giovedì 18 luglio 2019

Il fascino discreto dell’aliga - Stefano Deliperi


Come ne Il fascino discreto della borghesia, grande capolavoro di Luis Buñuel, il rapporto della Sardegna con la gestione dei propri rifiuti rivela aspetti decisamente surreali e grotteschi.
Nel dicembre 2018 l’allora Assessore regionale della difesa dell’ambiente Donatella Emma Ignazia Spano vantava con una punta d’orgoglio i risultati della Sardegna nella raccolta differenziata dei rifiuti: l’Isola è sesta nella classifica nazionale della raccolta differenziata, con il 63% di raccolta differenziata rispetto ai rifiuti prodotti, dopo il Veneto (al 72,9%), il Trentino Alto Adige, la Lombardia, il Friuli e l’Emilia Romagna.
Sì, è un bel risultato, ma non tiene minimamente conto di una realtà diffusissima in tutta la regione, l’abbandono dei rifiuti. A Cagliari, con il vecchio sistema di raccolta differenziata dei “cassonetti”, i dati ufficiali del catasto rifiuti I.S.P.R.A. indicavano un lento calo della percentuale della raccolta differenziata dei rifiuti 88-90 mila tonnellate all’anno) dal 34,15% del 2011 al 28,87% del 2017.
In poco tempo, con il nuovo sistema di raccolta differenziata “porta a porta”, la percentuale è salita dal 29% dell’aprile 2018 al 64% del maggio 2019. Un bel successo, innegabile, tuttavia, con l’estensione progressiva del nuovo sistema di raccolta differenziata al centro storico e alle periferie, sono aumentati esponenzialmente i roghi di rifiuti, da Pirri a Mulinu Becciu,da San Michele a Sant’Elia.
Nessun complotto, come pur si dubita, ma un banale dato di fatto: le migliaia di evasori della TARI, la tassa sui rifiuti, non hanno diritto ai contenitori per la raccolta differenziata “porta a porta” e buttano i rifiuti per strada, dove – prima o poi – qualcunoli elimina con il fuoco.
Tant’è, con tutti i gravi problemi ambientali e sanitari che ne derivano. Un bel successo degradato da un aspetto della metodologia di raccolta differenziata non adeguatamente considerato. Surreale, ma vero. Pur dovendo intensificare la lotta all’evasione della TARI, si tratta di un aspetto assolutamente da rivedere (per esempio, realizzando e mantenendo alcune “isole ecologiche” nei vari quartieri), se non si vuol vedere la città ridotta a una terra dei fuochi. A questo si somma l’eterna inciviltà di troppa gente, mai abbastanza sanzionata.
Elemento, quest’ultimo, da non sottovalutare, come dimostra la realtà isolana. Da Pratobello, fra Fonni e Orgosolo, a Mores, dal parco Europa di Quartu S. Elena a S.Agostino di Alghero, sono infiniti le campagne, i cigli stradali, i parchi pubblici allietati da cumuli di rifiuti sistematicamente abbandonati pressochè impunemente da cafoni e incivili. Finora non si sono avvertiti miglioramenti e solo puntuali esposti alle amministrazioni pubbliche competenti portano a una (temporanea) bonifica ambientale.
Lungo le strade gli obblighi di pulizia e di decoro ambientale competono ai titolari e ai concessionari della rete viaria (art. 14 del decreto legislativo n. 285/1992 e s.m.i.), mentre per i terreni contigui e le campagne sono compiti dei soggetti pubblici e privati proprietari (art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), come rammentato anche da una circolare assessoriale dell’ottobre 2012.
Non sono esenti da compiti anche gli amministratori locali: la recente  sentenza Corte cass., Sez. III, 15 novembre 2018, n. 51576 ha affermato che, nell’ordinamento delle Autonomie locali, pur sussistendo una netta distinzione fra i poteri d’indirizzo politico-amministrativo di competenza dei vertici istituzionali e i poteri gestionali attribuiti ai dirigenti o ai responsabili tecnico-amministrativi dei servizi (art.107del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i.), non è certo escluso il dovere di attivazione da parte del sindaco di un Comune quando siano note situazioni che pongano in pericolo l’ambiente e/o la salute dei cittadini, non derivanti da fatti contingenti e occasionali.
Un esempio eclatante è dato dalla località di Sa Muxiurida, nelle campagne di Selargius. Un vero e proprio far west dei rifiuti. In proposito il Corpo forestale e divigilanza ambientale ha fornito (nota prot. n. 77011 del 3 dicembre 2018) gli imponenti numeri dell’attività svolta:
*attività in campo penale: n. 23 sequestri preventivi per discarica abusiva (2010-2018), n. 4 sequestri di automezzi pesanti per traffico illecito di rifiuti, n. 22 persone indagate;
*attività in campo amministrativo: n. 14 violazioni amministrative (2015-2018), n. 22 segnalazioni al sindaco di Selargius per l’emanazione di provvedimenti di bonifica ambientale (art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Sono numeri che fanno comprendere come vi sia una vera e propria lucrosa attività organizzata di gestione dei rifiuti parallela a quella legale per ragioni legate al risparmio economico nello smaltimento di rifiuti speciali e non (detriti, pneumatici, mobili, vernici, rottami, ecc.), prima depositati, poi bruciati.
Un’attività illecita, sanzionata in particolare ai sensi degli artt. 255 (divieto di abbandono di rifiuti) e 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., nonché 674 del codice penale, che va stroncata con adeguata attività di vigilanza predisposta dal Comune e provvedimenti della magistratura se non vogliamo che le campagne di Selargius siano destinate a diventare una permanente discarica a cielo aperto, con tutte le ovvie conseguenze ambientali e sanitarie.
E’ fondamentale, quindi, l’attività di sensibilizzazione dei cittadini e un efficiente servizio di raccolta e gestione dei rifiuti, ma davanti a vere e proprie attività criminali di smaltimento illecito dei rifiuti di ogni genere non può mancare la giusta risposta preventiva e repressiva di amministrazioni pubbliche e magistratura.

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