Una rete di movimenti ecologisti si è data ritrovo due settimane fa a
Barcellona per tessere alleanze e strategie contro gli aerei, che, secondo
loro, sono una delle cause di inquinamento meno considerate
Sono trenta. Entrano nella grande hall dell’edificio bianco e azzurro.
Avanzano in gruppo, si dispongono in fila, spiegano di fronte a loro un grosso
striscione con scritto «Stop ampliazione dell’aeroporto», lo appoggiano a terra
e si siedono. Aprono alcuni trolley e estraggono cartelli con scritto «Stop al
cambio climatico». Hanno addosso tute rosse e maschere, forse ispirati alla
famosa serie di Netflix La casa di carta. Ma non sono attori e
questo non è un flashmob: sono solo alcuni membri della piattaforma
internazionale StayGrounded (Restiamo
a terra).
LA PROTESTA È STATA LA PARTE più visibile del congresso che hanno
svolto a Barcellona, dove più di 200 ecoattivisti hanno partecipando per
reclamare la riduzione dei voli (per loro uno dei trasporti più inquinanti) e
per potenziare una mobilità più sostenibile. Una rete nata nel 2016 a Vienna,
ben lontana dalla capitale catalana.
LA SCELTA DI BARCELLONA come città per svolgere il primo
congresso non è casuale. Infatti negli ultimi anni la città di Gaudí è
diventata anche il simbolo del sovraffollamento turistico. Basta guardare le
cifre. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (Ine) nel 2018 dei
quasi 83 milioni di turisti stranieri, circa un quarto del totale, è andato a
in Catalogna.
L’82% È ARRIVATO VIA AEREO (secondo StayGrounded). Una tendenza che
è valida per tutto il territorio spagnolo: sempre per l’Ine sono circa 67
milioni i turisti che hanno preferito viaggiare in aereo per raggiungere la
Spagna durante le proprie vacanze, ossia circa un 80% del totale. E a
Barcellona il turismo non ha mai smesso di crescere: dai circa 3 milioni di
turisti nel 1993 si è raggiunta la cifra record di più di 9 milioni l’anno
scorso. Un aumento vertiginoso del 22% negli ultimi 5 anni.
Anche per questo l’aeroporto Josep Tarradellas-El Prat di Barcellona è così
diventato il settimo in Europa. Nel mese di giugno scorso ha registrato circa
5,1 milioni di passeggeri, equivalente a un 6,2% in più rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente, battendo così ogni record.
UNA CRESCITA CHE NON SEMBRA destinata a fermarsi. Infatti, il
Ministero dello Sviluppo spagnolo e Aena, l’ente nazionale che controlla gli
aeroporti dello stato spagnolo, vogliono espanderlo ulteriormente. Il progetto
permetterebbe di raggiungere una capacità di 70 milioni di passeggeri l’anno
(circa 20 milioni di passeggeri in più del 2018), collegandolo con l’aeroporto
di Girona (a circa 100km di distanza) tramite nuove infrastrutture. Questo
aumento del 40% del traffico aereo è il motivo della protesta degli
ecoattivisti.
StayGrounded, nel suo dettagliato report L’illusione del turismo verde,
porta dati sconosciuti a molti. Dal 1990 al 2010 le emissioni globali di CO2
sono aumentate di circa il 25%, ma quelle legate all’aviazione internazionale
sono cresciute del 70% nello stesso periodo preso in esame. Un aumento senza
dubbio superiore rispetto ad altri settori dell’economia. Se si stima che il
numero degli aeromobili raddoppierà nei prossimi 20 anni, la cosa implica un
aumento delle emissioni del gas serra (direttamente generate dall’aviazione) da
quattro a otto volte.
MAGDALENA HEUWIESERE È UNA DELLE FONDATRICI di StayGrounded. É
arrivata al congresso viaggiando in treno, assieme ad altri. È critica rispetto
l’utilizzo del concetto flygskam, la «vergogna di volare», il termine svedese
popolarizzato per alcuni movimenti che si oppongono all’uso dell’aereo come
mezzo di trasporto.
Secondo Heuwiesere «non è una responsabilità individuale, ma una questione
di lotta collettiva». Anche perché, spiega, «volare è una attività totalmente
normale nella nostra società. Viene spinta dalle offerte dei voli low cost,
perché il prezzo è quello che si considera principalmente. Ma ogni istante,
almeno mezzo milione di persone sorvolano lo spazio aereo, e tutto ciò ha un
tremendo impatto sull’ambiente».
COME SPIEGA SARA Mingorria, membro di StayGrounded e Ricercatrice
presso il gruppo di Economia Ecologica ed Ecologia Politica dell’Istituto di
Scienza Tecnologia Ambientale (Icta), un centro di ricerca legato
all’Università Autonoma di Barcellona, «i voli regolari consumano
principalmente cherosene, un ottimo distillato del petrolio, che resiste ai
cambi di temperatura. Il problema è che non solo inquina il combustibile, ma
anche l’estrazione».
E la questione non è solo il cherosene, come sottolinea Mingorría: «Se
anche si volesse solo cambiare il combustibile, la cosa comporterebbe il
rinnovo della flotta e la sostituzione dei materiali, cosa che provocherebbe un
effetto rimbalzo, a livello globale, che aumenterebbe i costi».
É anche vero che «c’è una disuguaglianza e ingiustizia climatica legato
alle limitazioni economiche, perché non tutti viaggiano così spesso e per lo
stesso motivo». Lo spiegano in maniera chiara nel report: «Nel Regno unito,
circa il 15% dei viaggiatori prende quasi il 70% dei voli. Gli studi dimostrano
che questi viaggiatori frequenti sono ricchi».
NON SOLO. Dall'Icta affermano che «abbiamo un problema di scala»: l’aereo inquina
molto di più del treno. E si può calcolare facilmente tramite il comparatore
Ecopassenger, che informa sulla quantità di sostanze inquinanti rilasciate in
funzione del viaggio. Se consideriamo un viaggio da Milano a Barcellona, in aereo
rilascia circa 137kg di CO2 nell’atmosfera, mentre in treno la cifra si riduce
fino a solo 24kg, circa 6 volte in meno. Ma secondo i dati del Term2014
dell’Agenzia dell’Ambiente Europea la differenza arriva a circa 18 volte.
CERCANDO DI UNIRE TUTTI I DIFFERENTI FRONTI, i partecipanti alla
conferenza hanno portato anche una serie di proposte, come una tassa per i
«viaggiatori frequenti» che sia in funzione della quantità dei voli presi.
Ma sono le parole il giornalista scientifico Daniel Arbós ad essere lapidarie:
«Dobbiamo cambiare mentalità e iniziare a puntare sulla decrescita turistica e
ridurre il numero di aerei per giornalisti».
E anche per questo motivo, la lotta di StayGrounded, sembra essere solo
cominciata.
il manifesto, BARCELLONA,
01.07.2019
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