Survival esamina gli ultimi libri di
Diamond, Pinker e Chagnon, e ne contesta la “scientificità”.
Con una
serie di opere a carattere “scientifico-divulgativo” pubblicate recentemente,
alcuni celebri scrittori stanno diffondendo l’idea che i popoli tribali siano
particolarmente violenti. Le loro teorie, che rilanciano lo stereotipo
colonialista del “cattivo selvaggio”, sono non soltanto sbagliate, ma anche
estremamente dannose per i popoli indigeni e la difesa dei loro diritti.
Nonostante gli autori accusino i loro oppositori di “romanticismo” e di
mancanza di obiettività, secondo Survival e molti eminenti esperti, si tratta
di mere opinioni politiche, non suffragate dai fatti.
Jared Diamond (geografo)
Apparentemente,
il nuovo libro di Jared Diamond, Il mondo fino a ieri, parla di
quello che il mondo industrializzato (che lui chiama “moderno”) può imparare
dai popoli tribali (lui li chiama “tradizionali”). Tuttavia, il suo libro
veicola un messaggio falso e pericoloso: la maggior parte delle tribù sono
impegnate in una guerra costante e, per questo, hanno bisogno, e apprezzano,
l’intervento dello stato per mettere fine ai loro comportamenti violenti. Approfondisci.
Steven Pinker (“psicologo evolutivo”)
Ne Il
declino della violenza pubblicato in italiano nel marzo 2013, Steven
Pinker promuove l’immagine, fittizia e colonialista, del “cattivo selvaggio”
arretrato. Un’idea che riporta indietro di più di un secolo il dibattito sui
diritti dei popoli tribali, e che viene utilizzata ancora oggi per giustificare
la loro distruzione. Survival giudica “errata” la teoria “scientifica” di
Pinker. Leggi perchè.
Napoleon Chagnon (antropologo)
Steven
Pinker non avrebbe potuto trarre le sue conclusioni sulla violenza tribale
senza basarsi sul lavoro, alquanto controverso, di un unico antropologo,
Napoleon Chagnon, che è anche una delle fonti più importanti di Diamond.
Chagnon studia la tribù Yanomami dagli anni ’60 definendoli “Il popolo
feroce”. Ma gli Yanomami
sono davvero violenti?
Jared Diamond
Il 23 giugno
2013 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo del Direttore generale di
Survival International, Stephen Corry, che stronca duramente il libro di Jared
Diamond Il mondo fino a ieri, uscito in Italia a maggio.
Nell’articolo,
intitolato Diamond sbaglia, Corry scrive che “con la sua opera,
Diamond lancia due messaggi pericolosi che, se dovessero rimanere indiscussi,
rischierebbero di riportare indietro di decenni i progressi compiuti nella
difesa del diritto di 150 milioni di tribali ad esistere e ad essere sé stessi
nel XXI secolo.” Leggi e commenta il
pezzo.
Per
un’analisi più approfondita e articolata della critica mossa da Survival a
Jared Diamond, leggi Pericolo: tornano i selvaggi (primitivi). Perché
"Il mondo fino a ieri” di Jared Diamond è in errore pubblicato
sul Daily Beast americano. Eccone la
traduzione italiana, con citazioni e note.
Le
affermazioni di Diamond – secondo cui la violenza diminuisce con l’avvento
degli stati-nazione e il più grande vantaggio offerto dallo stato è quello di
portare la pace – hanno suscitato l’indignazione degli abitanti della Papua
Occidentale, più volte citati dall’autore. Lì, dal 1963, le autorità
indonesiane hanno già ucciso circa 100.000 Papuasi, eppure Diamond non ne fa
neppure cenno. Dichiarandosi anche “scioccati” per il modo “fuorviante” con cui
l’autore li dipinge, i Papuasi hanno chiesto le sue pubbliche scuse. Leggi le loro
dichiarazioni in merito.
Condanne al
libro di Diamond vengono anche dal mondo accademico, sia all’estero (leggi Living
Anthropology, in
inglese), sia in Italia. Vincenzo Matera – professore associato di antropologia
presso l’Università di Milano Bicocca – scrive che “Jared Diamond […] si lancia
in una spericolata trattazione della società umana, facendo leva su una
ideologia evoluzionista che nessun antropologo oggi ritiene più valida” (leggi la sua
recensione pubblicata
su Il Manifesto del 18 settembre 2013).
Il 4
febbraio 2013 Jared Diamond è stato intervistato dalla BBC ma pare abbia
rifiutato la presenza di un rappresentante di Survival per discutere del suo
libro in diretta. Negli ultimi mesi Diamond ha rilasciato molte altre
interviste. In mancanza di un confronto diretto, Survival risponde a distanza ad alcune delle sue
affermazioni più frequenti.
Altre letture
Leggi
l’articolo pubblicato dal Guardian il 3 febbraio 2013: Jared Diamond in
row over claim tribal people live in a ‘state of constant war (in inglese).
Ascolta
l’intervista a Stephen Corry trasmessa da WBEZ il 31 gennaio 2013
(in inglese).
Steven Pinker
L’11 giugno
2013, Truthout ha pubblicato un articolo del Direttore generale di Survival,
Stephen Corry, sul libro di Steven Pinker Il declino della violenza:
Perché quella che stiamo vivendo è probabilmente l’epoca più pacifica della
storia.
Steven
Pinker sostiene di fornire prove scientifiche per alcune asserzioni tra cui:
(1) il mondo è oggi più pacifico di quanto fosse un tempo; (2) fino a poco
tempo fa, l’uomo era moralmente ritardato e meno intelligente; e (3) la maggior
parte dei popoli tribali vive in uno stato di guerra cronica a cui solo
l’intervento dello Stato può mettere fine. Corry dimostra che Pinker utilizza
molti “dati di fatto” sbagliati, che ne manipola altri, e che omette le prove
che contraddicono la sua tesi. Corry mostra che la metà dei dati che Pinker usa
per descrivere tutte le tribù stanziali del mondo (ad eccezione della Nuova
Guinea) gli vengono da un unico e molto controverso antropologo (Chagnon).
Pinker ritiene che i suoi critici siano vittima del mito del “buon selvaggio”.
Corry risponde che Pinker promuove un’immagine fittizia e colonialista di un
arretrato “cattivo selvaggio” che riporta il dibattito indietro di oltre un
secolo, e che tale mito viene ancora oggi usato per distruggere le tribù
Leggi la versione
integrale del pezzo, con note (solo in inglese).
Commenta una versione più breve
dell’articolo su Truthout (in inglese).
Napoleon Chagnon
Le
descrizioni degli Indiani come selvaggi violenti rimangono molto comuni ancora
oggi. Probabilmente, l’esempio peggiore di questa caratterizzazione viene
dall’antropologo statunitense Napoleon Chagnon che, a partire dagli anni ’60,
ha svolto studi sul campo tra gli Yanomami del Venezuela.
Nel suo
libro, Yanomamö: The Fierce People, Chagnon ha costruito
un’immagine sensazionalista della tribù: gli Yanomami sono
descritti come “scaltri, aggressivi e minacciosi”, “feroci”, “continuamente in
conflitto l’uno con l’altro” e “in uno stato di guerra cronico”.
Best-seller
negli Stati Uniti , The fierce people è un testo ancora
largamente adottato nei corsi di laurea in antropologia. È anche una fonte
importante per i libri “scientifico-divulgativi” pubblicati di recente da
scrittori come Jared Diamond e Steven Pinker che, come Chagnon, promuovono
il mito del “cattivo selvaggio”.
Controversie
Nonostante
la popolarità de The fierce people, le scoperte di Chagnon sono
state profondamente criticate da chi ha lunga esperienza di Yanomami. Molti
antropologi, studiosi e missionari che hanno lavorato per decenni con questo
popolo, semplicemente non condividono la caricatura fatta da Chagnon, e
dissentono profondamente dal ritratto che lui fornisce della tribù.
Le polemiche
si estendono anche all’ultimo libro autobiografico di Chagnon, pubblicato il 19
febbraio 2013 con il titolo Noble Savages: My Life Among Two Dangerous
Tribes – The Yanomamö and the Anthropologists [ edizione italiana Il
Saggiatore del maggio 2014, dal titolo Tribù pericolose. La mia vita
tra gli Yanomamö e gli antropologi ].
Un elenco di
antropologi specializzati negli Yanomami del Venezuela e del Brasile ha firmato
una lettera aperta in cui condannano
l’immagine della tribù costruita da Chagnon.
Marshall
Sahlins, considerato da molti come “l’antropologo vivente oggi più rispettato
al mondo”, ha accusato Chagnon di sfruttare il tema degli Yanomami per i propri
fini. Recentemente, Sahlins si è dimesso dall’Accademia nazionale delle scienze
in segno di protesta per l’elezione di Chagnon all’Accademia stessa. Leggi la critica
feroce di Marshall Sahlins sul lavoro di Chagnon pubblicata sul The
Washington Post (in inglese).
Eduardo
Viveiros de Castro, uno dei più importanti professori brasiliani di
antropologia, afferma che gli
Yanomami sono tutto fuorché quei robot sociobiologici, maligni e spietati che
Chagnon descrive.
Due
antropologi di spicco, Philippe Descola e Manuela Carneiro da Cunha, hanno
rilasciato una dichiarazione di
condanna del lavoro di Chagnon esprimendo solidarietà a Sahlins per le sue
dimissioni dall’Accademia nazionale delle scienze. “Per gli antropologi
europei, è sconcertante che Chagnon abbia riscosso tale enorme successo negli
Stati Uniti (in termini di libri venduti, almeno), visto quanto grezzo è il suo
pensiero e così superficiale la sua etnografia” ha dichiarato Descola.
Nel 2001 quattro
esperti avevano scritto al Daily Telegraph protestando per la
pubblicazione di un articolo che riprendeva le idee di Chagnon.
In un’intervista a
Survival, il
missionario italiano Carlo Zacquini, che ha lavorato e vissuto tra gli Yanomami
per quasi 50 anni, ha dichiarato di non aver “mai costatato che fossero
violenti”.
Visita il
blog Anthropology Report per una panoramica
esauriente delle opinioni degli antropologi (in inglese).
Leggi l’articolo sull’ultimo libro di
Chagnon Tribù pericolose. La mia vita tra gli Yanomamö e gli
antropologi scritto da Stephen Corry e pubblicato integralmente in
italiano sulla prestigiosa rivista dell’ANUAC (Associazione Nazionale
Universitaria Antropologi Culturali).
Su Alias del
22 giugno 2014, sempre riferendosi all’edizione italiana dell’ultimo libro di
Chagnon, il professor Enrico Comba si chiede: "Perchè in un periodo in cui
sono rarissime le pubblicazioni sui popoli indigeni sopravvissuti si è scelto
di tradurre proprio quest’opera così controversa? [ leggi la recensione ]
L’opinione degli Yanomami
Mentre gli
Yanomami che potrebbero morire in conflitti interni sono pochissimi, per
contro, negli ultimi decenni molti di loro sono stati uccisi dagli estranei con
attacchi violenti o mediante l’importazione di malattie esterne.
Si stima
che, tra il 1989 e il 1993, quasi il 20% degli Yanomami del Brasile sia morto
per le violenze e le malattie portate dai cercatori d’oro. Queste invasioni
rappresentano ancora oggi una grande minaccia per la loro salute e la loro
sicurezza. “I nostri veri nemici sono i cercatori d’oro, gli allevatori e tutti
coloro che vogliono impadronirsi della nostra terra” ha dichiarato Davi
Kopenawa, portavoce Yanomami e Presidente dell’associazione yanomami Hutukara.
Leggi le
dichiarazioni di Davi Yanomami in merito al lavoro di Chagnon, e un breve
estratto del libro di Davi Kopenawa e Bruce Albert, “La chute du ciel, Paroles
d’un chaman Yanomami”, in cui Davi parla anche della violenza delle società
occidentali.
I nostri
veri nemici sono i cercatori d’oro, gli allevatori e tutti coloro che vogliono
impadronirsi della nostra terra.
Conseguenze
Il tragico
paradosso è che gli Yanomami sono stati in gran parte esclusi da questo
dibattito, anche per responsabilità dei media. Oltre a non dar spazio alla voce
dei diretti interessati, si parla davvero raramente delle terribili
ripercussioni che The fierce people ha avuto sugli Yanomami, e
sui popoli tribali in generale.
Scopri in questi
due esempi in che
modo il governo brasiliano è stato influenzato dalla descrizione degli Yanomami
come popolo violento e perché, pochi anni fa, il governo inglese si è rifiutato
di finanziare un progetto educativo con gli Yanomami.
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