martedì 6 agosto 2019

A Barcellona l’allarme di «StayGrounded»: «L’aereo inquina troppo, usiamo il treno» - Victor Serri




Una rete di movimenti ecologisti si è data ritrovo due settimane fa a Barcellona per tessere alleanze e strategie contro gli aerei, che, secondo loro, sono una delle cause di inquinamento meno considerate
Sono trenta. Entrano nella grande hall dell’edificio bianco e azzurro. Avanzano in gruppo, si dispongono in fila, spiegano di fronte a loro un grosso striscione con scritto «Stop ampliazione dell’aeroporto», lo appoggiano a terra e si siedono. Aprono alcuni trolley e estraggono cartelli con scritto «Stop al cambio climatico». Hanno addosso tute rosse e maschere, forse ispirati alla famosa serie di Netflix La casa di carta. Ma non sono attori e questo non è un flashmob: sono solo alcuni membri della piattaforma internazionale StayGrounded (Restiamo a terra).

LA PROTESTA È STATA LA PARTE più visibile del congresso che hanno svolto a Barcellona, dove più di 200 ecoattivisti hanno partecipando per reclamare la riduzione dei voli (per loro uno dei trasporti più inquinanti) e per potenziare una mobilità più sostenibile. Una rete nata nel 2016 a Vienna, ben lontana dalla capitale catalana.

LA SCELTA DI BARCELLONA come città per svolgere il primo congresso non è casuale. Infatti negli ultimi anni la città di Gaudí è diventata anche il simbolo del sovraffollamento turistico. Basta guardare le cifre. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (Ine) nel 2018 dei quasi 83 milioni di turisti stranieri, circa un quarto del totale, è andato a in Catalogna.

L’82% È ARRIVATO VIA AEREO (secondo StayGrounded). Una tendenza che è valida per tutto il territorio spagnolo: sempre per l’Ine sono circa 67 milioni i turisti che hanno preferito viaggiare in aereo per raggiungere la Spagna durante le proprie vacanze, ossia circa un 80% del totale. E a Barcellona il turismo non ha mai smesso di crescere: dai circa 3 milioni di turisti nel 1993 si è raggiunta la cifra record di più di 9 milioni l’anno scorso. Un aumento vertiginoso del 22% negli ultimi 5 anni.
Anche per questo l’aeroporto Josep Tarradellas-El Prat di Barcellona è così diventato il settimo in Europa. Nel mese di giugno scorso ha registrato circa 5,1 milioni di passeggeri, equivalente a un 6,2% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, battendo così ogni record.

UNA CRESCITA CHE NON SEMBRA destinata a fermarsi. Infatti, il Ministero dello Sviluppo spagnolo e Aena, l’ente nazionale che controlla gli aeroporti dello stato spagnolo, vogliono espanderlo ulteriormente. Il progetto permetterebbe di raggiungere una capacità di 70 milioni di passeggeri l’anno (circa 20 milioni di passeggeri in più del 2018), collegandolo con l’aeroporto di Girona (a circa 100km di distanza) tramite nuove infrastrutture. Questo aumento del 40% del traffico aereo è il motivo della protesta degli ecoattivisti.
StayGrounded, nel suo dettagliato report L’illusione del turismo verde, porta dati sconosciuti a molti. Dal 1990 al 2010 le emissioni globali di CO2 sono aumentate di circa il 25%, ma quelle legate all’aviazione internazionale sono cresciute del 70% nello stesso periodo preso in esame. Un aumento senza dubbio superiore rispetto ad altri settori dell’economia. Se si stima che il numero degli aeromobili raddoppierà nei prossimi 20 anni, la cosa implica un aumento delle emissioni del gas serra (direttamente generate dall’aviazione) da quattro a otto volte.

MAGDALENA HEUWIESERE È UNA DELLE FONDATRICI di StayGrounded. É arrivata al congresso viaggiando in treno, assieme ad altri. È critica rispetto l’utilizzo del concetto flygskam, la «vergogna di volare», il termine svedese popolarizzato per alcuni movimenti che si oppongono all’uso dell’aereo come mezzo di trasporto.
Secondo Heuwiesere «non è una responsabilità individuale, ma una questione di lotta collettiva». Anche perché, spiega, «volare è una attività totalmente normale nella nostra società. Viene spinta dalle offerte dei voli low cost, perché il prezzo è quello che si considera principalmente. Ma ogni istante, almeno mezzo milione di persone sorvolano lo spazio aereo, e tutto ciò ha un tremendo impatto sull’ambiente».

COME SPIEGA SARA Mingorria, membro di StayGrounded e Ricercatrice presso il gruppo di Economia Ecologica ed Ecologia Politica dell’Istituto di Scienza Tecnologia Ambientale (Icta), un centro di ricerca legato all’Università Autonoma di Barcellona, «i voli regolari consumano principalmente cherosene, un ottimo distillato del petrolio, che resiste ai cambi di temperatura. Il problema è che non solo inquina il combustibile, ma anche l’estrazione».
E la questione non è solo il cherosene, come sottolinea Mingorría: «Se anche si volesse solo cambiare il combustibile, la cosa comporterebbe il rinnovo della flotta e la sostituzione dei materiali, cosa che provocherebbe un effetto rimbalzo, a livello globale, che aumenterebbe i costi».
É anche vero che «c’è una disuguaglianza e ingiustizia climatica legato alle limitazioni economiche, perché non tutti viaggiano così spesso e per lo stesso motivo». Lo spiegano in maniera chiara nel report: «Nel Regno unito, circa il 15% dei viaggiatori prende quasi il 70% dei voli. Gli studi dimostrano che questi viaggiatori frequenti sono ricchi».

NON SOLO. Dall'Icta affermano che «abbiamo un problema di scala»: l’aereo inquina molto di più del treno. E si può calcolare facilmente tramite il comparatore Ecopassenger, che informa sulla quantità di sostanze inquinanti rilasciate in funzione del viaggio. Se consideriamo un viaggio da Milano a Barcellona, in aereo rilascia circa 137kg di CO2 nell’atmosfera, mentre in treno la cifra si riduce fino a solo 24kg, circa 6 volte in meno. Ma secondo i dati del Term2014 dell’Agenzia dell’Ambiente Europea la differenza arriva a circa 18 volte.

CERCANDO DI UNIRE TUTTI I DIFFERENTI FRONTI, i partecipanti alla conferenza hanno portato anche una serie di proposte, come una tassa per i «viaggiatori frequenti» che sia in funzione della quantità dei voli presi.
Ma sono le parole il giornalista scientifico Daniel Arbós ad essere lapidarie: «Dobbiamo cambiare mentalità e iniziare a puntare sulla decrescita turistica e ridurre il numero di aerei per giornalisti».
E anche per questo motivo, la lotta di StayGrounded, sembra essere solo cominciata.

il manifestoBARCELLONA, 01.07.2019


Nessun commento:

Posta un commento