(da Theitaliantribune.it)
Uppa magazine, la rivista italiana per i
genitori, in uno dei suoi ultimi articoli, a cura della sociolinguista Vera
Gheno, introduce il tema del bilinguismo nei bambini piccoli.
Sembra che
l’elasticità neurale dei bambini permetta loro di imparare facilmente più
lingue, che questo sia una risorsa importante per il futuro.
Ricevere un
educazione plurilingue permetterebbe dunque ai piccoli di osservare meglio il
mondo.
Sarebbe
l’elasticità del cervello, presente fin dai primissimi anni di vita e fino
all’adolescenza a consente l’apprendimento sia della lingua madre che di
qualsiasi numero di lingue, cosa che però successivamente diventa più difficile
farlo.
“Per questo
– scrivono da Uppa – è importante che i genitori tengano conto di questa
opportunità nelle scelte educative riguardanti i loro figli”.
“Per molto
tempo si è creduto che il bilinguismo o il multilinguismo recasse svantaggi ai
bambini dal punto di vista cognitivo, generando confusione mentale e
linguistica, tanto da consigliare l’apprendimento di un’altra lingua solo dopo
aver imparato bene la lingua madre. Cosa c’è di vero?”, continua Uppa invitando
i genitori a porsi delle domande.
“Diverse
ricerche scientifiche hanno dimostrato che bambini esposti a più lingue
contemporaneamente, dopo un’iniziale e temporanea povertà di vocabolario,
sviluppano una straordinaria ricchezza linguistica e mentale: una lingua non
toglie spazio a un’altra, perché la conoscenza linguistica si forma per
aggiunta, non per sostituzione.
Secondo gli
studiosi Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf la lingua che parliamo condiziona il
nostro modo di conoscere la realtà: una gamma più o meno ampia di parole ci
permette di “vedere” meglio o peggio determinati aspetti della realtà. Ogni
lingua che parliamo, quindi, ci regala un paio di “occhiali” in più per
guardare il mondo che ci circonda”.
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