Ecco come si presenta lo stato ebraico,
quello che tanti Israeliani vogliono preservare ad ogni costo: una guardia
armata che controlla i bagagli all’ingresso dell’ospedale. Ma non sta cercando
ordigni esplosivi. Questa è una settimana di festività e la guardia cerca
qualcos’altro: cerca chametz, i cibi lievitati che sono proibiti
per la Pasqua ebraica.
Controlla ogni tipo di cibo che entra
nell’ospedale ed è lui l’arbitro della legge ebraica, il supervisore
della kashrut [la conformità di un cibo]. È proibito far
entrare qualunque cosa desti il sospetto di essere treyf, cioè
non kosher. Se c’è qualche dubbio, nel dubbio si proibisce. Se
non è kosher nei giorni di Pasqua, o torna a casa o va nella
spazzatura.
La nostra guardia è un ottimo ragazzo,
un tipo amichevole, ma ora è un’autorità teologica. Come se non bastassero i
10.000 guardiani del kashrut che lavorano nei giorni normali
nel democratico stato ebraico (che ha solo un millesimo di questi ispettori per
la sicurezza nelle costruzioni), ora le guardie della sicurezza e quelle che
ispezionano i vostri bagagli sono state aggiunte ai soldati dell’esercito di
Dio. Il governo s’infiltra non solo nei bagagli ma anche nello stomaco.
Siamo nell’anno 2017, ma la situazione è
medievale. Israele si può vantare quanto vuole di essere l’unica democrazia del
Medio Oriente o di essere amico dei gay. Ma la verità è che è retrogrado. È
coercitivo. Diventa sempre più tetro e arcigno. Nubi minacciose si addensano
nel cielo. Nessun’altra nazione al mondo perquisisce bagagli alla ricerca di
cibi proibiti, eccetto forse l’Iran. Il problema è che la polizia dello chametz è
più israeliana di Mobileye; la guardia dello chametz è molto
più israeliana di Amos Oz.
All’ingresso degli ospedali c’erano
cartelli che dicevano: “Questo luogo è stato fatto kosher per
la Pasqua, in ossequio alla legge religiosa. Vi chiediamo di non introdurre
cibo chametz [lievitato] per tutta la durata della festività.
È consentito introdurre frutta e verdura oppure prodotti in confezione chiusa
recanti la certificazione di idoneità kosher per la Pasqua.”
Firmato dal rabbino dell’ospedale, dal capo dei servizi religiosi e
dall’amministrazione.
Lasciamo perdere l’obbligo di kashrut in
tutte le cucine degli ospedali, un precetto a cui avremmo dovuto ribellarci già
da anni. Ora è proibito anche introdurre gli avanzi del seder [cena
rituale] di Pasqua, se non hanno il timbro di idoneità kashrut. Chi
non è religioso ha il diritto di mangiare come gli pare, ma questa ovvia affermazione
è considerata sovversiva in Israele.
In altre parole, nessun Israeliano ha il
diritto di mangiare come vuole quando è in ospedale o in qualunque altra
istituzione pubblica. Il fatto che almeno un quinto dei pazienti sono arabi,
così come buona parte del personale medico, e ancora più numerosi sono i
non-Ebrei o semplicemente i non-religiosi, tutto questo non interessa a
nessuno. Che mangino matza [pane azzimo] fino a strozzarsi.
Oppure non mangino proprio. Ci sono migliaia di prigionieri palestinesi che
mangiano matza anche per due mesi dopo Pasqua per finire la
produzione in eccesso: i pazienti arabi possono ben fare a meno del pane per
una settimana. Volevate uno stato ebraico e l’avete avuto. Non lo volevate? il
problema è vostro.
Gli Israeliani accettano questa
situazione come fosse un decreto venuto dal cielo. Quasi nessuno protesta. Così
vanno le cose in una società anestetizzata. Il fatto che tutto questo succede
in una festività che per qualche motivo viene chiamata la festa della libertà, non
fa altro che aggiungere una tocco grottesco a una situazione che non è affatto
divertente. E quello che succede nella pratica è anche meno divertente: infatti
la gente porta di nascosto cibo in ospedale. Una coscia di pollo in tasca;
pesce gefilte nella giacca; hummus, patate fritte
e insalata nel doppio fondo della borsa per la doccia. Questa settimana ho
portato di contrabbando un quarto di pollo avvolto nei pantaloni del pigiama.
Per alcuni pazienti, il cibo fatto in casa è il loro maggior conforto.
Potreste dire: ma insomma, è solo per
una settimana all’anno. Oppure potreste dire: non è così terribile, alla fine
si tratta solo di cibo. E ci vogliamo dimenticare la tradizione? Ma non si
tratta solo di una settimana, la cosa è molto peggiore di quanto sembra. Perché
mentre Israele si vanta di essere tanto progressista, non si accorge di come
sta andando giù per la china verso le tenebre. Proprio così: un paese che si
comporta in questo modo è nelle tenebre. Le tradizioni non si trasmettono con
le guardie armate.
Il giorno in cui Israele sarà un po’ più
democratico e un po’ meno ebraico, inshallah, ognuno potrà mangiare quel che
gli pare, dove gli pare. Sembra una cosa irrealizzabile? In effetti,
nell’Israele del 2017 è un’utopia.
(http://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-1.783140)
Traduzione di Donato Cioli
http://www.assopacepalestina.org/
da qui
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