martedì 21 settembre 2021

Il “Monopoli” immobiliare del Presidente -

 

Da tempo ormai quel cantiere con vista sul parco naturale regionale del Molentargius – Saline e sulla Sella del Diavolo ha attirato l’interesse di tantissimi cagliaritani.

Saranno non meno di una cinquantina le segnalazioni pervenute (spesso indignate) alla nostra Associazione per fermare quello che appare un vero e proprio ingombro edilizio fuori scala per la zona.

La vicenda, per come viene descritta da Il Fatto Quotidiano, sembra proprio rientrare in un Monopoli immobiliare riferibile all’attuale Presidente della Regione autonoma della Sardegna.

Non abbiamo ulteriori elementi di altra natura, ma il quadro giuridico entro cui si situa il cantiere edilizio a due passi dalle Saline del Molentargius è sostanzialmente il seguente.

In estrema sintesi una norma per consentire l’edificazione nell’area in assenza di preventiva autorizzazione paesaggistica era stata approvata per cercare di “salvare” dalla demolizione un palazzo di sei piani realizzato a Cagliari, in Via Gallinara, a poche decine di metri dalle Saline di Molentargius dalla Progetto Casa Costruzioni s.r.l. in forza di concessione edilizia non munita di preventiva autorizzazione paesaggistica. 

Dopo lunghe vicissitudini giudiziarie, infatti, il Consiglio di Stato aveva deciso (sentenza sez. IV, 16 aprile 2012, n. 2188) per la necessità della preventiva autorizzazione paesaggistica in quanto area tutelata dal piano paesaggistico regionale (P.P.R.).

In origine era la  legge regionale Sardegna 20 ottobre 2012, n. 20  (Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici), denunciata dal GrIG come “legge scempia-stagni”, a fornire a un’ interpretazione autentica delle disposizioni concernenti la fascia di rispetto spondale degli specchi acqueicontenute nel piano paesaggistico regionale (P.P.R.): la sentenza Corte cost. n. 308/2013 ne dichiarò l’illegittimità dell’art. 1, commi 1° e 2°.

 

Tutto da rifare    

Successivamente è stato l’art. 27 della legge regionale Sardegna 23 aprile 2015, n. 8 e s.m.i. a fornire l’interpretazione autentica secondo cui “sono beni paesaggistici le zone umide di cui all’articolo 17, comma 3, lettera g) delle Norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale, individuate e rappresentate nella cartografia di piano nella loro dimensione spaziale. Il vincolo paesaggistico non si estende, oltre il perimetro individuato, alla fascia di tutela dei 300 metri dalla linea di battigia, riferita ai soli laghi naturali e invasi artificiali”.

Norma sempre avversata dal GrIG, senza esito purtroppo.

Così rimarrà in piedi il palazzo di Via Gallinara e saranno esaminati casi analoghi nell’area, che ricade in zona “B 5” (indice volumetrico di 5 metri cubi su metro quadro, lotto minimo edificatorio di 600 metri quadri) del vigente piano urbanistico comunale (P.U.C.) di Cagliari.

Con la vigenza di tale norma sono stati emanati i titoli abilitativi per il cantiere in argomento.

Si ricorda che il D.M. 24 marzo 1977, che individua l’area tutelata con vincolo paesaggistico ai sensi degli artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., comprende lo Stagno di Molentargius e le Saline, ha il confine rappresentato dall’argine.

 

Paradossale è la riviviscenza sostanziale della norma con l’art. 28 della legge regionale Sardegna 18 gennaio 2021, n. 1, secondo cui

 1. Fino all’adeguamento del PPR e delle relative NTA il vincolo paesaggistico relativo alle zone umide di cui all’articolo 17, comma 3, delle vigenti NTA si interpreta sistematicamente con l’articolo 18 delle medesime NTA nel senso che le zone umide rappresentano beni paesaggistici oggetto di conservazione e tutela per l’intera fascia di 300 metri dalla linea di battigia dei laghi naturali, degli stagni, delle lagune e degli invasi artificiali, a prescindere dalle perimetrazioni operate sulle relative cartografie in misura inferiore.

2. Nelle zone urbanistiche A, B, C, D, E ed F dei comuni che non abbiano provveduto all’adeguamento del piano urbanistico comunale al PPR, le aree libere da volumi regolarmente accatastati alla data di approvazione della presente legge, che ricadano nella fascia di tutela di cui al comma 1, sono inedificabili e non possono essere oggetto di alcuna trasformazione urbanistica o edilizia”.

La legge regionale è stata in gran parte impugnata davanti alla Corte costituzionale dal Governo Draghi, anche su segnalazione GrIG, per le numerose disposizioni in violazione delle competenze statali in tema di tutela del paesaggio, ma l’art. 28 no.

Tuttavia, tempus regit actum e, ovviamente, non comporta l’annullamento in via di autotutela (artt. 21 octies e 21 nonies della legge n. 241/1990 e s.m.i.)  dei titoli abilitativi emanati sotto il vigore della norma previgente.

Altrettanto ovviamente gli accertamenti da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari – come riferisce Il Fatto Quotidiano – sono quantomeno opportuni per verificare altri aspetti con poteri e facoltà d’indagine che le sono propri.

Un po’ di sana trasparenza non guasta, no?

Gruppo d’Intervento Giuridico odv


 

da Il Fatto Quotidiano19 settembre 2021

 

Cagliari, ecco l’inchiesta sulla megavilla di Solinas.

Fari dei pm – Aperto un fascicolo conoscitivo sull’abitazione (543 mq, 20 vani e 4 piani) e sulla palazzina adiacente: sorgono a ridosso di un’area protetta(Andrea Sparaciari)

Un enorme faro. È quello acceso a giugno dalla Procura di Cagliari sulla nuova villa – 543 mq, 4 piani, 20 vani, più giardino in una zona residenziale di Cagliari – acquistata dal presidente della Regione, Christian Solinas, il 10 marzo 2021 per 1,1 milioni di euro. Da prima dell’estate il sostituto procuratore Maria Virginia Boi ha aperto un fascicolo conoscitivo, un modello 45, senza indagati, su quella operazione. I magistrati stanno raccogliendo elementi su una palazzina di tre piani di nuova costruzione che sta sorgendo su un terreno originariamente appartenente alla villa stessa. In passato, infatti, il lotto dove si sta edificando era una porzione di giardino della villa e ospitava la piscina.

Il problema è che la nuova casa di Solinas e la nuova palazzina sorgono in un’area sottoposta a vincoli ambientali. Sono infatti situate a meno di 150 metri dal “Parco naturale del Molentargius-Saline”, l’area umida più importante del Mediterraneo per la nidificazione dei fenicotteri. E in molti – a iniziare dagli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico della Sardegna – si sono chiesti come sia stato possibile che i costruttori abbiano ottenuto i permessi per l’edificazione del nuovo complesso. Interrogativi che si sono trasformati in numerosi esposti (molti dei quali anonimi) giunti in Procura. Da qui l’apertura del fascicolo conoscitivo. Neanche le rivelazioni del Fatto circa gli investimenti risalenti al 2013 e al 2020 con i “rogiti spariti” (e con le relative caparre per complessivi 400 mila euro) che stanno a monte dell’acquisto della villa da parte di Solinas dalla famiglia Ciani (possibile grazie anche a un mutuo da 880 mila euro concesso al presidente dal Banco di Sardegna), sono passate inosservate.

In estrema sintesi, il 2 dicembre 2020 Solinas versa alla famiglia allora proprietaria della villa una caparra da 100 mila euro, sottoscrivendo il contratto preliminare, mentre firma il rogito finale per la casa il 10 marzo 2021, versando il restante milione. A destare l’attenzione degli inquirenti, in particolare, è l’operazione datata 4 novembre 2020, un mese prima della firma del preliminare di acquisto della villa, quando Solinas sigla un altro preliminare, col quale s’impegnava a vendere per 550 mila euro dei rustici in località Santa Barbara che aveva comprato nel 2002 a 42 mila euro.

Ad acquistare i rustici è l’imprenditore, fornitore della Regione, Roberto Zedda, che versa una caparra da 200 mila euro, impegnandosi a versarne ulteriori 50 mila entro 10 giorni. Zedda accetta anche di firmare il rogito finale entro il 30 giugno 2021. Rogito che nei documenti dell’Agenzia delle Entrate però non compare. Impossibile sapere se per un errore di trascrizione dell’agenzia, oppure se perché non è mai stato firmato. Né Solinas né Zedda hanno ritenuto necessario dare spiegazioni. Così come non hanno voluto svelare che fine abbiano fatto i 200 mila euro della caparra.

Ma c’è anche una seconda operazione – gemella – risalente al 30 maggio 2013 che avrebbe “stuzzicato” la curiosità dei pm: un’altra compravendita immobiliare, ma di terreni agricoli nel comune di Capocaccia. In quell’occasione Solinas, appena dimessosi da assessore regionale ai Trasporti, aveva siglato un preliminare di vendita per 40.350 mq di terreno a favore dell’imprenditore dei trasporti Antonello Pinna, per 400 mila euro. Anche in quel caso l’acquirente (Pinna) aveva versato una caparra da 200 mila euro a Solinas e si era fissato il rogito entro il 30 maggio 2014. Ma anche di quell’operazione nei documenti dell’Agenzia delle Entrate non v’è traccia. E anche per questa compravendita i protagonisti si sono rifiutati di dare spiegazioni.

da qui

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