Da tempo ormai quel cantiere con
vista sul parco
naturale regionale del Molentargius – Saline e sulla Sella del Diavolo ha
attirato l’interesse di tantissimi cagliaritani.
Saranno non meno di una cinquantina le segnalazioni
pervenute (spesso indignate) alla nostra Associazione per fermare quello che
appare un vero e proprio ingombro edilizio fuori scala per la
zona.
La vicenda, per come viene descritta da Il
Fatto Quotidiano, sembra proprio rientrare in un Monopoli
immobiliare riferibile all’attuale Presidente della Regione autonoma
della Sardegna.
Non abbiamo ulteriori elementi di altra natura, ma il
quadro giuridico entro cui si situa il cantiere edilizio a due passi
dalle Saline del
Molentargius è sostanzialmente il seguente.
In estrema sintesi una norma per consentire
l’edificazione nell’area in assenza di preventiva autorizzazione paesaggistica
era stata approvata per cercare di “salvare”
dalla demolizione un palazzo di sei piani realizzato a
Cagliari, in Via Gallinara, a poche decine di metri dalle Saline di
Molentargius dalla Progetto Casa Costruzioni s.r.l. in forza di
concessione edilizia non munita di preventiva autorizzazione
paesaggistica.
Dopo lunghe vicissitudini giudiziarie, infatti,
il Consiglio di Stato aveva deciso (sentenza sez.
IV, 16 aprile 2012, n. 2188) per la necessità della preventiva
autorizzazione paesaggistica in quanto area tutelata dal piano
paesaggistico regionale (P.P.R.).
In origine era la legge
regionale Sardegna 20 ottobre 2012, n. 20 (Norme di
interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici), denunciata
dal GrIG come “legge
scempia-stagni”, a fornire a un’ interpretazione autentica delle
disposizioni concernenti la fascia di rispetto
spondale degli specchi acqueicontenute nel piano
paesaggistico regionale (P.P.R.): la sentenza
Corte cost. n. 308/2013 ne dichiarò l’illegittimità dell’art.
1, commi 1° e 2°.
Tutto da rifare
Successivamente è stato l’art. 27 della legge
regionale Sardegna 23 aprile 2015, n. 8 e s.m.i. a fornire l’interpretazione
autentica secondo cui “sono beni paesaggistici le zone umide di cui
all’articolo 17, comma 3, lettera g) delle Norme tecniche di attuazione del
Piano paesaggistico regionale, individuate e rappresentate nella cartografia di
piano nella loro dimensione spaziale. Il vincolo paesaggistico non si estende,
oltre il perimetro individuato, alla fascia di tutela dei 300 metri dalla linea
di battigia, riferita ai soli laghi naturali e invasi artificiali”.
Norma sempre
avversata dal GrIG, senza esito purtroppo.
Così rimarrà in
piedi il palazzo di Via Gallinara e saranno esaminati casi
analoghi nell’area, che ricade in zona “B 5” (indice volumetrico di 5 metri
cubi su metro quadro, lotto minimo edificatorio di 600 metri quadri) del
vigente piano
urbanistico comunale (P.U.C.) di Cagliari.
Con la vigenza di tale norma sono stati emanati i
titoli abilitativi per il cantiere in argomento.
Si ricorda che il D.M. 24 marzo
1977, che individua l’area tutelata con vincolo paesaggistico ai
sensi degli artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.,
comprende lo Stagno di Molentargius e le Saline, ha il confine rappresentato
dall’argine.
Paradossale è la riviviscenza sostanziale della norma
con l’art. 28 della legge
regionale Sardegna 18 gennaio 2021, n. 1, secondo cui
“1. Fino
all’adeguamento del PPR e delle relative NTA il vincolo paesaggistico relativo
alle zone umide di cui all’articolo 17, comma 3, delle vigenti NTA si
interpreta sistematicamente con l’articolo 18 delle medesime NTA nel senso che
le zone umide rappresentano beni paesaggistici oggetto di conservazione e
tutela per l’intera fascia di 300 metri dalla linea di battigia dei laghi
naturali, degli stagni, delle lagune e degli invasi artificiali, a prescindere
dalle perimetrazioni operate sulle relative cartografie in misura inferiore.
2. Nelle zone urbanistiche A, B, C, D, E ed F dei
comuni che non abbiano provveduto all’adeguamento del piano urbanistico
comunale al PPR, le aree libere da volumi regolarmente accatastati alla data di
approvazione della presente legge, che ricadano nella fascia di tutela di cui
al comma 1, sono inedificabili e non possono essere oggetto di alcuna
trasformazione urbanistica o edilizia”.
La legge regionale è stata in gran parte impugnata
davanti alla Corte costituzionale dal Governo Draghi, anche
su segnalazione
GrIG, per le numerose disposizioni in violazione delle competenze
statali in tema di tutela del paesaggio, ma l’art. 28 no.
Tuttavia, tempus regit
actum e, ovviamente, non comporta l’annullamento in via di
autotutela (artt. 21 octies e 21 nonies della legge n.
241/1990 e s.m.i.) dei titoli abilitativi emanati sotto il
vigore della norma previgente.
Altrettanto ovviamente gli accertamenti da parte della
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari – come riferisce Il
Fatto Quotidiano – sono quantomeno opportuni per verificare altri aspetti con
poteri e facoltà d’indagine che le sono propri.
Un po’ di sana trasparenza non guasta, no?
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
da Il Fatto Quotidiano, 19 settembre 2021
Cagliari,
ecco l’inchiesta sulla megavilla di Solinas.
Fari dei pm – Aperto un fascicolo conoscitivo
sull’abitazione (543 mq, 20 vani e 4 piani) e sulla palazzina adiacente:
sorgono a ridosso di un’area protetta. (Andrea Sparaciari)
Un enorme faro. È quello acceso a giugno dalla Procura
di Cagliari sulla nuova villa – 543 mq, 4 piani, 20 vani, più giardino in una
zona residenziale di Cagliari – acquistata dal presidente della Regione,
Christian Solinas, il 10 marzo 2021 per 1,1 milioni di euro. Da prima
dell’estate il sostituto procuratore Maria Virginia Boi ha aperto un fascicolo
conoscitivo, un modello 45, senza indagati, su quella operazione. I magistrati
stanno raccogliendo elementi su una palazzina di tre piani di nuova costruzione
che sta sorgendo su un terreno originariamente appartenente alla villa stessa.
In passato, infatti, il lotto dove si sta edificando era una porzione di
giardino della villa e ospitava la piscina.
Il problema è che la nuova casa di Solinas e la nuova
palazzina sorgono in un’area sottoposta a vincoli ambientali. Sono infatti
situate a meno di 150 metri dal “Parco naturale del Molentargius-Saline”,
l’area umida più importante del Mediterraneo per la nidificazione dei
fenicotteri. E in molti – a iniziare dagli ambientalisti del Gruppo di
intervento giuridico della Sardegna – si sono chiesti come sia stato possibile
che i costruttori abbiano ottenuto i permessi per l’edificazione del nuovo
complesso. Interrogativi che si sono trasformati in numerosi esposti (molti dei
quali anonimi) giunti in Procura. Da qui l’apertura del fascicolo conoscitivo.
Neanche le rivelazioni del Fatto circa gli investimenti risalenti al 2013 e al
2020 con i “rogiti spariti” (e con le relative caparre per complessivi 400 mila
euro) che stanno a monte dell’acquisto della villa da parte di Solinas dalla
famiglia Ciani (possibile grazie anche a un mutuo da 880 mila euro concesso al
presidente dal Banco di Sardegna), sono passate inosservate.
In estrema sintesi, il 2 dicembre 2020 Solinas versa
alla famiglia allora proprietaria della villa una caparra da 100 mila euro,
sottoscrivendo il contratto preliminare, mentre firma il rogito finale per la
casa il 10 marzo 2021, versando il restante milione. A destare l’attenzione
degli inquirenti, in particolare, è l’operazione datata 4 novembre 2020, un
mese prima della firma del preliminare di acquisto della villa, quando Solinas
sigla un altro preliminare, col quale s’impegnava a vendere per 550 mila euro
dei rustici in località Santa Barbara che aveva comprato nel 2002 a 42 mila
euro.
Ad acquistare i rustici è l’imprenditore, fornitore della Regione, Roberto Zedda, che versa una caparra da 200 mila euro, impegnandosi a versarne ulteriori 50 mila entro 10 giorni. Zedda accetta anche di firmare il rogito finale entro il 30 giugno 2021. Rogito che nei documenti dell’Agenzia delle Entrate però non compare. Impossibile sapere se per un errore di trascrizione dell’agenzia, oppure se perché non è mai stato firmato. Né Solinas né Zedda hanno ritenuto necessario dare spiegazioni. Così come non hanno voluto svelare che fine abbiano fatto i 200 mila euro della caparra.
Ma c’è anche una seconda operazione – gemella –
risalente al 30 maggio 2013 che avrebbe “stuzzicato” la curiosità dei pm:
un’altra compravendita immobiliare, ma di terreni agricoli nel comune di
Capocaccia. In quell’occasione Solinas, appena dimessosi da assessore regionale
ai Trasporti, aveva siglato un preliminare di vendita per 40.350 mq di terreno
a favore dell’imprenditore dei trasporti Antonello Pinna, per 400 mila euro.
Anche in quel caso l’acquirente (Pinna) aveva versato una caparra da 200 mila
euro a Solinas e si era fissato il rogito entro il 30 maggio 2014. Ma anche di
quell’operazione nei documenti dell’Agenzia delle Entrate non v’è traccia. E
anche per questa compravendita i protagonisti si sono rifiutati di dare
spiegazioni.
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