Il progetto internazionale TAP (Trans Adriatic
Pipeline) è parte di un progetto più grande che comprende diversi Paesi, tra
cui la Turchia.
Come nasce questo progetto e
chi sono gli attori?
Nel 2003, su iniziativa della
Elektrizitäts-Gesellschaft Laufenburg (EGL), ora denominata Axpo, società
attiva soprattutto nel trading di elettricità, gas e prodotti finanziari
energetici, iniziò un lungo studio di fattibilità che si concluse nel 2006 con parere
positivo circa la realizzabilità tecnica, economica e ambientale di un grande
gasdotto.
Il 28 giugno 2013 il Consorzio Shah Deniz II
ha selezionato TAP come progetto vincente per il trasporto del gas
dell’Azerbaigian in Italia e in Europa, preferendolo al progetto concorrente
Nabucco West. Il 19 settembre 2013 Enel, Hera, Shell, E.ON, Gas Natural Fenosa,
Gdf Suez, Axpo, Bulgargaz e Depa hanno firmato a Baku con il Consorzio Shah
Deniz II i contratti di fornitura per la più importante vendita nella storia
del gas (stima: 130 miliardi di Euro).
Il 17 dicembre 2013, il Consorzio Shah Deniz
II ha annunciato la Decisione Finale di investimentoper sviluppare il giacimento di Shah Deniz II e gli
azionisti di TAP hanno confermato laRisoluzione a costruire per
lo sviluppo e la realizzazione del progetto Trans Adriatic Pipeline.
Il 1º dicembre 2015 Snam S.p.A. ha
sottoscritto con Statoil un accordo di esclusiva per l’acquisto della quota del
20% nella Trans Adriatic Pipeline.
Il 17 dicembre 2015 Snam ha perfezionato
l’acquisizione della quota del 20% detenuta da Statoil Holding Netherlands B.V.
nella Trans Adriatic Pipeline AG, al prezzo di 130 milioni di Euro.
Snam (Società Nazionale Metanodotti) è una
società con sede centrale a San Donato Milanese. Nel 2015 ha fatturato 3.649
milioni di euro con un utile netto di 1.209 milioni di euro.
Statoil era un’azienda petrolifera norvegese
istituita nel 1972. E’ stata la maggiore compagnia del paese ed occupa circa
25.000 persone. Nonostante la Statoil fosse quotata nel listino della borsa di
Oslo e della borsa di New York, lo stato norvegese ne manteneva la maggioranza
con una quota pari al 70,9%. Il 18 dicembre 2006 Statoil rivelò una proposta di
fusione con la divisione del gas e petrolio della Norsk Hydro, un conglomerato
norvegese. La fusione è stata attuata e ora questa compagnia petrolifera è la
più grande al mondo tra quelle che hanno giacimenti in mare aperto.
Guardiamo la parte anatolica
del progetto
Esattamente come succede nel lato TAP del
grande progetto di gasdotto, nascono e crescono anche dal lato TANAP
(Trans-Anatolian gas pipeline) una serie di collaborazioni e partnership tra le
aziende energetiche.
Il 26 dicembre del 2011 è stato firmato il
primo accordo tra Turchia e Azerbaijan su questo progetto. Il 17 marzo del 2015
sono stati poi inaugurati i primi lavori di costruzione nella città di Kars in
Turchia. Erano presenti i Presidenti delle Repubbliche di Turchia, Georgia ed
Azerbaijan. TANAP attraversa dall’est all’ovest tutta la Turchia, passando sui
territori di ben 20 città. Questa parte di progetto si concluderà nel 2018 e
avrà un costo di circa 7 miliardi di euro.
Nella parte turca di questo progetto
transnazionale sono coinvolte 9 aziende: 7 di queste sono turche, mentre 2 sono
straniere. Tra quelle turche salta all’occhio un nome famoso e particolare:
Limak. Insieme all’azienda indiana Punj Lloyd hanno vinto il bando per
costruire la quarta parte del gasdotto che attraverserà la Turchia: stiamo
parlando del tratto che inizia nella città di Eskisehir e finisce in località
Ipsala, al confine con la Grecia.
Chi è Limak?
Limak è un’azienda edile che nasce nel 1976.
Oltre che del settore edile si occupa anche di turismo, energia,
infrastruttura, aeroporti e gestione portuale. Secondo la rivista Engineering News
Record, nel 2012 risultava la numero 181 tra le aziende più grandi del mondo.
Il suo proprietario, Nihat Ozdemir, secondo la rivista Forbes nel mese di
giugno 2016 possedeva un’azienda con un fatturato che superava i 3 miliardi di
euro.
Tra i lavori pubblici che realizza l’azienda
ci sono: l’aeroporto Sabiha Gokcen di Istanbul, la metropolitana
Tandogan-Kecioren di Ankara, l’aeroporto di Pristina in Albania, 7 centrali
idroelettriche in Turchia ed 8 alberghi di lusso tra Turchia e Cipro, il
rinnovo di una parte dell’aeroporto del Cairo in Egitto, l’aeroporto di Yuzhny
in Russia, la costruzione del nuovo terminal dell’aeroporto internazionale del
Kuwait e la stazione ferroviaria ad alta velocità di Ankara. Limak Holding è
anche una delle cinque aziende che stanno costruendo il terzo aeroporto di
Istanbul insieme a Cengiz, Mapa, Limak, Kolin e Kalyon.
Analizziamo le opere in
costruzione del Limak
Il terzo aeroporto sorge nel cuore della
foresta più grande di Istanbul, che comprende tre laghi grandi, fonte di circa
il 25% dell’acqua potabile di Istanbul. Oltre a questi tre, saranno prosciugati
70 laghetti e 3 insenature. La zona del cantiere è anche una fonte di guadagno,
dato che quasi il 6% di questo territorio è agricolo e coltivato. A causa della
distruzione di questa foresta scomparirà una grande zona che fa da casa a circa
70 specie animali. Infine nelle foreste settentrionali di Istanbul saranno
tagliati 657.950 alberi, e ne saranno spostati 1.855.391 dei 2.513.341
esistenti.
Esattamente come tante altre opere pubbliche,
anche questa sarà realizzata con la logicacostruisci-gestisci-cedi. Ossia le aziende costruttrici realizzano l’opera con il
loro investimento, la gestiscono per un certo numero di anni e poi la cedono
allo Stato. Per la costruzione di tutte queste opere spesso le aziende non
hanno abbastanza capitale, dunque prendono dei soldi in prestito dalle banche
private con la garanzia dello Stato, oppure direttamente dalle banche statali.
Affinché le aziende abbiano una garanzia sul rientro delle spese iniziali
durante il periodo di gestione, lo Stato assicura un incasso economico
attraverso un contratto. Solo per il terzo aeroporto di Istanbul sono previsti
150 milioni di passeggeri all’anno, mentre l’aeroporto più grande del mondo –
ovvero quello di Atlanta – vede viaggiare 95 milioni di passeggeri all’anno. La
promessa per il momento parrebbe al di sopra dei numeri realizzabili. Per
concludere, come si può vedere sul sito del progetto, non si tratta soltanto di
un aeroporto ma di una cittadella con ospedali, residence, centri commerciali,
alberghi e porti marittimi. Si tratta di un progetto di cementificazione, più
che di trasporto.
Guardiamo da vicino i partner
di Limak
Tra i collaboratori di Limak per la
costruzione del terzo aeroporto ci sono Kalyon, proprietario di un grosso
gruppo di media, ossia Turkuvaz Medya, che possiede 4
canali televisivi (Atv, aHaber, Yeni Asir Tv, Minika), 2 canali radiofonici, 4
quotidiani nazionail (Sabah, Takvim, Yeni Asır, Pas Fotomaç), 11 riviste
nazionali e 2 portali di notizie. Kalyon è un’altra realtà cresciuta con
importanti appalti pubblici negli anni del governo AKP, come la costruzione del
Palazzo di Giustizia di Istanbul, la linea bus Metrobus, lo stadio olimpico di
Basaksehir, il terzo aeroporto di Istanbul e il famoso progetto di
riqualificazione urbanistica che avrebbe coinvolto il Parco Gezi. Si tratta di
grandi lavori di cementificazione criticati per il loro impatto ambientale. A
tutto ciò si aggiunge l’evidente rapporto d’amicizia con il mondo politico:
l’attuale Presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, nel 2014 ha fatto
da testimone di nozze al figlio del proprietario del gruppo. Inoltre il
fondatore storico del gruppo, Hasan Kalyoncu, mancato nel 2008, è stato uno dei
personaggi più illustri del movimento conservatore Milli Gorus, che ha dato
vita alle esperienze di partito Refah, Saadet ed AKP.
La Turkuaz Medya, appartenente al gruppo Kalyon, ha come vice
amministratore delegato Serhat Albayrak, figlio della famiglia Albayrak,
rappresentante di un altro gruppo imprenditoriale celebre in Turchia. Albayrak
è dal 2008 membro del consiglio d’amministrazione del gruppo Calik Holding.
Nello stesso gruppo, dal 1999 al 2013, ha lavorato in veste di presidente
generale della società un altro membro della famiglia Albayrak: stiamo parlando
di Berat Albayrak, l’attuale Ministro dell’Energia, fratello di Serhat e genero
dell’attuale Presidente della Repubblica. Inoltre, Berat Albayrak scrive dal
2013 per il quotidiano nazionale Sabah, che prima apparteneva al gruppo Calik
ed ora appartiene al gruppo Kalyon-Turkuaz.
I mezzi di comunicazione di massa di questo gruppo sono famosi per la loro
fedelissima linea editoriale alle politiche sociali ed economiche dell’AKP, il
partito che governa il paese da più di 15 anni. Nel 2016 il canale televisivo
aHaber si è impegnato mediaticamente – disinformando – per sostenere il governo
nella rimozione dell’immunità parlamentare a tutti i parlamentari del partito
HDP. I due quotidiani nazionali Sabah e Takvim avevano invece aiutato a
diffondere una notizia falsa, resa pubblica all’epoca dall’ex primo ministro
(l’attuale presidente della repubblica) durante la rivolta del Parco Gezi nel
2013. Si tratta di un’azione di molestia, mai accaduta in realtà, subita da una
donna velata con i suoi bambini. Secondo questi quotidiani e l’ex primo
ministro i molestatori erano circa 50 manifestanti maschi, a petto nudo e con
guanti di pelle. Alcuni mesi dopo gli ex giornalisti di questi quotidiani hanno
ammesso che era stata tutta una messa in scena creata ad hoc su richiesta di
alcuni rappresentanti del potere politico.
Limak nei suoi affari coopera spesso con
un’altra azienda: la Cengiz Insaat. Il proprietario dell’azienda si chiama
Mehmet Cengiz, coinvolto nelle operazioni anti-corruzione del 2014 (operazioni
successivamente definite come un tentativo di colpo di stato dal governo).
Quest’azienda è diventata famosa anche a livello internazionale per gli scontri
con una determinata resistenza popolare a Cerattepe nei pressi della città di
Artvin, nel nord della Turchia. Cengiz Insaat, nonostante numerose relazioni
avverse, con il sostegno del governo voleva costruire una struttura mineraria
all’interno di una riserva naturale dove, nel 1998, il governo locale aveva
fermato i primissimi lavori specificando come la zona fosse ad altissimo
rischio di frana. Nonostante 250 giorni di presidio, numerose manifestazioni
locali e nazionali, un incontro con l’ex primo ministro ed un lungo percorso
legale, l’azienda aveva avviato i primi lavori con l’ausilio della gendarmeria
e della polizia, che ha caricato e arrestato i manifestanti/contadini locali. Gli
stessi contadini che successivamente sono stati definiti “piccoli manifestanti
come quelli del Parco Gezi” dall’attuale presidente della Repubblica.
La pagella nera di Limak
Il proprietario dell’azienda che contribuirà
alla realizzazione del Tanap, Nihat Ozdemir, nel 2014 (nell’ambito delle maxi
inchiesta anti-corruzione) è stato accusato di aver contribuito all’acquisto
del quotidiano nazionale Sabah e del canale televisivo Atv mettendo nelle
tasche di Turkuaz Medya 100 milioni di Euro. Secondo i giudici è stata
costruita una sorta di cassa virtuale tra alcuni imprenditori: questi si
aiutavano a vicenda per monopolizzare i media in Turchia, con l’obiettivo di
controllare l’informazione così da eliminare eventuali critiche ai progetti.
Secondo i giudici, numerosi ministri e parlamentari del partito al governo
erano coinvolti in questa rete. Successivamente Ozdemir ha ammesso di aver dato
questi soldi, ma in prestito. Questa versione di Ozdemir è stata assunta e
difesa anche da parte dell’ex primo ministro, anch’egli accusato di corruzione.
In questi giorni Nihat Ozdemir appare in
televisione con dichiarazioni a favore del referendum costituzionale in arrivo.
Secondo Ozdemir, il passaggio al sistema presidenziale, attraverso
l’approvazione di questo referendum, aiuterebbe la realizzazione dei progetti
economici governativi. Ozdemir sottolinea come la rivolta del Parco Gezi abbia
rallentato il raggiungimento di questi obiettivi. Secondo il noto imprenditore
l’unica soluzione è quella di sostenere le linee politiche ed economiche del
governo.
Limak Holding nei primi mesi del 2017 ha vinto
l’appalto per la costruzione del ponte sullo stretto dei Dardanelli. Si tratta
di un altro progetto che ha subito pesanti critiche. Secondo un’analisi
pubblicata dal portale di notizie T24 nel 2014, questo lavoro triplicherebbe la
popolazione nella zona interessata, tanto da porre le basi di una speculazione
edile finalizzata all’aumento dei prezzi delle case. Inoltre potrebbero
aumentare le costruzioni di alberghi, villaggi turistici e impianti industriali
lungo tutta la costa. Infatti, con l’appalto del ponte è stato dato il permesso
di costruire in alcune zone prima protette perché riserve naturali. Secondo il
Presidente della Camera degi Ingegneri Urbanistici di Bursa, Hakan Karademir,
si tratterebbe di una devastazione ambientale.
Quindi…
Questa è una storia lunga di circa 4 mila
chilometri. Un progetto che devasta l’ambiente da Lecce a Baku passando dalla
Turchia. Questa è un’opera che rappresenta la cultura della progettistica che
cerca di fare affari a tutti i costi. Qui si parla di una decisione che in
realtà unisce gli ulivi di Lecce con gli abeti ed i faggi di Cerattepe. Questa
è un’occasione affinché i paesi non si uniscano soltanto per ospitare un lungo
tubo che porta gas da una parte all’altra, ma si uniscano nella stessa lotta per
difendere gli esseri viventi, le risorse naturali e l’ambiente. Il futuro.
(*) ripreso da «Pressenza». Pressenza è un’agenzia stampa internazionale in
7 lingue che pubblica e diffonde notizie, iniziative, proposte che riguardano
pace, nonviolenza, disarmo, diritti umani, lotta contro ogni forma di
discriminazione. Considera l’Essere Umano come valore centrale ed esalta la
diversità. Propone un giornalismo attivo e lucido che punta alla soluzione
delle crisi e dei conflitti sociali di ogni latitudine.
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