Questa è la lettera inviata (17 febbraio 2021) dal Gruppo d’Intervento Giuridico odv al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi contenente proposte per la programmazione finalizzata all’utilizzo dei fondi comunitari del Next Generation EU da inoltrare ai vertici europei entro il mese di aprile 2021.
Gent.mo
Presidente,
quale
Associazione ecologista impegnate da anni nell’attività di tutela delle risorse
ambientali e storico-culturali, così come per l’equilibrata e sostenibile
crescita economico-sociale, desideriamo formulare le seguenti sintetiche proposte per
un’efficace programmazione dei fondi connessi al Next generation EU,
che unitamente al bilancio a lungo termine dell’Unione Europea (2021-2027),
attualmente costituisce il punto di
riferimento fondamentale per consentire all’Italia e
agli altri Paesi europei di superare le devastanti conseguenze
della tristemente nota pandemia di coronavirus
Covid-19.
Alcune
considerazioni spingono per quanto ci sembra opportuno segnalarLe.
Il territorio
nazionale rivela un diffuso rischio idrogeologico: il 91%
dei Comuni è interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico, circa 3 milioni
di nuclei familiari risiedono in tali aree ad alta vulnerabilità.
Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle
classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila chilometri
quadrati). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree
a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione)
in zone alluvionabili nello scenario medio (Rapporto
I.S.P.R.A. sul dissesto idrogeologico 2018).
In nove
Regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche,
Molise, Basilicata e Calabria) abbiamo il 100% dei Comuni a rischio
idrogeologico. L’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la
Provincia di Trento hanno percentuali di Comuni a rischio tra il 90% e il 100%.
In Sardegna circa l’80%.
Per contro,
emerge la fragile consistenza del complessivo livello
di scolarizzazione, fondamentale per il ritorno occupazionale.
La quota di
popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio
secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un
Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione
indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al
mercato del lavoro (Rapporto
ISTAT su livelli di istruzione e ritorni occupazionali 2019).
In Italia,
nel 2019, tale quota è pari a 62,2% (+0,5 punti rispetto al 2018), un valore
decisamente inferiore a quello medio europeo (78,7% nell’Ue28) e a quello di
alcuni tra i più grandi Paesi dell’Unione: 86,6% in Germania, 80,4% in Francia
e 81,1% nel Regno Unito. Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori
all’Italia. Non meno ampio è il divario rispetto alla quota di popolazione di
25-64enni con un titolo di studio terziario: in Italia, si tratta del 19,6%,
contro un valore medio europeo pari a un terzo (33,2%). Anche la crescita della
popolazione laureata è più lenta rispetto agli altri paesi dell’Unione, con un
incremento di soli +0,3 punti nell’ultimo anno (+0,9 punti in media Ue) e di
+2,7 punti nell’ultimo quinquennio (+3,9 punti).
Inoltre,
il tasso di dispersione scolastica, che si
determina misurando la quota degli Early Leavers from Education and
Training, secondo i dati EUROSTAT 2019 in
Italia è del 14,5% della popolazione scolastica.
Dati, questi
ultimi, molto probabilmente aggravati dalla purtroppo prolungata fase di scuola
a distanza.
Problematiche
ambientali e di buona gestione del territorio unite alla gravissima crisi, con
conseguenze pesantissime sul contesto economico-sociale.
Riteniamo,
quindi, opportuno proporre che almeno un quarto del complessivo importo
dei fondi del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrà esser
presentato agli Organi dell’Unione Europea entro il prossimo mese di aprile
2021 per accedere ai fondi del Next Generation EU, il nuovo e
strategico strumento comunitario che integra il Quadro finanziario
pluriennale 2021-2027, sia destinato a un vero un vero e proprio piano
trasversale nel campo del risanamento idrogeologico, così anche da
fornire occasioni di lavoro per imprese, professionalità, maestranze di ogni
livello e ogni qualificazione professionale, con indubbi riflessi positivi
sulla qualità ambientale e della sicurezza del territorio, nonché del
miglioramento del contesto economico-sociale sardo nel breve-medio termine.
Certi
dell’interesse e delle ricadute positive di tali obiettivi di massima, anche
per l’efficacia dell’utilizzo del sostegno finanziario comunitario, cogliamo
l’occasione per formularLe i più cordiali saluti e auguri per un proficuo
lavoro per la nostra Terra.
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