Sono un ragazzo di vent’anni. Noi ragazzi la pandemia l’abbiamo pagata cara,
tanto, molto più di quanto la gente pensa, perché dai sono ragazzi e si
adattano, perché sono ragazzi e hanno tempo. Come se non sapesse, la gente, che
è da ragazzo che hai fame e ti mangi il mondo, che è da ragazzo che hai bisogno
degli altri, di sfogarti, di abbracciarti. Del contatto fra corpi, degli
sguardi d’intesa, di capirti più in fondo, di accettarti anche dentro. Vedo
tanti ragazzi che camminano per la mia città. Qualcuno senza mascherina. E mi
arrabbio. Ragà, abbiamo pagato caro, ma non potevamo fare altro. Non abbiamo
avuto scelta.
Nessuno chiederà mai scusa per quello che abbiamo perso, perché nessuno ha
sbagliato, non c’è un colpevole. Ma se andiamo in giro senza mascherina, l’errore lo facciamo noi.
Se andiamo in giro fregandocene, ma sì ricominciamo porcatroia voglio vivere, e
dimentichiamo il prezzo che abbiamo pagato, pagheremo ancora. Di più. Se
andiamo in giro come se non fosse successo nulla, siamo irresponsabili, cretini
e pure ingenui. Aperitivo fuori? Facciamolo all’aperto,
distanziati. Un amico ci offre un passaggio? Seduti dietro, con mascherina.
Inciso: la mascherina copre naso e bocca, entrambi, non uno dei due a caso. È
una rottura di palle? Sì. Possiamo fare altro? No. Perché dobbiamo farlo?
Perché sì, perché è giusto, per rispetto di chi non c’è più, di chi sta
lottando, della nostra famiglia, degli amici, di chi potremmo contagiare, di
noi stessi.
E allora parlo a te.
Sì, tu che dici come prima ma come prima, ora, non si può. Tu che mi passi
vicino e mi guardi male perché ho una mascherina (come se tu non la tenessi, a
scuola) ma sono io che guardo male te. Tu che dici che non ci respiri, fidati
che respiri benissimo. Tu che non ne puoi più, neanche io ne posso più. Ma non
possiamo fregarcene. Non dobbiamo fregarcene. Quindi, caro tu, se domani ti
invitano a casa di amici e siete in
ottanta tu non andare e dillo a tutti, che stanno facendo una cazzata.
Sii prudente, stai attento. Non so quando ne usciremo. Non lo so più. Ma un
giorno farai il trasloco per andare a vivere dove vorrai e troverai un pacco di
mascherine, una decina, ancora perfette. Sorriderai e dirai cazzo, meno male
che è finita. Ma non trovarti davanti a quel pacco a dire cazzo, se le avessi
indossate. Ma non è ancora arrivato, quel giorno, caro tu. Ora serve prudenza,
ora serve attenzione. Spero la avrai. Buona vita.
Nessun commento:
Posta un commento