In questi giorni lei è dappertutto. Inutile prevedere, anticipare, pulire,
sperare di esserne risparmiati o tenere chiuse porte e finestre notte e giorno.
La polvere passa e si stende come un velo impercettibile e inesorabile su ogni
superficie, abitata o meno, del pianeta Sahel.
Si impone come una realtà tangibile allo sguardo, le dita, negli strumenti
di communicazione, sui libri allineati nellle biblioteche e i dossier urgenti
da classificare negli uffici. Penetra senza scampo negli anfratti incustoditi
della casa e nelle istituzioni più autorevoli della Repubblica. La polvere è
quanto di più quotidiano e feriale si possa immaginare. Non c’è nulla di quanto
accade che possa rivendicare una qualche autonomia dal suo fascino discreto e
pervasivo
Provare ad eliminarla è rasentare la temerarietà perché, qualche tempo dopo
averla scacciata, tenuta a bada o eliminata, lei, tenace e combattiva, sicura
di sé tornerà ad rioccupare lo spazio da cui era stata evacuata. La polvere si
infiltra, si autogenera, prospera e, arrogante quanto basta, si rende
indispensabile.
Per esempio in democrazia. Qui come altrove la democrazia è di polvere. Lo
ricorda opportunamente l’ultimo rapporto sull’indice della democrazia globale
nella rivista ‘The Economist’, basato a Londra. Detta autorevole rivista che
classifica da anni i Paesi ‘democratici’, fonda la sua analis su cinque
parametri essenziali. I processi elettorali e il pluralismo, il modo di funzionamento
del governo, la participazione politica, la cultura politica e le libertà
civili.
In questa tredicesima edizione il rapporto prende in considerazione, com’è
evidente, l’impatto delle risposte politiche alla ‘pandemia’ della Covid sulle
democrazie di polvere. 23 sono le democrazie ‘perfette’, 52 quelle
‘imperfette’, 35 i regimi ‘ibridi’ e, 57 Paesi, la maggior parte, sono stimate
democrazie ‘autoritarie’.
Si considerano sistemi ‘ibridi’ quando le elezioni non danno garanzie di
trasparenza e affidabilità, la corruzione è diffusa, la società civile
indebolita, i giornalisti non sono liberi e il sistema giudiziario non è
indipendente. Nei Paesi classificati come ‘autoritari’ il pluralismo politico è
assente o minacciato, le istituzioni esistono ma sono svuotate dal loro ruolo,
le elezioni non sono né libere né trasparenti, gli abusi sui diritti umani e
civili non sono perseguiti, vengono represse le voci dissidenti e il sistema
giudiziario non è indipendente.
La maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana, 22 per l’esattezza, si
trovano in quest’ultima porzione di democrazia, tra cui il Niger che precede la
Guinea, il Togo e la Guinea- Bissau.
La polvere non si ferma lì. La violenza di matrice djhadista, criminale o
semplicemente ‘commerciante’, vive e propaga la polvere. La stessa che
coinvolge la politica che si trasmette all’economia, che è appunto, ‘politica’.
Coinvolge gli occhi e dunque la visione dell’altro e del suo eventuale Dio, la
concezione della società e la maniera di profittare delle fessure create nel
tessuto sociale dalla violenza armata e ideologica. Non saranno le armi o le
guerre, che della polvere sono l’espressione massima nella storia umana, a
riportare la convivialità nel Sahel.
Non saranno né le alleanze né le strategie pan-militariste a ridare un
volto plurimo a questo spazio tormentato dell’Africa Occidentale. La polvere di
qui, autoctona, è condivisa e spesso confiscata da chi non cerca
che il proprio neocoloniale interesse nelle risorse miniere e nelle geopolitiche
di potere. Le diplomazie e i rapporti delle Commissioni sui Diritti Umani
finiscono fatalmente nella polvere come la maggior parte delle inchieste che
vedono inquisiti e condannati i regimi al potere.
Di polvere sono le relazioni umane basate solo su interessi reciproci,
finiti i quali, tutto finisce. Lo sgretolamento dei matrimoni che ogni sabato
ci si industria a celebrare a Niamey trovano in essa conferma e contesto. Non
mancano accorati tentativi di ridare vigore all’impolverata vita democratica
del Paese.
Ne è un esempio il recente manifesto di un centinaio di intellettuali
nigerini che invitano i cittadini a condividere la loro indifìgnazione e far
proprio un ‘sussulto’ etico per le prossime e già decise elezioni. Poi la
polvere, sorniona e tenace, torna e ricopre col suo manto dorato parole e
velleità arrivate troppo tardi per scomodare il regime.
Passerà questa stagione e tornerà a soffiare il vento che porterà la polvere lontano.
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