Molte delle cosiddette malattie emergenti - come Ebola, AIDS, SARS,
influenza aviaria, influenza suina e oggi il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2 definito in precedenza
come COVID-2019) non sono eventi catastrofi casuali, ma la conseguenza del nostro
impatto sugli ecosistemi naturali.
L’uomo con le proprie attività ha alterato in maniera significativa i
tre quarti delle terre emerse e i due terzi degli oceani , modificando a tal punto il Pianeta da
determinare la nascita di una nuova epoca denominata “Antropocene”.
Molte pandemie degli ultimi decenni hanno origine nei mercati di
metropoli asiatiche o africanedove si riscontra il commercio illegale o incontrollato di animali
selvatici vivi, di scimmie, di pipistrelli, di carne di serpente, scaglie di pangolini, e tanti altri rettili, mammiferi e uccelli.
Si creano in questo modo pericolose opportunità per il contatto tra
l’uomo e le malattie di questi organismi, offrendo il fianco allo sviluppo di vecchie e
nuove zoonosi, ovvero di malattie infettive che possono essere trasmesse dagli
animali all’uomo.
Nel report cercheremo di illustrare quali sono i collegamenti, in larga
parte ancora poco noti, tra le nostre azioni sugli ecosistemi e la biodiversità e le conseguenze
che queste hanno sulla diffusione
di alcune malattie e quindi sulla salute pubblica, fino alle condizioni
socio-economiche delle nostre società.
In questa prospettiva l’attuale pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 che
sta mettendo in seria crisi ilmondo, offre lo spunto per un approfondimento del rapporto uomo e
natura sempre più globalizzato.
QUI il rapporto completo "Pandemie e distruzione degli ecosistemi"
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