“L’ambiente”,
ci dicono, è questo o quel problema.
Basta
differenziare meglio, compensare il CO2, mettere fuorilegge le vecchie auto rugginose,
cambiare lampadine, innalzare pale eoliche…
Invece, non
è un problema, è tutto un sistema che
ci sta portando alla catastrofe.
Se lo fai
notare, ci sarà sempre qualcuno con il ditino imparatore che dirà, “ah, lamentarsi del sistema è solo una scusa per non fare
qualcosa”.
No, dobbiamo ognuno di noi fare il massimo
possibile per
non essere complici. Sapendo che non sarà mai abbastanza e che
sul piano pratico sarà del tutto inutile.
Perché…
Prendiamo
un oggettino dall’aspetto innocuo, una lattina di Coca Cola.
I dati
risalgono al 1999 e si riferiscono all’Inghilterra, saranno cambiate tantissime
cose, ma l’importante è capirne il senso e la portata, e poi moltiplicare per
tutti gli altri oggetti neutrali che ci
circondano.
Seguiamo i
passi e proviamo a immaginare i costi di
ognuno.
Anche
facendo finta che a ogni tappa si facciano tanti gesti ecofriendly e smart e sostenibili. Tipo il turno di notte della miniera
di bauxite che usa torce che consumano di meno (ma è ecologia, o è il padrone che è tirchio?).
Poi
pensiamo al prezzo irrisorio della lattina.
Ecco la
differenza tra quei costi fatti
sostenere a cielo, terra, acqua e biosfera, e il prezzo irrisorio pagato dal bevitore finale di
acqua zuccherata contiene in sé tutta la questione ambientale.
Trovata su
quel sito straordinario che è Energyskeptic [1], ecco la carriera di una lattina di Coca
Cola, usa e getta, bevuta e abbandonata in Inghilterra.
Il punto di
partenza è una miniera di bauxite. Ne trovo una in Tasmania, che si vanta di
aver creato trenta posti di lavoro, che son meno di quelli
che ha creato la Trattoria Quattro Leoni in Piazzetta della
Passera.[2]
1.
La
bauxite viene estratta in Australia,
2.
trasportata
in un mulino a riduzione chimica,
3.
ogni
tonnellata di bauxite viene lavorata e purificata in mezza tonnellata di ossido
di alluminio.
4.
Viene
poi stoccata,
5.
caricata
su un gigantesco trasportatore di minerali e
6.
inviata
in Svezia o Norvegia, dove le dighe idroelettriche forniscono elettricità a basso
costo.
7.
Dopo
un viaggio di un mese attraverso due oceani, di solito rimane alla fonderia
anche per due mesi.
8.
La
fonderia impiega due ore per trasformare ogni mezza tonnellata di ossido di
alluminio in un quarto di tonnellata di alluminio metallico, in lingotti lunghi
dieci metri.
9.
Questi
vengono curati per due settimane prima di essere spediti ai laminatoi in Svezia
o in Germania.
10.
Lì
ogni lingotto viene riscaldato a circa 900 gradi Fahrenheit
11.
e
laminato fino a uno spessore di un ottavo di pollice.
12.
I
fogli risultanti sono avvolti in bobine da dieci tonnellate
13.
e
trasportate in un magazzino,
14.
e
poi a un laminatoio a freddo nello stesso o in un altro paese,
15.
dove
vengono laminate dieci volte più sottili, pronte per la fabbricazione.
16.
L’alluminio
viene poi inviato in Inghilterra,
17.
dove
i fogli vengono punzonati e formati in lattine,
18.
che
vengono poi lavate,
19.
asciugate,
20.
verniciate
con uno strato di base,
21.
e
poi dipinte di nuovo con informazioni specifiche sul prodotto.
22.
Le
lattine vengono poi laccate,
23.
flangiate
(sono ancora senza coperchio),
24.
spruzzate
all’interno con un rivestimento protettivo per evitare che la cola corroda la
lattina,
25.
e
ispezionate.
26.
Le
lattine vengono pallettizzate,
27.
sollevate
con un carrello elevatore,
28.
e
immagazzinate fino al momento del bisogno.
29.
Vengono
poi spedite all’imbottigliatore,
30.
dove
vengono lavati
31.
e
pulite ancora una volta,
32.
poi
riempiti con acqua mescolata a sciroppo aromatizzato, fosforo, caffeina e
anidride carbonica.
33.
Lo
zucchero viene raccolto dai campi di barbabietole in Francia e subisce
34.
l’autotrasporto,
35.
la
macinazione,
36.
raffinazione
37.
e
spedizione.
38.
Il
fosforo viene dall’Idaho, dove viene estratto da profonde miniere a cielo
aperto – un processo che porta alla luce anche cadmio e torio radioattivo. 24
ore su 24, l’azienda mineraria usa la stessa quantità di elettricità di una
città di 100.000 persone per ridurre il fosfato alla qualità alimentare.
39.
La
caffeina viene spedita da un produttore chimico al produttore di sciroppo in
Inghilterra.
40.
I
barattoli riempiti vengono sigillati con un coperchio di alluminio ‘pop-top’ al
ritmo di millecinquecento barattoli al minuto,
41.
poi
inserite in cartoni stampati con colori coordinati e schemi promozionali.
42.
I
cartoni sono fatti di pasta di legno che può aver avuto origine ovunque, dalla
Svezia o dalla Siberia alle foreste vergini della British Columbia che sono la
casa di grizzly, ghiottoni, lontre e aquile.
43.
Pallettizzate
di nuovo, le lattine vengono spedite a un magazzino di distribuzione regionale,
44.
e
poco dopo a un supermercato dove una tipica lattina viene acquistata entro tre
giorni.
Commenta
Alice Friedemann di Energyskeptic:
Il
consumatore compra dodici once di acqua zuccherata fosfatata, impregnata di
caffeina e dal sapore di caramello. Bere la coca richiede qualche minuto;
buttare via la lattina richiede un secondo. In Inghilterra, i consumatori
scartano l’84% di tutte le lattine, il che significa che il tasso complessivo
di rifiuti di alluminio, dopo aver contato le perdite di produzione, è
dell’88%. Gli Stati Uniti ricavano ancora i tre quinti del loro alluminio dal
minerale vergine, con un’intensità energetica 20 volte superiore a quella
dell’alluminio riciclato, e buttano via abbastanza alluminio da sostituire
l’intera flotta di aerei commerciali ogni tre mesi.
Ogni
prodotto che consumiamo ha una storia nascosta simile, un inventario non
scritto dei suoi materiali, risorse e impatti. Ha anche dei rifiuti generati
dal suo uso e smaltimento… La quantità di rifiuti generati per fare un chip di
semiconduttore è oltre 100.000 volte il suo peso; quella di un computer
portatile, quasi 4.000 volte il suo peso. Per produrre un quarto di succo
d’arancia della Florida sono necessari due litri di benzina e mille litri
d’acqua. Una tonnellata di carta richiede l’uso di 98 tonnellate di risorse
varie.
Se ci fosse
un ministro alla transizione ecologica interessato all’ambiente invece che un
piccolo Frankenstein come Roberto Cingolani che produce robot, saprebbe che stroncare i processi
globali di questo tipo farebbe infinitamente di più per l’ambiente di tutte le
retoriche sullo sviluppo sostenibile, che nel
migliore dei casi sono semplicemente la solita ricerca di processi più
efficienti per guadagnare di più.
Anche Zio
Paperone era un grande nemico degli sprechi. Il
che non ne fa un ecologista.
Nota:
[1]
Energyskeptic cita un libro di Paul Hawken, Amory Lovins e L. Hunter Lovins
(1999, Natural Capitalism, Earthscan Publications Capitolo 3:
“Waste Not”, pagine 49-50), che a sua volta cita Lean Thinking di James Womack e Daniel Jones.
[2] A
essere pignoli, si tratta di un’altra miniera,
che illustra l’annuncio di quella dei trenta posti di lavoro.
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