TripAdvisor favorisce le
violazioni israeliane dei diritti umani in Cisgiordania - Amnesty
International
Per molte persone nel mondo stanno per
cominciare le vacanze estive, e molti si connettono a Airbnb, Booking.com,
Expedia o TripAdvisor senza pensare ad altro.
Solo in pochi si rendono conto che,
oltre ad aiutare i vacanzieri a prenotare soggiorni sulle spiagge, viaggi nelle
città, alberghi a buon prezzo e voli scontati, queste compagnie incrementano il
turismo nelle colonie israeliane che violano la legge internazionale,
contribuendo così a un sistema di discriminazione istituzionalizzata e alle
violazioni dei diritti umani sofferte da centinaia di migliaia di Palestinesi.
Nel mio lavoro di attivista di Amnesty
International su Imprese e Diritti Umani, ho constatato in prima persona queste
conseguenze in una visita che ho fatto l’anno scorso al villaggio di Khirbet
Susiya durante un viaggio nei Territori Palestinesi Occupati (TPO).
Le donne della famiglia Nawaja mi
accolsero nella loro casa (una grande tenda in stile beduino) e mi raccontarono
la loro storia tra una tazza e l’altra di the dolce e in mezzo alle voci dei
bambini che giocavano. Mi descrissero come un insediamento israeliano e un sito
turistico archeologico, con l’impresa di affari connessa, avevano devastato la
vita di un’intera comunità palestinese.
Khirbet Susiya, che ospita circa 300
Palestinesi, è un piccolo villaggio nelle Colline a Sud di Hebron, nella parte
meridionale della Cisgiordania. Girando per il villaggio, mi colpì innanzitutto
la povertà degli abitanti. La maggior parte vive in precarie baracche
appoggiate su pali di legno o in tende coperte di polvere. A solo un chilometro
di distanza nell’arido paesaggio circostante, si trova l’insediamento
israeliano di Susya. Questa tranquilla cittadina di 1000 abitanti mi ricordava
i ricchi suburbi dell’Occidente che sono così spesso l’immagine della
diseguaglianza.
Susya fu fondata nel 1983 su terreni che
appartenevano ai Palestinesi di Khirbet Susiya, sloggiando una comunità che era
vissuta per decenni attorno alle rovine dell’antica Susya e nei campi coltivati
circostanti. Nel 1986 le autorità israeliane dichiararono che le rovine e le
terre del villaggio erano un sito archeologico e
trasferirono con la forza tutti gli abitanti palestinesi. L’espropriazione
della comunità palestinese e la fondazione dell’insediamento sono crimini di
guerra; l’esistenza stessa dell’insediamento è una violazione del diritto
internazionale.
Il sito archeologico in questione, oltre
ad una cantina e a un vigneto all’interno della colonia di Susya, sono elencati
da TripAdvisor come attrazioni turistiche. Il centro visitatori al sito
archeologico vende prodotti agricoli ed oggetti coltivati o confezionati dai
coloni nell’insediamento e nella zona circostante, come vino, liquori, erbe
aromatiche, miele, cioccolato, olio di oliva, creme e oggetti artigianali.
Facendo promozione a questi siti per i
turisti di tutto il mondo, TripAdvisor ricava un profitto dall’incremento che
dà all’economia di un insediamento costruito su terra rubata e che è causa di
violazioni dei diritti umani a danno dei Palestinesi.
Alle famiglie sfrattate da Khirbet
Susiya non furono offerte né sistemazioni alternative né indennizzi. Per la
maggior parte si spostarono nei villaggi vicini, ma la famiglia Nawaja decise
di restare nella zona, vivendo tra l’insediamento israeliano e il sito
archeologico.
La comunità ha perduto larghe fasce di
terra coltivabile e ha dovuto ridurre la dimensione delle sue greggi che sono
una delle principali fonti di reddito. Le autorità israeliane si sono rifiutate
di allacciare il villaggio all’acqua, all’elettricità e alle fognature,
costringendo gli abitanti a pagare l’acqua che viene portata con autobotti. Per
contro, gli abitanti del vicino insediamento hanno un’abbondante fornitura
d’acqua e persino una piscina pubblica.
I Palestinesi di Khirbet Susiya vivono
anche sotto la continua minaccia che la loro casa o le loro proprietà possano
essere demolite in qualunque momento, poiché sono stati costretti a costruire
senza permessi, che vengono sistematicamente negati loro dalle autorità
israeliane. Chi abita in una casa che ha già avuto un ordine di demolizione
vive in uno stato di ansia continua. Molti ne risentono dal puto di vista
psicologico. Di notte un bulldozer potrebbe distruggere tutto. I bambini vivono
sotto la paura, come mi ha detto Fatma, una delle donne che mi hanno ospitato,
che ha due figli e fa l’assistente sociale.
Devono anche affrontare sistematiche
violenze e molestie da parte dei coloni israeliani che vandalizzano e
danneggiano sistematicamente olivi, alberi e altre proprietà palestinesi, fanno
volare droni sopra le loro tende per intimidirli e li attaccano fisicamente e
verbalmente.
Ola, che ha tre figlie, racconta che
quando le bambine avevano rispettivamente 7, 12 e 13 anni erano state attaccate
da due coloni che le avevano prese a sassate mentre tornavano da scuola. “Qui
nel villaggio, le mamme hanno paura che i bambini vadano fuori dalla strada
asfaltata perché potrebbero essere attaccati dai coloni.” E la figlia maggiore
aggiunge: “Non mi piace andare a scuola per via dei coloni. Sono sempre armati
e sono anche più pericolosi dei soldati.”
A un anno dalla mia visita a Khirbet
Susiya e alla zona circostante, TripAdvisor continua a pubblicizzare le due
attrazioni turistiche di Susya legate all’insediamento, malgrado le ben
documentate e continue violazioni dei diritti umani da loro causate. Così
facendo, TripAdvisor continua deliberatamente a contribuire a queste violazioni
e ne trae un profitto.
Le imprese hanno la responsabilità di
rispettare i diritti umani e di adeguarsi alla legge internazionale in
qualunque parte del mondo si trovino ad operare. Non devono causare o
contribuire ad alcuna violazione e hanno anzi il dovere di opporsi a tali
violazioni.
Ciononostante, gli appelli che Amnesty
International ha rivolto a TripAdvisor affinché smetta di pubblicizzare
attrazioni che si trovano in insediamenti illegali come Susya, sono stati
ignorati.
È molto difficile mettere di fronte alle
loro responsabilità delle potenti corporazioni, e dubito che questo piccolo
articolo da solo possa convincere TripAdvisor o altre compagnie di prenotazioni
a cambiare il loro comportamento. Ma spero che possa almeno contribuire a
orientare le scelte di vacanze di chi lo legge, e spero che grazie a un attivismo
collettivo si possa una buona volta porre fine alle violazioni israeliane dei
diritti umani ai danni dei Palestinesi nei TPO.
Intanto, gli abitanti di Khirbet Susiya
si sono impegnati a continuare la loro lotta per la sopravvivenza. Come mi ha
detto Ola: “Questa è la nostra terra e non la lasceremo. Loro distruggeranno e
noi ricostruiremo, ma rimarremo qui.”
Amnesty International invita il personale
di TripAdvisor a protestare contro il sostegno alle colonie illegali israeliane
dato dalla compagnia.
Amnesty International ha fatto appello
agli impiegati di TripAdvisor affinché usino ogni loro potere per far sì che la
compagnia smetta di trarre profitto da crimini di guerra includendo nei suoi
elenchi attrazioni turistiche e proprietà che si trovano negli insediamenti
israeliani illegali nei Territori Palestinesi Occupati (TPO).
In una lettera aperta indirizzata al
personale di TripAdvisor, Amnesty International ricorda che gli insediamenti
hanno avuto un impatto devastante sui diritti umani dei Palestinesi, con decine
di migliaia di case demolite e un gran numero di Palestinesi sfrattati con la forza
per far posto alle costruzioni israeliane, in flagrante violazione della legge
internazionale, a partire dall’occupazione israeliana della Cisgiordania,
compresa Gerusalemme Est, nel 1967.
“La politica israeliana di insediare
suoi cittadini su terre palestinesi rubate in un territorio occupato è un
crimine di guerra. Promuovendo il turismo in questi insediamenti illegali,
TripAdvisor li aiuta a incrementare la loro economia e contribuisce all’immensa
sofferenza dei Palestinesi che sono stati sradicati dalla loro terra, hanno
avuto le loro case distrutte e le loro risorse naturali saccheggiate ad uso
delle colonie,” ha detto Mark Dummett, responsabile di Imprese e Diritti Umani
ad Amnesty International.
“Per mantenere ed espandere gli
insediamenti illegali, Israele impone un sistema di discriminazione
istituzionalizzata e di violazioni dei diritti umani ai danni dei Palestinesi,
trasformando la loro vita quotidiana in una battaglia continua. Invitiamo tutti
coloro che lavorano per TripAdvisor a schierarsi per i diritti umani e unirsi a
noi per chiedere che la compagnia rimuova dalle sue liste tutte le colonie e le
attrazioni connesse con le colonie nei TPO. I crimini di guerra non sono
attrazioni turistiche.”
Nel gennaio scorso, Amnesty
International ha pubblicato Destinazione: Occupazione,
un’inchiesta su come le compagnie di prenotazioni attirano il turismo nelle
colonie illegali israeliane, contribuendo così alla loro espansione, al loro
mantenimento e alla loro normalizzazione. Si è visto che TripAdvisor, uno dei
siti turistici online più visitati dai turisti stranieri in Israele, elenca più
di 70 diverse attrazioni, visite, caffè, hotel e appartamenti in affitto nei
vari insediamenti dei TPO.
La lettera aperta è stata inviata ai
dipendenti di TripAdvisor a seguito della rispostadella
compagnia all’inchiesta di Amnesty International, in cui TripAdvisor sembra
suggerire che non rientra tra le responsabilità della compagnia quella di
interrompere le sue attività promozionali per le colonie israeliane o altre
entità che violano la legge internazionale.
(Per ulteriori informazioni sulla
campagna di Amnesty International affinché TripAdvisor smetta di elencare o
promuovere attrazioni e imprese che si trovano nelle colonie illegali dei
TPO, cliccare qui)
Traduzione di Donato Cioli
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