Caro
turista, le ho già scritto qualche anno fa. Dopo la pubblicazione, su La Nuova,
di una sua lettera preoccupata per la Sardegna assediata
dalle brutture.
Spero sia
sempre interessato alle sorti dell’isola. A saperne di più di cosa accade
oltre la scorza costiera. E di chi sta qui pure d’inverno, quando il mare
biancheggia. La prova che l’anima sarda esiste non solo
nell’etichetta di una birra.
So che non
apprezza le messinscene, la folklorizzazione per compiacere i bagnanti (i
carnevali estivi, con l’issohadore nella battigia – brrr!).
Si intuisce la sua insofferenza per le sciatterie, come l’imbarazzante
varo del “treno verde” e i palloncini in volo sul mare (dove fatalmente
finiranno). Piccolezze, in fondo, rispetto agli incendi che
divorano centinaia e centinaia di ettari di preziosa vegetazione ancora
in queste ore. Altro che sabbia e conchiglie di Gallura e Baronia in
vendita su eBay, di cui comunque è bene occuparsi.
Sarebbero
utili le sue rimostranze, specie se arrivassero a chi dovrebbe dare
risposte sul futuro del turismo in Sardegna. E pure per sfatare la nomea
dei viaggiatori postmoderni poco propensi a guardarsi attorno (le vacanze apatiche
– secondo Marc Augè).
D’altra
parte si sa: nel grande esercito del selfie sono molti i cultori della
vacanza uguale dappertutto. E a una domanda grossolana corrisponde purtroppo
un’offerta dimessa, scolorita. Sapori senza saperi. Come si
capisce, appunto, dai menu di piatti pronti scongelati a microonde. O
dalle vetrine apparecchiate di patacche (dal corallo di plastica ai coltelli
pattadesi made chissà dove), perché ciò che si compra in Sardegna,
8/10, viene da fuori.
Chissà
quanto pesa sul decremento del flusso di villeggianti la delusione di
quelli esigenti come lei, sempre più numerosi secondo il trascurato
rapporto Aci- Censis 2001. Verosimile che chi spende troppo – per arrivare al
paradiso promesso – possa rimanerci male a ritrovarsi in luoghi troppo uguali a
quelli dietro casa.
Nel web
l’insoddisfazione. Un danno serio se montasse in risposta a disservizi
intollerabili, tipo i divieti di balneazione da troppi anni in rinomate
località; o la circostanza ignorata che raggiungere i villaggi vacanze con
mezzi pubblici è quasi impossibile; ma il cielo è sempre più blu, uh-uh, uh-uh.
Il fastidio
per il degrado di paesaggi è in crescita. Con qualche
inquietudine qua e là, finalmente. Perché la materia prima compromessa sarebbe
il crac: nonostante lo sforzo di tanti impegnati con competenza e
passione nell’accoglienza di turisti.
La Sardegna
a rischio: lei è insieme causa incolpevole del suo logorio, ma potenziale
impedimento per future manomissioni e falsificazioni. Le rimostranze
del cliente, che ha sempre ragione, possono prevenire lo schianto, e guai se si
spargesse la voce che la Sardegna non vale più un
viaggio troppo faticoso-dispendioso.
Ecco,
caro turista, vorremmo contare sul suo contributo per difendere
l’isola dai malintenzionati e dagli improvvisatori seriali
che ripetono lo stesso sfigato slogan che basta “fare sistema” per
avere turisti tutto l’anno (come ha osservato Luca Rojch su La Nuova
Sardegna); e rilanciano le promesse #continuità territoriale
#destagionalizzazione che non ci hanno dato più aerei/più navi, nè più turisti
in primavera (e interrogarsi sull’ esagerato successo di
Malta-Cipro-Croazia – di cui ha scritto Il Corriere?).
Le notizie
che arrivano dai palazzi della Regione non sono tranquillizzanti, perché
stringi- stringi lo sviluppo turistico consusamente invocato è nell’
arruffato impasto con il ciclo edilizio liberato dalle regole di tutela dei
territori, proprio quando su paesaggio-cultura (e accessibilità) s’immagina il Grand
Tour delle nuove generazioni.
Per questo
sarebbe bene se lei lasciasse traccia del suo auspicio: di ritrovarle
intatte quelle dune e quelle falesie, e che nessuno piano-casa impedisca
la vista del mare dalla terrazza della suo ristorante preferito. Lo
dica in giro, dal barbiere e al benzinaio, lo twitti e lo
ritwitti, spiegando che non serve a nulla ampliare alberghi
con indice di occupazione attorno al 50% nel mese di agosto,
un’inezia nel resto dell’anno.
Ha titolo
per farlo, non solo da cliente affezionato, ma perché la
Sardegna è in buona parte “bene paesaggistico” d’interesse
nazionale/europeo. È anche un po’ sua per legge.
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