Lo studio “License
to Kill? Domestic Cats Affect a Wide Range of Native Fauna in a Highly
Biodiverse Mediterranean Country” – pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment da
Emiliano Mori, università di Siena, Mattia Menchetti, Universitat Pompeu Fabra
– Barcellona e università di Firenze, Alberto Camporesi, Associazione per la
Divulgazione Ambientale e Scientifica, Dovadola, Luca Cavigioli, Società di
Scienze Naturali del Verbano Cusio Ossola, Karol Tabarelli de Fatis, Museo delle scienze di Trento, Marco Camporesi,
Universidade dos Açore – è di quelli destinati a far discutere e infatti la
discussione su chi sia più colpevole – il gatto o l’uomo – è già divampata non
appena pagine Facebook come Naturalisti italiani lo hanno rilanciato scrivendo.
«Il danno dei gatto domestici su fauna Italiana, finalmente in uno studio
professionale e facile da capire. Da tenere sottomano per qualsiasi dibattito virtuale…
e non. Congratulazioni agli autori!!»
E gli autori
sottolineano che «Tra gli animali domestici, il gatto domestico, Felis catus, è ampiamente considerato una delle minacce
più gravi alla conservazione della fauna selvatica. Ciò è particolarmente evidente
per gli ecosistemi insulari, poiché spesso mancano i dati per i Paesi della
terraferma. In Italia, il paese europeo più ricco di biodiversità, i gatti
sono animali domestici molto popolari. In questo lavoro, abbiamo mirato a
valutare il potenziale spettro di vertebrati selvatici che potrebbero essere
uccisi daI gatti domestici free-ranging e
abbiamo considerato i nostri risultati nel contesto del loro stato di
conservazione e della categoria di minaccia IUCN».
Il team di
ricercatori italiani ha accolto dati sull’impatto dei gatti sia avvalendosi
della citizen science per ricavare informazioni sulle predazioni sulla fauna
selvatica ad opera di 145 gatti appartenenti a 125 proprietari, sia seguendo
per 1 anno 21 di questi 145 gatti e registrando tutte le prede che hanno
portato a casa.
Il risultato
è che «In Italia I gatti domestici possono uccidere almeno 207 specie (2.042
eventi di predazione); tra queste, 34 sono elencate come “Minacciate” o
“Quasi minacciate” nelle liste rosse IUCN e italiana». 1.533 prede sono
state uccise dai gatti nei mesi caldi (aprile-settembre). Il sondaggio è
stato condotto in tutta Italia, con dati provenienti da 377 località, comprese
le aree rurali e urbane, dal livello del mare alle zone montuose.
Le prede
preferite dei gatti domestici vaganti sono uccelli e piccoli e mammiferi come i
passeriformi e i roditori. Considerando questa dieta all’interno dello
spazio in cui si muovono solitamente i gatti domestici, i ricercatori hanno
osservato che «La classe che occupava il più grande spazio funzionale era
quella degli uccelli, seguita da mammiferi, rettili e anfibi. Pertanto,
l’impatto maggiore è sulla struttura funzionale delle comunità di mammiferi e
uccelli».
La specie
più frequentemente uccisa tra i mammiferi è risultata il topo domestico Mus domesticus (10%), sebbene siano
stati segnalati anche Rattus rattus (9,4%), Apodemus flavicollis (8,2%), Sciurus vulgaris (8,2%) e Suncus etruscus (8,2%). Si tratta di specie comuni
(“Minore preoccupazione”) in Italia.
Per quanto
riguarda gli uccelli, le specie più frequentemente uccise erano: merlo Turdus merula (13%), passero italiano Passer italiae (7,9%), tortora dal collare Streptopelia decaocto (7,9%) e capinera Sylvia atricapilla (7,9%), Il passero italiano è
endemico del nostro Paese e sta diminuendo.
Per quanto
riguarda i rettili, le specie più frequentemente uccise erano lucertola
muraiola Podarcis muralis (29%),biacco Hierophis virdiflavus / carbonarius (12,8%) e
framarro occidentale Lacerta bilineata (12,8%).
Tra gli
anfibi, le specie più frequentemente uccise erano rana agile Rana dalmatina (40%) e rana comune Pelophylax synklepton esculentus (20%), entrambe include negli allegati
della Direttiva Habitat.
Oltre 30
delle specie predate sono elencate come “minacciate” nella lista rossa IUCN,
mentre la grande maggioranza (oltre il 75%) delle specie uccise dai gatti
vaganti liberamente appartiene alla categoria “Minore preoccupazione”. I
ricercatori fanno notare che «Ciò è coerente con il fatto che le specie meno
preoccupanti sono, in media, le specie più abbondanti e quindi potenzialmente
le più disponibili per i gatti domestici, che sono predatori
opportunisti. Tuttavia, nonostante la loro diffusa distribuzione e
presenza, queste specie possono svolgere un ruolo chiave nel mantenimento di
altre specie carnivore che meritano misure di conservazione, la cui dieta si
basa proprio sulle specie uccise dai gatti domestici, e questo può suggerire un
ruolo importante per le predazioni dei gatti nel funzionamento degli
ecosistemi. Inoltre, le poche uccisioni riportate di specie minacciate
possono essere più dannose rispetto alle molte delle specie diffuse
comuni. Il passero italiano, Passer italiae, è
endemico in Italia ed è classificato come “vulnerabile”. L’alto tasso di
predazione dei gatti domestici su questo uccello può quindi essere una minaccia
per la sua conservazione. Altre specie italiane endemiche / quasi
endemiche che sono molto predate dai gatti domestici in Italia includono il
toporagno vallesano, Sorex antinorii ,
classificato come “carenza di dati”, il toporagno siciliano, Crocidura sicula e l’orbettino italiano, Anguis veronensis . L’Italia svolge un ruolo
chiave in Europa nella conservazione dello scoiattolo rosso eurasiatico, Sciurus vulgaris , che è minacciato dalla frammentazione
dell’habitat e dalla competizione con le specie introdotte; questo
roditore è tra le principali specie uccise dai gatti domestici (vale a dire
oltre l’8% di predazioni). Inoltre, abbiamo confermato che i gatti
domestici in roaming libero possono rappresentare un’enorme minaccia per gli
assembramenti di pipistrelli, che comprendono un certo numero di specie in
pericolo che rappresentano bioindicatori di primaria importanza della qualità
ambientale».
Ma lo studio
ha anche scoperto che l’utilizzo dei collari con i campanellini non influenza
il tasso di predazione dei gatti, mentre il numero di prede che portano a casa
diminuisce con l’aumentare della distanza dalla campagna. I collari o bavaglini
per gatti sembrano essere più efficaci ridurre la predazione sulla fauna
selvatica ma lo studio dice che questa efficacia dovrebbe essere testata
statisticamente
I
ricercatori sottolineano: «Abbiamo fornito prove evidenti del fatto che i gatti
domestici free-ranging possono compromettere seriamente la conservazione di
specie selvatiche minacciate e non minacciate, che già soffrono di un declino
della popolazione a causa di altre cause, ad esempio la perdita
dell’habitat. La mitigazione degli impatti dei gatti domestici sulla fauna
selvatica richiede progetti di divulgazione che promuovano la proprietà
responsabile del gatto, nonché una limitazione del comportamento free-ranging,
in particolare di notte».
Ma lo studio
conclude. «Tuttavia, è improbabile che articoli scientifici modifichino
di per sé il comportamento dei proprietari di animali domestici».
Molti
proprietari ed amanti dei gatti tendono a negare gli impatti negativi dei loro
affascinanti felini e i comportamenti dei proprietari di gatti potrebbe essere
difficile da modificare, anche in un hotspot di biodiversità come il bacino del
Mediterraneo. I ricercatori dicono però che proprio il benessere dei gatti, incluso
l’aumento del rischio di contrazione di malattie negli individui lasciati
vagare liberamente, o la predazione dei gatti da parte di altri mammiferi
selvatici più grossi, dovrebbero incoraggiare i proprietari di gatti a tenerli
sotto controllo. Le leggi dicono che è un reato non fornire ai gatti cibo,
riparo e libertà dalla sofferenza, prevenendo la crudeltà ma anche promuovendo
la proprietà responsabile del gatto.
I
ricercatori concludono. «Tenere i gatti in casa contribuirebbe a prevenire
danni alla fauna selvatica autoctona e alla diffusione di malattie e zoonosi
dalle specie selvatiche ai gatti domestici. Una maggiore concorrenza inter
e intra specifica aumenterebbe lo stress nei gatti: i proprietari responsabili
dovrebbero alleviare lo stress riducendo gli incontri tra gatti e altre
specie/individui, nonché prendendosi cura del loro stato di salute».
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