Come ne Il fascino discreto
della borghesia, grande capolavoro di Luis Buñuel, il rapporto
della Sardegna con la gestione dei propri rifiuti rivela
aspetti decisamente surreali e grotteschi.
Nel dicembre 2018 l’allora Assessore regionale
della difesa dell’ambiente Donatella Emma Ignazia Spano vantava con una punta
d’orgoglio i risultati della Sardegna nella raccolta differenziata
dei rifiuti: l’Isola è sesta nella classifica nazionale della raccolta differenziata,
con il 63% di raccolta differenziata rispetto ai rifiuti prodotti, dopo il
Veneto (al 72,9%), il Trentino Alto Adige, la Lombardia, il Friuli e l’Emilia
Romagna.
Sì, è un bel risultato, ma non tiene
minimamente conto di una realtà diffusissima in tutta la regione, l’abbandono dei rifiuti. A Cagliari,
con il vecchio sistema di raccolta differenziata dei “cassonetti”, i dati
ufficiali del catasto rifiuti I.S.P.R.A. indicavano
un lento calo della percentuale della raccolta differenziata dei
rifiuti 88-90 mila tonnellate all’anno) dal 34,15% del 2011 al 28,87% del 2017.
In poco tempo, con il nuovo sistema
di raccolta differenziata “porta a porta”, la percentuale è
salita dal 29% dell’aprile 2018 al 64% del maggio 2019. Un
bel successo, innegabile, tuttavia, con l’estensione progressiva del nuovo
sistema di raccolta differenziata al centro storico e alle periferie, sono
aumentati esponenzialmente i roghi di rifiuti, da Pirri a Mulinu Becciu,da San Michele a Sant’Elia.
Nessun complotto, come pur
si dubita, ma un banale dato di fatto: le migliaia di evasori della TARI,
la tassa sui rifiuti, non hanno diritto ai
contenitori per la raccolta differenziata “porta a porta” e buttano i rifiuti
per strada, dove – prima o poi – qualcunoli elimina con
il fuoco.
Tant’è, con tutti i gravi problemi
ambientali e sanitari che ne derivano. Un bel successo degradato da
un aspetto della metodologia di raccolta differenziata non adeguatamente
considerato. Surreale, ma vero. Pur dovendo intensificare la
lotta all’evasione della TARI, si tratta di un aspetto assolutamente da
rivedere (per esempio, realizzando e mantenendo alcune “isole ecologiche” nei
vari quartieri), se non si vuol vedere la città ridotta a una terra dei
fuochi. A questo si somma l’eterna inciviltà di troppa gente, mai
abbastanza sanzionata.
Elemento, quest’ultimo, da non
sottovalutare, come dimostra la realtà isolana. Da Pratobello, fra Fonni e
Orgosolo, a Mores, dal parco Europa di Quartu S.
Elena a S.Agostino di Alghero, sono
infiniti le campagne, i cigli stradali, i parchi pubblici allietati da cumuli di rifiuti
sistematicamente abbandonati pressochè impunemente da cafoni e
incivili. Finora non si sono avvertiti miglioramenti e solo puntuali
esposti alle amministrazioni pubbliche competenti portano a una (temporanea)
bonifica ambientale.
Lungo le strade gli obblighi di pulizia e di decoro
ambientale competono ai titolari e ai concessionari della rete viaria (art. 14 del decreto
legislativo n. 285/1992 e s.m.i.), mentre per i terreni contigui e le
campagne sono compiti dei soggetti pubblici e privati proprietari (art. 192
del decreto legislativo n.
152/2006 e s.m.i.), come rammentato anche da una circolare assessoriale
dell’ottobre 2012.
Non sono esenti da compiti anche
gli amministratori locali: la recente sentenza Corte cass.,
Sez. III, 15 novembre 2018, n. 51576 ha affermato che, nell’ordinamento
delle Autonomie locali, pur sussistendo una netta distinzione fra i poteri
d’indirizzo politico-amministrativo di competenza dei vertici istituzionali e i
poteri gestionali attribuiti ai dirigenti o ai responsabili
tecnico-amministrativi dei servizi (art.107del decreto
legislativo n. 267/2000 e s.m.i.), non è certo escluso il dovere di
attivazione da parte del sindaco di un Comune quando siano note situazioni che
pongano in pericolo l’ambiente e/o la salute dei cittadini, non derivanti da
fatti contingenti e occasionali.
Un esempio eclatante è dato dalla
località di Sa Muxiurida, nelle campagne di Selargius. Un
vero e proprio far west dei rifiuti. In proposito
il Corpo forestale e divigilanza ambientale ha fornito (nota prot. n. 77011
del 3 dicembre 2018) gli imponenti numeri dell’attività svolta:
*attività in campo penale: n. 23 sequestri
preventivi per discarica abusiva (2010-2018), n. 4 sequestri di
automezzi pesanti per traffico illecito di rifiuti, n. 22 persone indagate;
*attività in campo amministrativo:
n. 14 violazioni amministrative (2015-2018), n. 22 segnalazioni al
sindaco di Selargius per l’emanazione di provvedimenti di bonifica ambientale (art. 192
del decreto legislativo n.
152/2006 e s.m.i.).
Sono numeri che fanno
comprendere come vi sia una vera e propria lucrosa attività organizzata
di gestione dei rifiuti parallela a quella legale per ragioni
legate al risparmio economico nello smaltimento di rifiuti speciali e non
(detriti, pneumatici, mobili, vernici, rottami, ecc.), prima depositati, poi
bruciati.
Un’attività illecita, sanzionata in
particolare ai sensi degli artt. 255 (divieto di abbandono di rifiuti) e 256
(attività di gestione di rifiuti non autorizzata) del decreto legislativo n.
152/2006 e s.m.i., nonché 674 del codice penale, che va stroncata con
adeguata attività di vigilanza predisposta dal Comune e provvedimenti della
magistratura se non vogliamo che le campagne di Selargius siano destinate a
diventare una permanente discarica a cielo aperto, con tutte le ovvie conseguenze
ambientali e sanitarie.
E’ fondamentale, quindi, l’attività
di sensibilizzazione dei cittadini e un efficiente servizio di raccolta e
gestione dei rifiuti, ma davanti a vere e proprie attività criminali di smaltimento
illecito dei rifiuti di ogni genere non può mancare la giusta risposta preventiva e
repressiva di amministrazioni pubbliche e magistratura.
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