Lettera alla Rai delle
associazioni animaliste e ambientaliste.
Animal Equality Italia, CIWF
Italia, ENPA, Essere Animali, Greenpeace Italia, Humane Society International
Italia, LAV, Legambiente esprimono massima solidarietà a Sabrina Giannini,
conduttrice di Indovina chi viene a cena, Mario Tozzi, conduttore di Sapiens,
Luca Chianca e Sigfrido Ranucci di Report, duramente attaccati nei giorni
scorsi dagli industriali della carne e della zootecnia.
Con una lettera aperta rivolta
al Presidente e al Consiglio d’Amministrazione della Rai, le sopracitate
associazioni manifestano il loro appoggio a tutti i giornalisti che, con le
loro inchieste, si occupano e si occuperanno di portare alla luce scomode
verità, come l’impatto ambientale e il problema sanitario legato agli attuali
livelli di produzione e consumo di carne e al metodo di allevamento intensivo.
Alla Rai, servizio pubblico
pagato da tutti i cittadini, le associazioni rivolgono un ringraziamento per
aver dato spazio a simili programmi di approfondimento e
l’invito a non far
influenzare palinsesto e contenuti da simili levate di scudi da parte di
aziende e associazioni di categoria che proteggono gli interessi dei singoli
produttori a scapito della tutela della collettività.
Lettera aperta delle associazioni animaliste e
ambientaliste
Alla cortese attenzione di Marcello Foa, Presidente del Consiglio
d’Amministrazione
della
Rai - Radiotelevisione Italiana
Alla cortese attenzione del
Consiglio d’Amministrazione della Rai - Radiotelevisione Italiana
Sostegno ai giornalisti Rai sotto attacco per le loro inchieste Lettera a
firma delle Associazioni:
Animal Equality Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, Greenpeace
Italia, Humane Society International Italia, LAV, Legambiente
Con questa lettera le
associazioni firmatarie vogliono esprimere piena solidarietà e appoggio ai
giornalisti Rai che, a causa delle loro inchieste, si sono trovati sotto
attacco da parte degli industriali della carne e della zootecnia.
In particolare, ci riferiamo a
Sabrina Giannini, conduttrice di Indovina
chi viene a cena, e Mario Tozzi, conduttore di Sapiens, nominati nella lettera diffusa la scorsa settimana da
Assalzoo, Assocarni, Una Italia, Unica, Carni Sostenibili, Assolatte. Ma anche
a Luca Chianca e Sigfrido Ranucci di Report, contro i quali si sono scagliati
in questi giorni Coldiretti e Cia - Agricoltori Italiani.
Allo stesso tempo il nostro è
un forte appoggio a tutti i giornalisti d’inchiesta che si impegnano ad
approfondire, analizzare dati ufficiali, documentare in prima persona, per
parlare di scomode verità legate all’impatto ambientale e al problema
sanitario collegato agli attuali livelli di produzione e consumo di carne e al
metodo di allevamento intensivo.
Chiedere di far tacere dei
giornalisti, o di impedire che trattino specifici argomenti, è inoltre
contrario al concetto di libertà d’informazione, su cui è basata ogni vera
democrazia.
E proprio in un momento difficile come quello che stiamo vivendo è
necessario
andare
ad analizzare le problematiche che possono favorire l’insorgere di zoonosi o
che ne rendono
più rapida la diffusione. Così come lo è sicuramente porsi domande su quanto
sia stato l’impatto umano sulla natura a creare le condizioni più utili per il
passaggio di specie, da animali a esseri umani, di numerosi virus.
Inchieste come quelle citate sono un
prezioso faro che aiuta a fare luce sul ruolo
giocato in tutto questo anche
dall’allevamento intensivo. Non si tratta di attacchi di natura personale o
senza basi scientifiche, così come le associazioni di categoria hanno avuto il
coraggio di definirli, ma al contrario di inchieste basate strettamente su dati
ufficiali e interviste a esperti e professionisti.
A mettere in guardia su quanto
deforestazione e allevamento intensivo abbiano reso negli anni più facile il
passaggio di specie delle malattie, creando molte pericolose epidemie, non sono
né attivisti né giornalisti, ma Fao, Oms e ricercatori dei principali
istituti scientifici di tutto il mondo. Uno studio pubblicato sulla rivista
Nature stima infatti che il 75% delle malattie infettive che hanno colpito noi
umani negli ultimi decenni derivino dagli animali. Sars, ebola, influenza
suina, influenza aviaria, morbo di Creutzfeldt-Jakob (noto come “mucca pazza”),
sono solo alcuni esempi che hanno preceduto questo Coronavirus. E molti altri
seguiranno se non corriamo ai ripari e impariamo qualcosa da questa lezione,
modificando l’impatto delle nostre attività sul pianeta e il nostro rapporto
con gli animali.
Ringraziamo la Rai e i suoi
giornalisti anche per aver dato più volte spazio alle inchieste delle
organizzazioni non profit, con immagini che mostrano un altro lato degli
allevamenti intensivi. Questo sistema produttivo, spinto dall’eccessivo consumo
di carne, è mirato alla crescita veloce, all’ottimizzazione di spazi e costi e
all’abbassamento dei prezzi, e non tiene conto delle esigenze degli animali,
provocando loro inevitabili sofferenze e del relativo impatto ambientale. Un
sistema intensivo, in cui decine di migliaia di individui di una specie vivono
ammassati in capannoni, è inoltre luogo ottimale per pericolosi focolai di
malattie e spinge a un utilizzo sconsiderato di antibiotici sugli animali, che
sta contribuendo a un’altra serissima crisi sanitaria,
l’antibiotico-resistenza.
Voler tenere nascoste tutte
queste informazioni al pubblico è gravissimo: significa disinteressarsi della salute
pubblica e di un problema globale che tutto il mondo sta vivendo con
drammaticità e con un impatto sociale ed economico devastante, e che, se non
risolto alla radice in tutte le problematiche correlate, si riproporrà di
nuovo in futuro. Attaccare giornalisti che affrontano scomode verità, che non
possiamo più permetterci di omettere dalla discussione, è solo un modo per
difendere i propri interessi, a scapito di quelli della collettività e
dell’umanità intera.
E se il nostro plauso va ai
giornalisti prima citati, un ringraziamento va anche alla Rai, servizio
pubblico pagato da tutti i cittadini che diventa tale proprio nel momento in
cui dà spazio a simili programmi di approfondimento, utili per il bene
collettivo. Alla
dirigenza Rai,
e ai direttori di tutte le testate giornalistiche, va anche l’invito a non far
influenzare palinsesto e contenuti da simili levate di scudi da parte di
aziende e associazioni di categoria, perché mai come adesso una vera e sana
informazione è stata cruciale.
Matteo Cupi, Direttore Esecutivo
Animal Equality Italia Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia
Carla
Rocchi, Presidente ENPA
Simone
Montuschi, Presidente Essere Animali
Alessandro Giannì, Direttore
delle Campagne Greenpeace Italia Martina Pluda, Direttrice Humane Society
International Italia Gianluca Felicetti, Presidente LAV
Antonino Morabito, Responsabile
Nazionale Cites, Fauna e Benessere Animale, Direzione Nazionale LEGAMBIENTE
Onlus
--
Per maggiori informazioni:
Simone Montuschi, Presidente
Essere Animali Cell: 342 1894500
Federica di Leonardo, Media and
External Relations Manager CIWF Italia Cell. 393 6040255
Mail: federica.dileonardo@ciwfonlus.it
https://www.facebook.com/watch/?ref=external&v=856724454830055
Cosa è successo
Sabato 28 marzo, la trasmissione Sapiens condotta su Rai 3 da Mario Tozzi ha mandato in onda il servizio I divoratori del pianeta, in cui si è parlato di come la produzione di carne su scala globale contribuisca a deforestazione, inquinamento, danni alle riserve idrogeologiche e ai terreni, perdita di interi habitat naturali che da sempre sono elemento fondamentale del nostro ecosistema.
Domenica 29 marzo e 5 aprile, la trasmissione Indovina chi viene a cena condotta da Sabrina Giannini su Rai 3, ha diffuso un’inchiesta in cui sono state approfondite diverse tematiche oggi più che mai attuali. Si è parlato di come le conseguenze dell’impatto ambientale delle produzioni animali favoriscano la diffusione dei virus e di come l’enorme utilizzo di antibiotici somministrati agli animali negli allevamenti sia collegato all’antibiotico resistenza, ovvero la resistenza dei batteri agli antimicrobici conosciuti e utilizzati per combattere le infezioni anche negli esseri umani. Un fenomeno che ha gravi ripercussioni sulla salute pubblica.
Entrambi i giornalisti per realizzare le rispettive inchieste si sono basati su dati ufficiali e interviste a esperti e professionisti. D’altronde, a mettere in guardia su quanto deforestazione e allevamento intensivo abbiano reso negli anni più facile il passaggio di specie delle malattie, creando molte pericolose epidemie, sono istituzioni come Fao, Oms e anche Virginijus Sinkevičius, commissario per l’ambiente e gli oceani per la commissione europea.
Eppure, a pochi giorni dalla diffusione di questi servizi, Mario Tozzi e Sabrina Giannini sono stati accusati dalle organizzazioni di categoria che proteggono gli interessi dei produttori di carne, tra cui Assica, Assalzoo, Assocarni, Una Italia, Unica, Carni Sostenibili, di condurre trasmissioni «spesso animate da personalistica volontà di propagandare un modello di vita alternativo a quello comunemente diffuso’ e di ‘saturare i telespettatori con informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate».
Parole gravissime, anche perché rivolte ai vertici Rai e al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova con il chiaro intento di creare pressioni per influenzare i palinsesti televisivi e zittire giornalisti scomodi.
E, pochi giorni dopo, anche Sigfrido Ranucci, conduttore di Report e il giornalista Luca Chianca sono stati attaccati da Coldiretti e Cia – Agricoltori Italiani, per il servizio andato in onda lunedì 13 aprile in cui è stata approfondita la relazione tra lo smaltimento dei liquami animali, che producono grandi quantità di ammoniaca e nitrati e l’inquinamento atmosferico, un fattore che favorisce la diffusione dei virus.
Sia durante il servizio di Report, sia nell’inchiesta diffusa da Indovina chi viene a cena, sono state trasmesse immagini realizzate in collaborazione con il team investigativo di Essere Animali all’interno di alcuni allevamenti italiani. Si tratta di sistemi intensivi, in cui gli animali vivono ammassati fra loro, senza la possibilità di accedere all’aperto, privati della possibilità di soddisfare molte esigenze etologiche. Questo metodo di allevamento, oltre a causare gravi sofferenze, favorisce l’insorgere e la propagazione di epidemie tra gli animali, premesse ideali per la proliferazione di virus pericolosi anche per gli esseri umani.
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