India: precipita nel caos la mobilitazione contadina convocata per Republic Day - Daniela Bezzi
Bilancio assolutamente provvisorio di un 26 gennaio 2021, Festa delle
Repubblica Indiana che – come purtroppo si temeva – ha messo a ferro e fuoco
per ore la città di Delhi. E ha registrato l’impensabile: la “conquista”
del Lal Quila, il Forte Rosso, monumento-simbolo della Capitale non
solo perché grondante di storia, ma perché fu proprio da qui, dall’alto di un
suo pinnacolo, che allo “scoccare della mezzanotte… all’alba di un risveglio
alla vita e alla libertà” Nehru pronunciò quel suo famoso discorso all’India
finalmente liberata dal colonialismo britannico, il 15 agosto 1947.
La foto della bandiera del Nishan Sahib (particolarmente
sacra per i devoti del Guru Nanak), che sventola dalla sommità di un alto palo,
portata fin lassù da un dimostrante sfuggito (chissà come) a ogni controllo, ha
segnato il momento culminante di questa drammatica giornata – e purtroppo non a
favore del Movimento contadino, la cui leadership si è infatti già dichiarata
estranea all’iniziativa.
Ma andiamo con ordine. Dopo il 20 gennaio scorso, data in cui la coalizione delle organizzazioni contadine confermava l’intenzione di inscenare una propria autonoma celebrazione del Republic Day, non in antagonismo ma piuttosto in pacifica successione con la parata ufficiale, è cominciato il palleggio delle responsabilità tra alte sfere del Governo, Corte Suprema e Forze dell’Ordine – per concludere che trattandosi di un problema di Ordine Pubblico, toccava alle Forze dell’Ordine accordare o negare o negoziare un qualche permesso. E per un paio di giorni la situazione è rimasta in apprensivo stand by, fino alla notizia del permesso accordato, ed era il 22 gennaio. Da quel momento si è aperto il più difficile negoziato circa l’itinerario – dibattito non facile anche all’interno della Coalizione contadina, tra chi premeva per un percorso di “massima riconoscibilità” il più possibile centrale; e chi riteneva sufficientemente importante il fatto di sfilare in compatto rombo di trattori subito dopo la Parata ufficiale, lungo un percorso necessariamente largo e quindi periferico, anche per agevolare il confluire delle varie rappresentanze contadine.
Ed ecco l’appello diramato proprio ieri dal Samyukt Kisan Morcha:
«Stiamo per scrivere una pagina storica. Mai prima d’ora la popolazione di questa Repubblica aveva sfilato in una parata di questa natura, dal basso, alla Festa della Repubblica… Ecco le regole che dovreste osservare…»
e seguiva una lunga serie di regole, tra cui al punto 8:
«L’obiettivo è conquistare pacificamente il consenso della popolazione,
massimo rispetto dunque per le donne, oltre che per i giornalisti. Quanto ai
Poliziotti, molti di loro sono figli di contadini sebbene in divisa, evitare
qualsiasi provocazione…».
E in un tripudio di adesioni da ogni parte dell’India, per segnalare
l’arrivo di nuove delegazioni, o per la quantità di simili sfilate contadine in
programma in vari altri stati, il fatidico Republic Day è
iniziato in mattinata con la solita blindatissima Parata, quest’anno priva di
dignitari dall’estero Causa Covid – mentre dalle varie aree periferiche di
Delhi si mettevano in moto i trattori.
I primi scontri sono cominciati alle 10 con lo sfondamento delle barricate
che la polizia aveva eretto già dal 26 novembre scorso a Singhu: secondo gli
accordi sarebbe toccato alle Forze dell’Ordine aprire gli accessi, ma
solo dopo la fine della Parata ufficiale. Stessi incidenti
poco dopo a Ghazipur, e a macchia d’olio anche al nevralgico incrocio ITO, già
dentro Delhi. Lacrimogeni, guerriglia, ci scappa un morto (per una brutta
caduta dal suo trattore, così sembra), la situazione è fuori controllo, caos
totale.
Sono da poco passate le 13, quando un consistente drappello sfonda ogni barriera e “conquista” il Forte Rosso. Scene impressionanti di dimostranti, alcuni armati di spadoni, che letteralmente assediano un’architettura quanto mai iconica – si dirà poi che ad attizzare i ‘facinorosi’ c’è un certo Deep Sidhu, attore famoso che già da tempo interferiva in vari modi con la leadership consolidatasi unitariamente all’interno del Movimento Contadino.
Tralascio di rievocare nei dettagli il succedersi di una giornata che a un certo punto ha visto persino il black out di Internet in alcuni punti dello sparso assedio tutt’intorno Delhi – mentre i filmati giravano no stop sui canali TV, con la prevedibile ridda delle speculazioni e dei commenti, circa le molto probabili infiltrazioni persino dall’estero (secondo alcune testimonianze), oltre all’ovvia pista delle mai sopite aspirazioni di separatismo.
Di certo in una manciata di ore si è incrinata quell’immagine di
formidabile compattezza e unità che in oltre 60 giorni di mobilitazione il
Movimento era riuscito a proiettare, guadagnando il favore di ampi strati della
popolazione anche tra le classi medie, senz’altro tra gli studenti (che oggi
erano in tanti con le loro bandiere in piazza, per manifestare piena
solidarietà).
E inevitabilmente, nonostante la netta presa di distanza del Fronte
Contadino, il dibattito sarà monopolizzato nei prossimi giorni dagli
inquietanti interrogativi circa le identità, gli oscuri obiettivi e i probabili
mandanti di quelle “schegge impazzite” che il Movimento ha già disconosciuto.
Tutto questo non potrà che indebolire la richiesta di abrogazione delle
famose tre leggi, all’origine di un contenzioso che mirabilmente durava da
mesi, che negli ultimi 60 giorni era diventato esemplare manifestazione di
chiarezza strategica e fermezza – e da domani in poi si troverà probabilmente a
confronto con il dissidio peggiore che un Movimento sociale possa immaginare,
quello interno.
A tutto vantaggio di quelle forze che non vedrebbero l’ora di mettere le
mani sul ricco agro-business di un intero sub-continente.
India: due sfilate, due mondi - Elena Camino
A Delhi – centro e periferia
Con una popolazione di più di 30 milioni di abitanti (e
con un aumento annuale di circa il 3%) Delhi è una sterminata
area metropolitana nel nord dell’India, una delle città del mondo abitate da
più tempo in modo continuativo, situata lungo le rive del fiume Yamuna. Nuova Delhi, sede
del governo e dei maggiori uffici amministrativi, è una piccola porzione situata
all’interno della ‘grande’ Delhi.
s
Qui, nello stesso giorno, il 26 gennaio 2021, erano previste due grandi
sfilate. La prima, organizzata dal governo, era stata preparata per celebrare
il 72° anniversario della Repubblica. Era prevista una imponente parata
militare e una sfilata di carri in rappresentanza di tutti gli
stati dell’India, lungo Raj Path, la grande arteria che porta dal monumento
al milite ignoto fino a Rashtrapati Bhavan, dove risiede il Presidente della
Repubblica. La seconda sfilata, organizzata da una quarantina di associazioni
di agricoltori, aveva ottenuto l’autorizzazione a percorrere con i trattori un
percorso più periferico, e sarebbe partita dopo la conclusione della parata
ufficiale.
I contadini (arrivati in un numero stimato tra 200mila e 300mila) erano
accampati dal 25 novembre 2020 nelle numerose periferie di Delhi. Protestavano
contro l’approvazione da parte del governo – avvenuta senza consultarli – di
tre leggi agrarie che essi consideravano molto dannose per il loro lavoro e per
le loro stesse vite. Ma il governo non aveva finora accettato di ascoltare le
loro richieste. Non solo non aveva ritirato le leggi contestate, ma rifiutava
di discuterne con i loro rappresentanti per trovare una soluzione soddisfacente
per tutti.
L’incidente
Mentre i 40 leaders dei sindacati e delle associazioni di contadini
(riuniti nell’associazione temporanea Samyukta Kisan Morcha) portavano avanti,
settimana dopo settimana, dei tentativi di negoziazione con i rappresentanti
del governo, lo stesso Ministro dell’Agricoltura aveva espresso il suo
apprezzamento per la natura disciplinata e pacifica della protesta: i contadini
accampati alle porte di Delhi erano educati, rispettosi, si aiutavano tra loro
condividendo gli spazi e il cibo. Analoghi apprezzamenti erano stati espressi
dalla stampa nazionale e internazionale.
Un altro aspetto positivo che aveva caratterizzato i due mesi di protesta
era stato il carattere unitario e laico del movimento. Al di là delle diverse
religioni e schieramenti politici, le decine di migliaia di contadini accampati
ai margini della città di Delhi trovavano un obiettivo comune condividendo la
loro condizione di gente abituata al duro lavoro nei campi.
Secondo una versione dei fatti, durante la sfilata i trattori trovarono
molte strade inaspettatamente sbarrate. Polizia e forze paramilitari impedivano
l’accesso alle migliaia di persone che erano arrivate per unirsi al corteo, che
si trovarono così a vagare per la città senza sapere dove andare. Secondo
la versione del governo invece i contadini che guidavano i trattori forzarono
in più punti i blocchi stradali e invasero strade che non erano consentite. La
polizia provò a fermarli mettendo dei bus di traverso, ma i trattori li
investirono per farsi largo, provocando gravi danni ai mezzi.
A un certo punto una parte del corteo di trattori deviò dal percorso
concordato, e dopo aver sfondato le transenne, raggiunse il Forte Rosso. Ne
seguirono scontri tra polizia e manifestanti, con molti feriti in entrambi i
gruppi.
Le prime conseguenze
Nei giorni immediatamente successivi il governo ha preso durissimi
provvedimenti non solo contro il gruppo responsabile dell’incidente, ma contro
tutte le migliaia di contadini che nei mesi precedenti avevano manifestato
pacificamente il loro dissenso. In molte zone della periferia di Delhi i
contadini che si erano accampati con tende e cucine durante i due freddi mesi
trascorsi sono stati fatti sloggiare con brutalità. Si sta procedendo a
centinaia di arresti tra i sostenitori della protesta contadina. Sostenitori
del movimento dei contadini, anche se non partecipanti direttamente alle
iniziative, sono stati accusati di atti eversivi: persino attivisti – come
Medha Paktar – che per tutta la vita hanno manifestato e dimostrato in modo
nonviolento.
Bharat Dogra, un autore e giornalista studioso di Gandhi, che in questi
giorni sta commentando la situazione, cerca di mettere in guardia il governo:
«coloro che sono impegnati in metodi pacifici di protesta hanno un ruolo
positivo molto importante in ogni vera democrazia. Come la storia ha dimostrato
più volte, la repressione e la soppressione delle proteste pacifiche e
disciplinate equivale a un invito a proteste violente e incontrollate, e il
governo dovrebbe tenerlo presente prima di intraprendere azioni indebite contro
negoziatori pacifici e altri leader. Anche il governo ha la sua parte di
responsabilità nel mantenere la pace e nel consentire le condizioni di protesta
pacifica in una democrazia».
La storia tragicamente si ripete?
Sia durante il giorno stesso in cui sono avvenute le sfilate e gli
incidenti, sia nei giorni successivi, si sono accavallate decine di narrazioni
che i mass media – in India e in tutto il mondo – hanno trasmesso agli
ascoltatori. Mentre i media schierati con il governo hanno sottolineato il
carattere violento e pericoloso degli incidenti avvenuti, nell’opposizione
qualcuno ha ricordato con angoscia un episodio avvenuto negli anni 20 del
secolo scorso, quando Gandhi lanciò la prima iniziativa Satyagraha, invitando
la popolazione alla non collaborazione con gli Inglesi.
Il 4 settembre 1920 Gandhi lanciò il Movimento di non cooperazione –
Satyagraha (che includeva il rifiuto di svolgere lavori e attività che
potessero sostenere il governo e l’economia inglesi in India), con l’obiettivo
di conseguire l’autogoverno e l’indipendenza.
All’inizio di febbraio 1922, a Chauri Chaura, nell’Uttar Pradesh, dove un
gruppo di partecipanti al Movimento si era radunata per protestare contro
diverse questioni locali, la polizia le picchiò e arrestò i loro leader. Ne
seguirono degli scontri e la situazione degenerò: la polizia sparò, e i
manifestanti diedero alle fiamme la stazione di polizia, causando la morte di
23 persone, tra poliziotti e funzionari. Mentre Gandhi iniziava un
digiuno di penitenza, sentendosi colpevole di non aver valutato a sufficienza
l’immaturità della popolazione rispetto alla lotta nonviolenta, il governo
inglese proclamò il coprifuoco, imprigionò 200 persone e ne condannò a morte
172. La sentenza fu confermata per 19 di esse, mentre 110 furono condannate
all’ergastolo.
Molti temono che la storia si ripeta. Un movimento che da tempo rivendica
in modo nonviolento le proprie ragioni, rischia di essere spazzato via a causa
di una mancanza di disciplina, di autocontrollo, di immaturità… Il potere non
aspetta altro che un passo falso per riportare nel paese ‘legge e ordine’. Ma
in questo modo si rischia un’escalation di violenza difficilmente
controllabile.
In queste ore si segnalano centinaia di arresti, e gravi atti di
intimidazione contro gli agricoltori ancora presenti a Delhi. Il
Coordinamento delle Associazioni indiane per i diritti democratici
(CO-ORDINATION OF DEMOCRATIC RIGHTS ORGANISATION -CDRO) ha ufficialmente
condannato queste iniziative del governo.
In seguito a ordini comunicati dal governo statale giovedì notte (il 28
gennaio) centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa sono scesi in una delle
aree periferiche in cui i contadini si erano accampati nei mesi scorsi, per
farli sgomberare. L’acqua e l’elettricità del campo sono state interrotte.
Immagini a confronto
Sono numerosissime le foto e le riprese video disponibili in rete, che
documentano le due sfilate che nella stessa giornata – il 26 gennaio 2021 –
hanno percorso il centro e la periferia di Delhi. A guardarle con attenzione si
trovano i segni che svelano la presenza, non esplicita ma drammaticamente
presente e radicata, di una forma di violenza assai più temibile degli scontri
intorno al Forte Rosso. Emerge la violenza strutturale di un Paese che ha
destinato nel 2019 alle spese militari 71,1 miliardi di dollari, con un
incremento dl 6,8% dall’anno precedente. Dai dati del SIPRI risulta che l’India è tra le 5
potenze mondiali che hanno speso di più in armamenti militari. Secondo alcuni
esperti le rivalità e le ‘tensioni’ tra l’India e i suoi vicini Pakistan e Cina
sono tra le principali cause dell’incremento di spese militari degli ultimi
anni.
Mettendo a confronto le riprese televisive che hanno accompagnato le due
sfilate. Da un lato si vedono uomini (e qualche donna) orgogliosamente seduti
su trattori stracarichi di gente con abiti e turbanti colorati – tra di loro
molti anziani. È un corteo disordinato e fantasioso. La parata militare invece
è impeccabile. Giovani uomini e donne che marciano in perfetta sincronia di
fianco a cannoni, missili, sagome di aerei e di sommergibili. L’orgoglio
dell’India si esibisce nelle divise, nelle armi, nei corpi speciali (dalla
marina ai cavalleggeri ai corpi speciali antiterroristi), nella sincronia dei
passi…
Dai numerosi video e siti si possono vedere immagini, che illustrano questi
due mondi, che si sono sfiorati – a pochi km di distanza – nel 72° anniversario
della Repubblica Indiana. Di seguito qualche esempio.
https://ruralindiaonline.org/en/articles/i-feel-like-i-am-flying-when-driving-a-tractor/
A conclusione della parata militare si assiste alla sfilata dei carri, che
illustrano la varietà delle regioni e delle culture di questo grande Paese. Non
poteva mancare Gandhi, con il suo filatoio. Un’icona ormai svuotata di senso
nell’India del potere militare e delle multinazionale, ma forse ancora un
esempio da seguire nel cuore e nello spirito dell’India rurale, ancora presente
a Delhi – mentre scrivo – a rivendicare in modo nonviolento i diritti della
componente più preziosa del paese, la gente dei villaggi.
Va tutto bene
Mentre non si erano ancora placati gli animi, né chiarite le circostanze in
cui erano avvenuti gli scontri a New Delhi, il Primo ministro dell’India,
Narendra Modi, il 28 gennaio è intervenuto in
teleconferenza al World Economic Forum di Davos. Ha informato i
‘presenti’ dei successi ottenuti dall’India nel combattere la pandemia,
lanciando il più grande programma di vaccinazione del mondo e salvando
l’umanità da una immane tragedia. Egli ha poi sottolineato che l’India ha fatto
rapidi progressi in quattro fondamentali aspetti dell’Industria 4.0
(connettività, automazione, intelligenza artificiale ed elaborazione-dati in
tempo reale. Rivolgendosi ai partecipanti ha assicurato la comunità globale che
il successo dell’India sarà di aiuto per il mondo intero.
Nel frattempo migliaia di contadini, ancora accampati nelle varie periferie
di Delhi, rifiutano di andarsene finché le loro richieste non saranno
ascoltate, mentre è stato ordinato da squadre di poliziotti in divisa
antisommossa di provvedere a far sgombrare le aree da persone, tende, trattori.
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