Nel 2020 la temperatura media registrata in Russia ha superato di 3,22
gradi quella del periodo 1961-1990, mentre la banchisa artica vede sciogliersi
a grande velocità i ghiacci che la ricoprono almeno d’inverno.
Intanto si constata che le conoscenze delle caratteristiche del permafrost
nell’intera area sono ancora poco conosciute. Sembra non si conoscano le
emissioni di anidride carbonica e di metano durante l’inverno, perchè le
rilevazioni vengono effettuate solo d’estate.
Un altro esempio di informazione incompleta è la valutazione dell’aumento
dei livelli dei mari, poichè mancano le rilevazioni in molti dei paesi
africani. Altre carenze riguardano ancora correnti e temperature delle acque
marine al di sotto dei 2000 metri di profondità
E’ invece ben documentato l’aumento delle emissioni di gas serra causato
dai consumi energetici. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, Aie, nel
2021 le emissioni di gas ad effetto serra causate dalla produzione e dal
consumo di energia supereranno i livilli del periodo precedente all’epidemia, a
causa della ripresa della domanda dicombustibili fossili, in particolare dal
carbone.
Inoltre questa ripresa non sarà compensata da un aumento dell’energia da
fonti rinnovabili, che non hanno ancora raggiunto le dimensioni necessarie.
Intanto una temperatura record di 101 gradi centigradi sottozero è stata
registrata da un satellite mentre sorvolava l’sola di Nauru, nell’oceano
Pacifico, il 29 dicebre 2018.
Dal caldo mare tropicale sottostante si era sollevato un flusso d’aria che
ha superato i venti chilometri di altezza. L’aria ha poi assunto
una forma a incudine, e ha continuato a salire formando una ulteriore
protuberanza. Secondo la fonte qui utilizzata, strutture di questo tipo
producono tempeste estreme al livello del mare, accompagnate da grandinate
violente e da un numero rilevante di fulmini.
Questi eventi sono ovviamenti pericolosi per le persone che vivono
nell’area, ma non sono abbastanza conosciuti a livello delle ricerche.
Infine, dopo oltre 6o anni, il ghiacciaio Muldrow, in Alaska, ha cominciato
a muoversi più rapidamente. Si trova sul lato nord orientale del Monte Denali,
(ex McKinley) che con i suoi 6190 metri è la vetta più alta del Nordamerica.
Questo specie di fiume ghiacciato in certi periodi comincia a muoversi da 50 a
100 volte più velocemente del solito e può avanzare anche di sessanta metri al
giorno.
Il fenomeno è del tutto naturale, poiché nel corso degli anni dell’acqua
rimane intrappolata alla base del ghiacciaio, mentre nella parte superiore si
deposita lentamente sempre più ghiaccio.
Quando la massa ghiacciata supera un certo limite, l’intero ghiacciaio
comincia a scorrere ridistribuendo la sua massa. L’ultima accelerazione
risaliva al 1956, e quindi una ripresa del movimento era attesa.
Invece in futuro si potrebbe modificare l’intera situazione, perché
l’aumento della temperatura potrebbe assottigliare la massa ghiacciata,
rendendola meno in grado di causare l’accelerazione. Il fenomeno quindi
potrebbe non ripetersi più o verificarsi solo ad intervalli maggiori.
Alcuni fenomeni stanno assumendo rilevanza globale e dovranno essere
seguiti con la massima attenzione. Le foreste dell’Africa centrale sono
diventate più vulnerabili e alcuni ricercatori hanno creato una mappa delle
foreste in cinque paesi: Camerun, Gabon, Congo, Repubblica Democratica del
Congo e repubblica Centro africana, analizzando i rischi legati alla pressione
antropogenica e e alla crisi climatica.
Alcune aree sono vulnerabili a entrambe le cause, ad esempio lungo la costa
atlantica. Altre sono in sofferenza o per l’una o per l’altra causa. La foresta
al confine tra Camerun, Congo e Gabon risulta invece in buona salute.
Un’altra mappa è stata creata a livello mondiale per far emergere l’uso di
pesticidi in agricoltura, (erbicidi, fungicidi e insetticidi), inserendo
l’uso di 92 sostanze attive in 168 paesi.
Il 64 per cento della superficie agricola totale – oltre 24 milioni di
chilometri quadrati – è a rischio di inquinamento per l’uso di più di una
sostanza, mentre il 31% è considerato ad alto rischio. In Europa i paesi con la
superficie a rischio più ampia sono la Russia, l’Ucraina e la Spagna.
In Asia i paesi a rischio più elevato sono la Cina e il Kazakistan.
Le zone critiche a rischio più elevato di un inquinamento da pesticidi sono in
sette paesi, Sudafrica, Cina, India, Australia, Argentina, Messico ed Ecuador.
Anche nelle analisi internazionali più accurate vi è un aspetto che viene
quasi sempre trascurato, il suolo, un ecosistema che pure rappresenta un
importante serbatoio di carbonio.
Riportiamo i dati essenziali di un articolo di grande interesse (F.
Bilotta, “il suolo è l’ecosistema decisivo contro il risaldamento globale,
L’ExtraTerrestre del 22 aprile 2021) che incentiva ulteriori
approfondimenti. Si stima infatti che nei primi 30 centimetri di suolo
del pianeta siano immagazzinati 680 miliardi di tonnellate di carbonio, il
doppio della quantità presente nell’atmosfera e cifra superiore anche
a quello contenuto in tutta la vegetazione terrestre. Sono necessari fino a
mille anni per formare un centimetro di suolo con la sua componente organica,
ma bastano pochi anni di pratiche di coltivazione scorrette per alterarne le
funzioni.
La Fao calcola che un terzo dei terreni del pianeta è degradato per la
perdita di materia organica. Siamo ormai nella condizione in cui i
suoli cedono più carbonio di quanto siano capaci di assorbire. In altre parole,
una perdita dell’1,0% di carbonio da parte dei suoli europei equivale alle
emissioni di un anno dei veicoli che circolano in Europa.
Inoltre un terreno che non ha un manto vegetale è esposto a fenomeni di
erosione e rilascia grandi quantità di carbonio. Inoltre, si calcola che
attualmente solo il 55% del carbonio emesso ogni anno viene assorbito dai
sistemi naturali (suoli, oceani, vegetazione), mente il 45% finisce
nell’atmosfera e si aggiunge all’anidride carbonica già presente e da anni in
fase di continuo aumento.
In particolare, sono i suoli coperti da foreste a immagazzinare la maggiore
quantità di carbonio, mentre i processi di deforestazione costituiscono una
delle cause principali del rilascio e dell’accumulo nell’atmosfera
dell’anidride carbonica. Ne consegue che tutti i progetti territoriali di
contrasto al cambiamento climatico passano attraverso la salvaguardia di boschi
e foreste, Secondo l’Accordo di Parigi dovremmo eliminare ogni anno
dall’atmosfera 20 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e un risultato
di tale portata può essere raggiunto solo aumentando il contenuto di carbonio
nel suolo.
L’articolo fornisce anche una serie di informazioni sulle torbiere, oggi
ancora sottoposte ad una molteplicità di tentativi di completare la loro
sparizione, trasformandole in terreni da coltivare ad alto rendimento, mentre
sarebbe essenziale salvaguardarle, proprio perché rappresentano circa il 30%
del carbonio immagazzinato nei suoli.
Vi è poi un fenomeno che di recente sta assumendo dimensioni preoccupanti.
Negli ultimi sei anni, 12,6 milioni di persone nel mondo hanno lasciato la loro
casa per trasferirsi in altra zona del loro paese.
L’80% degli “sfollati interni” è stato colpito da disastri naturali, legati
a fattori climatici o meteorologici. Ad esempio, nell’aprile del 2018
l’Afghanistan è stato colpito da una grave siccità, che ha spinto 371mila
persone a trasferirsi in accampamenti improvvisati all’interno del paese.
Nel marzo dell’anno successivo le piogge torrenziali hanno costretto altre
42mila persone a spostarsi sempre all’interno del paese. Anche negli Stati
Uniti il mercato immobiliare risente degli eventi climatici. Un sondaggio
condotto su duemila statunitensi che si sono trasferiti per motivi climatici ha
evidenziato le seguenti motivazioni: per il 49% il trasferimento era legato
alla frequenza o all’intensità dei disastri naturali; per il 48% alle
temperature estreme; e per il 36% all’aumento del livello del mare. Le case sul
mare, ad esempio in Florida, cominciano a costare meno.
Infine, uno studio analizza gli spostamenti dell’asse di rotazione
terrestre verificatisi negli anni novanta. Si tratta di tre millimetri ogni
anno durante quel decennio, ma appare dovuto alla riduzione delle masse d’acqua
sui continenti emersi, causati in parte dall’uso delle falde acquifere
sotterranee per scopi agricoli.
Lo studio non fornisce dati relativi ai due decenni successivi, ma
l’eventuale spostamento potrebbe essere stato causato dallo scioglimento dei ghiacci
polari legato alla crisi climatica. Siamo in presenza di un nuovo fattore di
rischio per il pianeta, finora non preso in considerazione nelle analisi degli
ambientalisti.
Cause ed effetti dei processi inquinanti
Nuovi progetti di estrazione del petrolio potrebbero partire presto in una
vasta area dell’Africa meridionale. Nel nord est della Namibia, nella regione
attraversata dal fiume Okavango, sono state realizzate le prime esplorazioni,
ma i progetti riguardano anche la confinante Botswana.
La regione non è densamente abitata, e i circa duecentomila abitanti sono
addetti in gran parte ad assistere i rilevanti flussi turistici, attratti dalla
fauna che ancora popola il deserto del Kalahari. Si prevede che bacino potrebbe
produrre complessivamente 120 miliardi di barili di petrolio e quindi
richiederebbe la costruzione di molti pozzi nonchè di strade e oleodotti.
A fine maggio il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di rendere
le normative sulla qualità dell’aria più stringenti e allineate con le
raccomandazioni dell’OMS, controlli più severi e la lista degli inquinanti più
esaustiva.
I limiti massimi di inquinamento fissati nel 2005 sono
sistematicamente violati, ma nessuna delle procedure giudiziarie avviate – 32
alla fine del 2019 in 20 Stati membri – si è mai conclusa con una sanzione
pecunaria o davanti alla Corte di Giustizia europea.
Molte delle questioni dirette a migliorare la qualità dell’aria restano
aperte: sarebbe infatti necessario:
a) fissare limiti più severi per le polveri ultrasottili (Pm 2,5)
b) fissare nuovi limiti per il biossido di azoto (NO2), il mercurio e
l’ammoniaca,
c) fissare limiti su inquinanti ancora non regolati come le microplatiche
che si originano dagli pneumatici e il black carbon ((nero di carbonio)
prodotto dalla combustione incompleta di stufe e diesel, ma tutto ciò non potrà
avvenire prima del 2022, data la complessità della burocrazia europea.
Il Parlamento chiede quindi alla Commissione di
1.
ridurre fortemente le emissioni
delle industrie e le deroghe per gli impianti di energia a carbone e per i
cementifici che bruciano rifiuti per produrre energia
2.
limiti più severi per l’ammoniaca,
che per il 90% proviene dall’agricoltura intensiva
La pessima qualità dell’aria in gran parte dell’Europa causa ogni anno più
di 450mila morti premature (379mila causate dalle polveri ultrasottili, 54mila
dal biossido d’azoto e 19.400 dall’ozono), anche se le morti premature si sono
dimezzate rispetto al 1990.
Anche gli ecosistemi sono colpiti: lo smog contamina acqua e suolo, gli
ossidi di azoto, di zolfo e ammoniaca causano eutrofizzazione e acidificazione,
l’ozono danneggia le piante, ne limita la crescita e la biodiversità, mentre
diversi inquinanti sono dei gas ad effetto serra.
Cominciano i buoni affari con le emissioni dannose per l’ambiente. Colossi
dell’energia come Exxon Mobil e Royal Dutch Shell hanno puntato sulla
tecnologia di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo per
ridurre le loro emissioni e quelle dei loro clienti.
A marzo scorso la Shelle, la Total e la Equinor hanno lanciato insieme una
iniziativa, la Northern Lights, finanziata anche dal governo norvegese, per
stoccarla nelle profondità marine al largo della Norvegia.
Quindi anche aziende che non appartengono al settore energetico pagheranno
per la raccolta e lo stoccaggio delle loro emissioni di anidride carbonica. La
Exxon ha annunciato che creerà una nuova unità per offrire questo servizio, in
un mercato che secondo le sue previsioni, potrebbe raggiungere le dimensioni
dei duemila miliardi di dollari entro il 2040. I
Intanto ha proposto un piano pubblico-privato da 100 miliardi di dollari
per seppellire nel Golfo del Messico 50 miliardi di metri cubi di anidride
carbonica entro il 2030, mentre Elon Musk ha lanciato una gara per nuovi
progetti in questo campo, con una donazione di 100 milioni di dollari per
finanziare tali progetti.
Sempre nel settore delle cause e degli effetti di attività inquinanti,
elenchiamo alcune notizie di notevole importanza e delle quali è facile
comprendere la Gravità.
A Fukushima si sta decidendo di versare in mare l’acqua contaminata con la
quale si sono raffreddati i reattori nucleari negli ultimi anni, poiché i
serbatoi sono ormai colmi. Ma l’acqua potrebbe inquinare le acque del mare, con
effetti terribili su animali e popolazioni rivierasche.
Le grandi banche in quattro anni hanno versato 3800 miliardi di dollari
alle imprese che producono combustibili fossili. Molti altri dati sono
contenuti in un articolo di Luca Manes apparso su l’Extra Terrestre del primo
aprile 2021.
Sia la strategia finanziaria dei maggiori istituti di credito, sia le
richieste dei principali gruppi petroliferi confermano che nulla è ancora
mutato nelle attività industriali che producono due terzi delle emissioni
dannose per l’ambiente. Né tanto meno suggeriscono che abbiano intenzione di
effettuare cambiamenti strutturali nei prossimi anni, che purtroppo sono quelli
cruciali per ottenere dei risultati significativi per il cambiamento climatico.
Chissà se la COP 26 prenderà in considerazione indicatori di questa natura.
Secondo il Rapporto Wnisr, World Nuclear Industry Status Report, produrre
un chilovattora di elettricità nel 2020 è costato, in media, 3,7 dollari, con
l’eolico 4,0 dollari, con il gas %,9, con il carbone 11,2 e con il nucleare
16,3 dollari. E’ inoltre sempre più costoso costruire nuovi impianti nucleari;
inoltre si impiega molto tempo per realizzarli e metterli in funzione, quindi
in termini economici dovrebbe essere semplicemente esclusa ogni decisione di questo
tipo.
Una notizia positiva arriva dalla Scozia: nel 2020 con le energie
rinnovabili ha fornito il 97% dell’energia consumata, ha raggiunto 7 milioni di
famiglie e ha dato lavoro ad oltre 17.000 persone. In effetti, tutte
le fonti di energia rinnovabili hanno fatto registrare notevoli progressi a
scala mondiale. Nel corso del 2020 sono stati installati oltre 260 gigawatt di
nuova potenza, una crescita record che ha superato di quasi il 50% i risultati
dell’anno precedente. Il totale complessivo finora istallato è di 2800
gigawatt, con un aumento del 105 rispetto al 2019.
Notizie più generali, ma sempre importanti dal punto di vista ambientale,
vengono dalla Cina, che per la prima volta dal 1949 ha registrato un calo della
popolazione, scendendo sotto gli 1,4 miliardi di persone registrati in
quell’anno. Infatti dal 2016 le coppie possono aver due figli, dopo la politica
del “figlio unico, adottata nel 1979.
In un libro di Pievani e Varotto, si illustrano con mappe una serie di
previsioni riguardanti un fututo abbastanza lontano; ad esempio si vede la
pianura padana completamente coperta dalle acque e una Sicilia desertificata. Il
titolo: “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene”, la geografia visionaria del
nostro futuro, Aboca, 22 euro.
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