a seconda del vento, pure dove non porta lavoro.
Nel dicembre 2019 la perdita in mare di centinaia di litri di paraffina durante le operazioni di carico presso gli impianti ha costituito, per esempio, l’ennesimo incidente che ha causato danni ambientali e alla salute nel corso dei decenni in cui opera l’Azienda nel Golfo di Cagliari.
A Sarroch, nel 2012 (ultimi dati disponibili), gli impianti Saras s.p.a. hanno emesso  5.930.000 tonnellate di anidride carbonica (CO2) nell’aria, insieme a 8,19 tonnellate di benzene, 3.790 tonnellate di anidride solforosa (SO2), 2.430 tonnellate di diossido di azoto (NO2) e tante altre amene sostanze, han sversato in mare 184 kg di nichel, 16,1 kg di arsenico e 196 kg di zinco (dati Registro europeo delle emissioniEuropean Pollutant Release and Transfer Register, E-PRTR).
Tralasciando gli incidenti ai lavoratori e gli olezzi persistenti, a Sarroch vi sono alterazioni danni al d.n.a. infantile e abnormi casi di leucemia (+ 30% rispetto alla media della Sardegna).
E un diffuso, religioso, silenzio in proposito. 
Nel nome del lavoro e del dio petrolio che tutto garantisce.
Per quanto ancora?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

“Un’altissima lingua di fuoco, notte e giorno, secondo la legge del ciclo continuo del petrolio, illumina le antiche tanche: è la Fiaccola, la lunghissima torcia che brucia tutti i gas di scarico della Raffineria e li scaglia, simile ad un drago vampante fiamme, contro l’azzurra indifferenza del mare e del cielo.
Il petrolio grezzo esce dal ventre delle navi petroliere, nero e giallo come l’occhio della vipera, scorre freddo dentro i tubi, va a scaldarsi le vene nei forni di distillazione, entra in orgasmo nei talami a serpentina, si accoppia come una bestia immonda dai mille sessi dentro le torri di frazionamento e, infine, partorisce migliaia di figli: benzina, vaselina, glicerina, paraffina, metano, butano, esano, ottano, etilene, acetilene, propilene, polisti-rene, alchilati, nitrati, clorati, solfonati, eccetera, eccetera, eccetera …
Gli operai di Sarrok non hanno più bisogno di Dio. Se c’è buio, Lui, il Petrolio, fa luce. Se c’è freddo, Lui, il Petrolio, aziona i termosifoni. Se c’è caldo, Lui avvia i condizionatori d’aria. Se l’acqua non viene dal cielo, Lui la cava fuori dal mare col dissalatore … il Petrolio, col suo ciclo continuo, non permette nemmeno di santificare le feste, non permette che s’interrompa il lavoro neppure la Domenica, giorno del Signore, neppure a Natale, neppure a Pasqua. Il vero, unico, Dio, a Sarrok, è Lui, il Petrolio. Non c’è altro Dio all’infuori di Lui.” (Francesco Masala, Il parroco di Arasolè [Il dio Petrolio], Ed. Il Maestrale, 2001).


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