E’ una storia davvero
singolare quella della diga Sant’Antonio, nel bel mezzo della più estesa
foresta del Mediterraneo, nella vallata di Gutturu Mannu, nei
Comuni di Uta e Assemini (CA).
La diga n.
702 dell’archivio nazionale, a gravità ordinaria in calcestruzzo, altezza 20 metri
con un invaso di 200 mila metri cubi di acqua, è stata realizzata tra il 1956
ed il 1957, collaudata il 10 gennaio 1958, dalla Società Mineraria Siderurgica
Ferromin s.p.a. e successivamente trasferita in proprietà alla Società
Vinalcool (atto notarile del 4 agosto1967). Serviva a fornire acqua ed energia
elettrica alla vicina miniera di San Leone, chiusa alla metà degli anni ’60
del secolo scorso.
E’
classificata “grande diga” ai sensi della legge n. 584/1994 (invaso di oltre un
milione di metri cubi di acqua o altezza superiore a 15 metri) ed è sottoposta
ai fini della tutela della pubblica incolumità alla vigilanza, controllo ed
approvazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Ufficio
Tecnico per le Dighe di Cagliari.
E’ bene
ricordare che “la ditta concessionaria non ha mai ottemperato totalmente,
nonostante i ripetuti richiami, alle prescrizioni del disciplinare di
concessione ed a quelle contenute nei verbali di visita ispettiva periodica
dell’Ufficio Dighe di Cagliari, come è risultato dai sopralluoghi che hanno
permesso di constatare il perdurare dello stato di degrado della diga e delle
opere accessorie e la mancata osservanza delle disposizioni dell’Ufficio
Tecnico per le Dighe e del Servizio del Genio Civile di Cagliari che in data
14.1.2015 ha emesso, nei confronti del concessionario, apposita ordinanza di
ingiunzione (n. 1163/28), per l’esecuzione dei suddetti lavori, rimasta
disattesa”.
Il Servizio
genio civile di Cagliari (amministrazione regionale) ha provveduto ad alcuni,
insufficienti, lavori per la messa in sicurezza nel 2015. Sarebbero stati
necessari ulteriori interventi dell’importo complessivo di 800 mila euro.
La
concessione idrica in favore della Società privata è scaduta, per cui “la
diga … risulterà priva di gestore e conseguentemente priva del soggetto
preposto alla realizzazione delle necessarie opere di adeguamento e della
necessaria vigilanza e controllo ai fini della pubblica incolumità e sicurezza”.
Fin da 2015,
“l’Assessorato dei Lavori Pubblici ha … invitato le amministrazioni
territorialmente competenti (Provincia e Comuni) e tutti gli Assessorati della
Regione Sardegna perché, qualora interessate alla gestione dell’opera mediante
la propria struttura o mediante Ente controllato, facessero pervenire una
comunicazione di interesse riferita all’invaso …”.
Silenzio di
tomba, nessuna disponibilità manifestata.
Conseguentemente,
con deliberazione Giunta regionale n.
36/10 del 14 luglio 2015, l’Amministrazione regionale Pigliaru decise “di
disporre per la rimozione della diga ed il ripristino dell’alveo, delle sponde
e delle arginature”.
Successivamente,
“l’ENAS ha rilevato che nonostante lo stato di abbandono
dell’invaso vi è la reale possibilità di conseguire senza particolari criticità
il ripristino delle condizioni di sicurezza dello sbarramento, rendendosi disponibile
alla realizzazione delle opere necessarie”, mentre il neo-costituito Ente Parco naturale regionale di Gutturu Mannu e il Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale hanno manifestato “interesse
alla conservazione e utilizzo dell’invaso sul Rio Gutturu Mannu”, sebbene “non
sussistono ancora le condizioni per l’ acquisizione di impegni formali”.
Insomma,
tante parole, ma pochi fatti. Tuttavia, la Giunta regionale (sempre
Amministrazione Pigliaru) decise “di sospendere quanto disposto” con la
precedente deliberazione del 2015 “in considerazione della possibilità di
affidamento in gestione e del mantenimento del bene” (deliberazione Giunta regionale
n.8/26 del 19 febbraio 2019).
Passano
inutilmente quasi due anni e la nuova Amministrazione regionale Solinas,
con deliberazione Giunta regionale n.
64/55 del 18 dicembre 2020, “avendo constatato l’assenza di manifestazioni di
interesse da parte dei potenziali gestori pubblici e permanendo una grave
situazione di rischio per la pubblica incolumità e sicurezza, considerato che
la diga non può proseguire l’esercizio in mancanza di un gestore ovvero del
soggetto preposto alla cura e alla vigilanza delle opere”, decide
nuovamente “di disporre la dismissione definitiva della diga ‘S.Antonio sul
rio Gutturu Mannu’ e il ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature”.
Dopo la
notizia resa pubblica dal giornalista Angelo Pani, apriti
Cielo!
Il sindaco
della Città metropolitana di Cagliari Paolo Truzzu e il presidente dell’Ente
Parco naturale regionale di Gutturu Mannu (nonché sindaco di Uta) Giacomo Porcu
scrivono (8 gennaio 2021) al Presidente della Regione
Solinas per evitare la demolizione della diga, il responsabile di Prociv Italia
Emilio Garau fa altrettanto, analoga richiesta da parte di
Giacomo Porcu, stavolta come sindaco di Uta (14 gennaio 2021) e da parte della sindaca di Assemini
Licheri, così come il consigliere comunale
sardista di Capoterra (nonché consulente del Presidente della Regione
Solinas) Franco Magi, nonché i consiglieri regionali (Riformatori Sardi) Michele
Cossa e Sara Canu.
Stavolta
mancano certi capipopolo calibro 12, ma il coro è ampio e parte anche una petizione.
Tutta
questa passione per la difesa dell’invaso nelle foresta
mediterranea del Sulcis è davvero molto bella, ma – per quanto riguarda i
rappresentanti degli Enti pubblici territoriali – è credibile quanto una moneta
da 3 euro e 33 centesimi.
Ma se
davvero tanto ci tenete all’invaso, perché in ben cinque anni non si siete
fatti avanti per chiedere di assumerne la gestione, con i doveri che ne
discendono?
Città
metropolitana, Ente Parco, Comuni di Uta e di Assemini, chi volete prendere in
giro?
Tanto fumo e
nulla di concreto.
L’invaso di
S. Antonio, avente valore di archeologia industriale, ha certamente una
rilevante funzione positiva sia perché costituisce una riserva idrica utile per
il mantenimento della biodiversità nella più estesa foresta del Mediterraneo (parco naturale regionale, sito di importanza comunitaria e
zona di protezione speciale “Foresta di Monte Arcosu” – ITB041105) e rappresenta un importante
contributo alla campagna antincendio annuale, ma la gestione di una diga e del
relativo invaso prevede obblighi di gestione, mantenimento e vigilanza previsti dalla legge.
Meno chiacchiere,
meno vestitini stracciati, meno post su Facebook e
più fatti concreti.
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
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