venerdì 23 agosto 2019

Dai Tir ai monopattici elettrici, il trasporto diventa verde: il piano dell’imprenditore italiano che si ispira a Elon Musk - Giuliano Balestreri




Prima ha trasformato la sua Mecar, un’azienda di trasporti, in un gruppo data driven con l’obiettivo di fornire servizi a sempre maggior valore aggiunto utilizzando l’impatto dell’internet of things sull’intera filiera della logistica. Poi ha iniziato la battaglia per l’eco-sostenibilità scommettendo sulla diffusione del metano liquido (Lng). Adesso, avviata la conversione dei mezzi pesanti, Gianandrea Ferrajoli, 38 anni, ha l’ambizione di costruire un vero ecosistema della mobilità verde: “Sogno di portare una ventata di disruption in Italia, sul trasporto delle merci e delle persone possiamo fare cose enormi. Abbiamo iniziato con il trasporto a lungo raggio con l’obiettivo di eliminare tutti i mezzi a diesel entro il 2022; stiamo lavorando sull’ultimo miglio, ma dobbiamo arrivare a coprire l’ultimo millimetro per ridurre al massimo le emissioni”.

Il suo modello di riferimento, in questo senso, è Elon Musk “perché sta costruendo aziende diverse destinate a convergere in un unico ecosistema. Mi piacerebbe fare la stessa cosa nella mobilità, per questo abbiamo investito in GoVolt, la flotta di motorini elettrici. A settembre arriveranno anche i monopattini perché bisogna allargare l’offerta e la platea dei destinatari”.

La piattaforma da cui tutto parte è sempre la Mecar perché genera i flussi di cassa fondamentali a sostenere il business; nutre le aziende di logistiche e soprattutto è in grado di creare nuovi stakeholder. E – di conseguenza – permette di investire in innovazione. Nel 2019 Ferrajoli ha investito in Macingo “già profittevole con ricavi superiori al milione di euro” e in GoVolt “perché è un’azienda giovane, interamente guidata dallo studio dei dati. E’ fantastica: diventerà una vera mobility company perché dopo i monopattini arriverà altro”.

Macingo è una start up calabrese che si ispira un po’ a Uber e un po’ a BlaBlaCar solo che il core business non è il trasporto delle persone, ma quello delle merci: su e giù per l’Italia. Per il resto il servizio funziona più o meno allo stesso modo, tutto online attraverso una piattaforma che mette in rete le aziende di trasporto e chi ha bisogno di ricevere o consegnare merci di ogni tipo: dagli alimentari all’abbigliamento; dalle moto alle carpenteria.
L’idea di Macingo è quella di ridurre al minimo i viaggi a vuoto dei camion che spesso dopo aver completato la loro consegna rientrano alla base senza carico. In questo modo si possono ridurre al massimo gli sprechi permettendo al trasportatore di guadagnare di più consumando di meno e a chi deve consegnare di spendere meno, riducendo l’inquinamento permettendo a tante aziende del settore di riposizionarsi. GoVolt, invece, “era una società che noleggiava motorini, poi con il suo approccio ditigale si è trasformata e continuerà a farlo. Magari arriveremo al peer to peer sulle auto dei privati: chi va in vacanza in treno o in aereo potrebbe mettere la sua macchina a disposizione di altri anziché lasciarla parcheggiata per una o due settimane”.
A muovere tutto è la speranza di ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente con la convinzione che l’efficienza possa aumentare con la riduzione dei mezzi in circolazione: “La chiave del successo – spiega l’imprenditore – è la capacità di far funzionare l’intero ecosistema. Penso, per esempio, ai furgoni elettrici che di notte si muovono per riparare o sistemare motorini e monopattini e sarà sempre di più lo stesso con i camion. Noi ci stiamo attrezzando proprio per questo”. Anche perché insieme alla guida autonoma, l’ecosostenibilità è la più grande sfida del settore. Gli standard Ue impongono di ridurre le emissioni del 35% entro il 2030: un obiettivo quasi impossibile per molti dei costruttori in gioco. Motivo per cui sarà probabile assistere a nuove aggregazioni. E Mecar vuole giocare un ruolo di primo piano all’interno del nuovo ecosistema.

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