domenica 7 giugno 2020

Consiglio regionale sardo: interpretazione autentica dei propri inconfessabili desideri mattonari - Stefano Deliperi



Nulla è cambiato, sempre i soliti metri cubi di desideri.
I capogruppo consiliari della maggioranza di centro-destra al governo della Regione autonoma della Sardegna hanno recentemente presentato la proposta di legge regionale n. 153 del 28 maggio 2020, con la quale – nel pieno perdurante dell’emergenza sanitaria ed economico-sociale determinata dal coronavirus COVID 19 – vorrebbero “interpretare autenticamente” il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) e addomesticarlo ai propri voleri mattonari.
Gli illustri componenti del Consiglio regionale vorrebbero – a ben quattordici anni di distanza – non già interpretare ciò che non sanno minimamente, visto che non facevano parte del Consiglio regionale  né della Giunta regionale in carica nel 2006 (anno di adozione e approvazione definitiva del P.P.R.), ma inventare quel significato delle norme del P.P.R. che più fa comodo ai loro attuali interessi politici.
Altro che dar via libera al primo lotto della nuova strada Sassari – Alghero (il 2°, il 3° e il 4° sono già stati realizzati), quello è un banale specchietto per le Allodole. Il vero obiettivo è un altro. Un’operazione ai danni della salvaguardia delle coste e delle zone agricole della Sardegna, visto che vorrebbero cambiare le carte in tavola riguardo
a) la fascia costiera di cui all’articolo 17, comma 3, lettera a) delle NTA al PPR, come definita dall’articolo 19, disciplinata dall’articolo 20;
1.      b) i beni identitari di cui all’articolo 2, comma 1, lettera e), delle NTA al PPR, come definiti dall’articolo 6, comma 5, disciplinati dall’articolo 9;
2.      c) le zone agricole, l’edificato in zona agricola come definito dall’articolo 79 delle NTA al PPR e l’edificato urbano diffuso come definito dall’articolo 76 delle NTA al PPR”.
L’obiettivo è quello di far materializzare betoniere e mattoni a due passi dal mare e nelle campagne, da trasformare in periferie a buon mercato. E’ bene che tutti lo sappiano ed è bene che si sappia che tali proposte normative esulano dalla competenza statutaria della Regione autonoma della Sardegna.
Così come recentemente accaduto riguardo la  legge regionale Sardegna n. 3 del 21 febbraio 2020, che vorrebbe privatizzare in modo strisciante le spiagge sarde consentendone l’occupazione permanente da chioschi e servizi balneari, finita davanti alla Corte costituzionale a causa delle pesanti illegittimità, anche una norma regionale simile avrebbe alte probabilità di finire davanti al Tribunale delle Leggi per violazione delle competenze statali in materia di tutela dell’ambiente (artt. 9 e 117, comma 2°, lettera s, cost.).
E nemmeno la spinta popolare potrebbe essere evocata a base della proposta degli onorevoli del centro-destra, visto che ormai sono molto più di 25 mila le adesioni alla petizione promossa dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GrIG) e rivolta al Ministro per i beni e attività culturali e turismo, al Presidente della Regione autonoma della Sardegna e al Presidente del Consiglio regionale sardo, che chiede il mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
La spinta popolare chiede la salvaguardia delle coste e del territorio dell’Isola, quale unica vera ricchezza e garanzia economico-sociale in periodi difficili e oscuri come quelli attuali.
Gli interessi mattonari, speculativi e propri sempre dei soliti noti, possono e devono essere rispediti al mittente. Siamo tanti, oltre 25 mila, e saremo ancora di più. Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro.
Ne stiano certi.

La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ.


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