Un importante studio con dei consigli interessanti per imparare a “nutrirsi” oltre che “alimentarsi” 😉
“LA DIETA
MEDITERRANEA IERI ED OGGI”
Indagine Eta Meta per Federsalus
SALUTE:
I CIBI NON SONO PIÙ QUELLI DI UNA VOLTA. ALIMENTI OGGI MENO NUTRIENTI DEL 50%.
Esperti di
nutrizione e di tecnologie agroalimentari denunciano: la perdita della
stagionalità, inquinamento e politiche agrarie di alcuni Paesi hanno ridotto di
più del 50% le proprietà nutritive dei cibi “amici della salute”.
Corretta alimentazione,
apporto vitaminico bilanciato, principi nutritivi equilibrati con la giusta
quantità di fibre e di grassi.
In una
parola i principi alla base della dieta mediterranea, indicata in tutto il
mondo come il modello più sano dialimentazione.
Almeno fino
a ieri. Oggi rischia
di non essere più così.
L’allarme
arriva da nutrizionisti ed esperti del settore agroalimentare: “Rispetto
a 15 – 20 anni fa la maggior parte degli alimenti ha perso oltre il 50% dei
propri valori nutritivi”.
Ad essere
sotto accusa soprattutto frutta e verdura, ma anche gli altri
“ingredienti” della dieta mediterranea non sono più quelli di un tempo.
I motivi? I
procedimenti di produzione e di conservazione dei prodotti che arrivano da
tutte le parti del mondo, la richiesta di prodotti fuori dalla loro naturale
stagione e, non da ultimo, l’inquinamento.
Ecco allora
che a parità di calorie rispetto ad un tempo, sulle tavole arrivano
molte meno vitamine, sali e fibre.
E’ quanto
emerge da uno studio che Eta Meta Research ha condotto per Federsalus
intervistando esperti di nutrizione (dietologi, dietisti, nutrizionisti) ed
esperti di tecnologie e biotecnologie alimentari.
Eccesso di
prodotti chimici, inquinamento, tempi e modalità di conservazione: sulle nostre
tavole oltre 50% in meno di vitamine e sali minerali.
Cereali,
legumi, carne, pesce, latte, uova, olio, frutta e verdure: tutti gli alimenti
base della dieta mediterranea sono ben diversi da quelli che consumavano i
nostri nonni.
Quasi otto
esperti su dieci (76%) non hanno dubbi: oggi gli alimenti
presenti sulle tavole degli italiani contengono molte meno sostanze nutritive.
Il
risultato? A parità di consumo calorico, rimasto invariato negli anni,
in media, sostiene il 37% degli esperti, la perdita di vitamine e sali minerali
rispetto agli stessi alimenti di 15-20 anni fa ammonterebbe ad oltre il 50%.
Di conseguenza, come indicano gli intervistati, spesso attraverso i normali
pasti si assimilano meno principi nutritivi di quanto si pensi e soprattutto di
quanto sia necessario alla salute.
Una carenza
che si fa sentire secondo il 31% sul fronte delle vitamine, ma anche dei sali
minerali (23%) degli aminoacidi e delle proteine (rispettivamente ha risposto
così il 19% e il 15%) .
“I moderni
sistemi di produzione da un lato e i mutamenti ambientali dall’altro hanno
portato a notevoli modificazioni nei confronti di quello che ogni giorno
mettiamo sulle nostre tavole. Sicuramente i prodotti hanno un aspetto
migliore rispetto a quanto accadeva solo 20 anni fa – conferma Andrea Strata, Professore
di nutrizione clinica all’Università di Parma – ma al loro
interno hanno perso più del 50% in termini di principi nutrizionali”.
Quali sono,
a parere degli esperti, gli alimenti che hanno subito una maggior degradazione
in termini nutritivi rispetto ad un tempo?
Al primo
posto, naturalmente, sostiene il 71%, la frutta e la verdura,
alimenti amici del benessere e a cui ci si dovrebbe affidare per il necessario
apporto di fibre, di vitamine e di sali minerali. Non sono solo loro però a
rappresentare l’unico punto dolente della dieta mediterranea e del giusto
apporto di elementi nutritivi.
Una
diminuzione si riscontra anche in altri prodotti, come le farine e i
cereali (49%) , ma anche nei “prodotti lavorati” (35%) .
Le cause di
questa perdita di elementi nutritivi? Numerose e tutte dovute all’uomo. Ad
influire, infatti, è stata la richiesta di prodotti fuori dalla loro naturale
stagione (31%) , cosa che ha portato a doverli importare da altri paesi dove la
loro coltivazione-produzione non è controllata come nel nostro paese. A questo
si aggiungono gli effetti portati dall’inquinamento (26%) .
Non solo,
ben il 38% degli intervistati parla di “inadeguate condizioni di trasporto e
conservazione”, sempre in riferimento a prodotti che il continuo mutare di
richieste da parte dei consumatori costringe ad importare. I prodotti che
provengono dall’altra parte del globo vengono colti quando ancora non
sono maturi, vengono trattati per resistere a lunghi viaggi e non sempre
vengono conservati alle temperature ottimali.
Ad influire,
poi, soprattutto per quanto riguarda i prodotti “lavorati”, sono proprio la
loro preparazione e gli ingredienti usati (33%) .
Tutto
questo, naturalmente non vuol dire che i prodotti che oggi entrano nelle case
degli italiani siano dannosi per la salute, precisa il 79%, anzi, sotto certi
aspetti, proprio grazie alle moderne tecnologie alimentari sono molto più
controllati.
La dieta
mediterranea? Ancora la più corretta. Bisogna però rivedere le quantità e i
rapporti tra calorie, vitamine, fibre e sali minerali. Uno scenario non certo
incoraggiante, anche se la dieta mediterranea resta comunque il modello di
alimentazione più corretto e completo, almeno per il 67% degli esperti
intervistati. Diventano però sempre più necessari alcuni accorgimenti, volti a
rivedere e aggiornare questo modello.
“I parametri e le tabelle di riferimento si basano sulle necessità
caloriche di un contadino degli anni ’50, più elevate e di
proporzioni diverse rispetto a quelle che servono oggi – continua
il professor Strata – oggi il modello sociale
industriale ci impone una variazione delle proporzioni, altrimenti si rischia
che un modello positivo come la dieta mediterranea si trasformi in un vero
boomerang”.
Secondo il
38% degli esperti, infatti, il tipo di alimentazione proposto dalla dieta
mediterranea andrebbe rivisto nelle “dosi” di cibo assunte, anche considerando
la vita sedentaria che caratterizza la maggior parte degli italiani,
intervenendo quindi sull’apporto di carboidrati e di lipidi.
Sicuramente,
aggiunge il 31%, durante quei periodi dell’anno in cui l’organismo è sottoposto
a maggiori stress diviene necessario integrare le vitamine, i sali e
gli altri elementi assunti attraverso i cibi. E se è sicuramente poco
percorribile la strada dell’orticello privato e auto gestito, che
rappresenterebbe l’unica soluzione, anche se parziale, è molto importante la
scelta di cosa acquistare, preferendo i prodotti nazionali nella
loro naturale stagione (16%) e la conservazione dei cibi (11%)
.
Ecco allora
che da Federsalus arrivano 5 semplici regole per
rivedere e attualizzare, adattandola alle nuove esigenze ed ai moderni stili di
vita, la dieta mediterranea:
La
prima regola:
regolare
l’assunzione di carboidrati sulla base della propria reale
attività fisica e dello stile di vita. Le tabelle di riferimento della dieta
mediterranea risalgono ad un periodo dove la vita era molto meno sedentaria:
oggi può essere necessario rivedere il numero di volte alla settimana in cui ci
si concede un piatto di pasta.
La
seconda regola:
incrementare
il consumo di frutta e verdura, consumo non solo in diminuzione, ma
anche caratterizzato da una minor quantità di principi nutritivi necessari
all’organismo. Fondamentale quindi consumare in quantità maggiori questi cibi e
non solo, come accade sempre più spesso, nel contesto del pasto serale.
La
terza regola:
aiutare il
proprio organismo tramite l’integrazione di principi nutritivi.
Soprattutto in determinati periodi dell’anno, come quello che segna l’arrivo
del freddo e dell’influenza, può essere di valido aiuto al proprio sistema
immunitario assumere integratori di vitamine, così come di sali
minerali durante i periodi più caldi.
La
quarta regola:
scegliere,
per quanto possibile, cibi dove l’utilizzo di pesticidi sia stata minima
e maturati sulla pianta. In questo modo non solo si riduce la
quantità di elementi potenzialmente nocivi che si ingeriscono, ma si fronteggia
anche la perdita in termini di sostanze “buone” e utili all’organismo, ecco
perché vanno sempre preferiti prodotti provenienti dall’Italia, dove i
controlli e l’attenzione nella coltivazione e produzione sono sempre ai massimi
livelli.
La
quinta regola:
per quanto
riguarda i prodotti lavorati, informarsi bene sugli ingredienti che
li compongono e sulla loro preparazione. Dalla qualità delle farine ai metodi
di preparazione: tutti elementi da verificare per essere sicuri che ciò che
pensiamo di mangiare corrisponda alla realtà.
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