martedì 16 luglio 2019

Piantiamo alberi, ovunque - Maria Rita D'Orsogna



Il metodo migliore per combattere i cambiamenti climatici? Piantare miliardi di alberi in tutto il mondo. Non è la prima volta che si parla del potere benefico degli alberi, in questo pianeta i cui ritmi e gli equilibri naturali cambiano troppo in fretta, ma è importante continuare a sottolineare questo fatto, specie in Italia, dova pare che abbattere alberi sia diventato lo spot nazinale. E non solo piantare alberi è il metodo migliore per fermare i cambiamenti climatici, ma è anche quello più economico. Impianti per sequestrare la CO2? Carbon Tax? Accordi internazionali? No, la risposta è piantare alberi!
La litania è lunga: gli alberi crescono e assorbono CO2 i cui livelli aumentano sempre più su questi pianeta. Se ci fosse un programma mondiale per la piantumazione degli alberi, molte cose potrebbero migliorare. Sulla terra ci sono circa 1,7 miliardi di ettari senza alberi, l’equivalente della superficie totale di Usa e Cina assieme. Si potrebbero qui piantare alberelli nativi, che crescono in modo naturale, senza troppi accorgimenti, e senza soldi per la loro cura. La stima è che ci vorrebbero trenta centesimi ad albero se si scelgono le specie giuste. Si potrebbero riforestare zone tropicali, si potrebbero piantare più alberi nei pascoli, nelle città, lungo le strade.

Il numero di 1,7 miliardi di ettari su cui si potrebbero piantare alberi arriva dall’analisi di circa 80.000 immagini ad alta risoluzione da Google Earth. Sistemi di intelligenza artificiale hanno poi messo assieme le foto con dieci tipi diversi di terriccio, topografia e clima per creare una mappa di dove gli alberi possano crescere meglio. L’analisi mostra che circa 8,7 miliardi di ettari di terra possono sostenere una foresta, e che circa 5,5 miliardi già hanno alberi. Di quel che resta, circa 3.2 miliardi di ettari senza alberi, 1,5 ettari sono usati per agricoltura intensiva e appunto, 1,7 miliardi di terreno sparsamente “verdeggiante”.
La riforestazione dunque, urbana e selvaggia, su questi terreni è il metodo migliore per abbassare i livelli di CO2, dice Tom Crowther dell’ETH di Zurigo, l’autore principale dello studio che ha pubblicato su Science. La riforestazione aiuterà a fermare i cambiamenti climatici e aiuterà a contenere i danni provocati dalle emissioni dalle fonti fossili.
Ottobre 2015: domenica salentina di disobbedienza in difesa degli ulivi
Certo ci vorranno anni per una riforestazione completa, ma a volerlo sarebbe il modo ottimale. Intanto, non ci vogliono grandi ordini dall’alto o la costruzione di mega impianti. Basta solo volerlo. Tutti possiamo piantare alberi, arrabbiarci con i nostri comuni quando vogliono abbatterne, partecipare o organizzare eventi di riforestazione nei campi abbandonati, gettare semi. I siti ottimali che sono stati identificati da Crowther dell’ETH si trovano in Russia, Canada, Cina, Usa, Brasile e Australia. In realtà iniziative di piantumazione esistono già a livello globale, incluso il Bonn Challenge, appoggiato da quarantotto paesi che si pone l’obiettivo si ripiantare trecentocinquanta milioni di ettari di foresta entro il 2030. Ma si può fare molto di più secondo Crowther. In cima alla sua lista c’è il Brasile. Crowther dice che gli alberi possono essere piantati vicino a piantagioni di caffè e di frutta creando “agro-foreste”.
Sul pianeta ci sono tre trilioni di alberi la metà di quanto ce ne fossero prima dell’arrivo 
dell’uomo. Abbiamo molta strada da fare.

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