Una mannaia è calata ieri in Consiglio
Regionale, sulla Sanità Pubblica Sarda con l’approvazione della variazione di
bilancio che consentirà alla struttura privata del Mater Olbia di ricevere 150
milioni di euro in tre anni. Questi soldoni vanno ad aggiungersi a quelli
già stanziati negli anni precedenti e a quelli previsti nel decreto “Salva
mille proroghe ” passato a luglio 2018, in cui il governo Lega/5 Stelle concede
la proroga della stessa cifra, per il triennio 2019/2021.
Il disegno di legge è passato in Aula
con 39 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti. Il PD ha votato sì con la
maggioranza, contrari tutti i cosiddetti Progressisti (che però fino all’ultimo
hanno sostenuto la maggioranza Pigliaru pro Mater); nel M5S un consigliere si è
astenuto, gli altri cinque hanno votato no. In Liberi e Uguali si registra un
voto contrario e uno di astensione.
Una sentenza “per decapitazione” contro
la nostra sanità, emessa, voluta, sollecitata
e giustificata, sia dalla destra che dalla “sinistra” che
siedono sia in Parlamento a Roma, sia in Regione a Cagliari.
I giorni scorsi qualche Ponzio
Pilato, contrario dell’ultim’ora, è arrivato a dire che ben venga la sanità
privata “solo se fornisce servizi che il pubblico non può dare”! Eppure
sappiamo che non esistano servizi che il pubblico non possa dare, ma esistono
servizi che non si vogliono dare!
Dimenticano forse di aver prima
appoggiato la riforma Arru e che, se oggi i nostri ospedali chiudono o vengono
depauperati, se i posti letto sono diminuiti di centinaia di unità, così come è
diminuito il personale, i servizi, le prestazioni, le strumentazioni
all’avanguardia per la diagnostica, negli ultimi dieci anni tutto ciò è stato
perpetrato da una classe politica che, a prescindere dal colore, ha fatto sì che
tutto ciò succedesse volutamente, per giustificare in seguito la necessità del
Mater Olbia e/o altre strutture simili che stanno sorgendo in Sardegna, anche
con la complicità di chi oggi si erge a paladino della sanità pubblica.
Tutti hanno taciuto anche quando è stata
usata come “grimaldello” psicologico la mobilità sanitaria passiva (viaggi
della speranza, ma speranza di ché?), che ovviamente è aumentata a causa anche
delle lunghe liste d’attesa creatasi nel frattempo, fornendo un alibi ad hoc.
Politici di tutti i partiti per anni
hanno basato le loro campagne elettorali promettendo “posti di lavoro” in una
struttura che, per alcuni aspetti, era ed è ancora un fantasma, spacciandola
per la soluzione a tutte le criticità, soprattutto della sanità gallurese,
mentre nell’ombra tramavano affinché la sanità pubblica morisse.
Un dato su cui riflettere: se oltre la
metà del Bilancio Regionale è destinato alla Sanità Pubblica, come mai una
popolazione di poco più di 1.500.000 di sardi (due quartieri di una qualsiasi
metropoli italiana) non può avere servizi efficienti e all’avanguardia?
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