Mentre compilo
l’autocertificazione prima di uscire a fare la spesa mi fermo un attimo… “Ma
andrà bene se scrivo che sto andando al mio GAS? Se le forze dell’ordine mi
fermano per un controllo”? Poi mi rispondo “Ma sì! In caso glielo spiego”!
Mai come in questo momento infatti sono contenta di far parte di un Gruppo
di Acquisto Solidale (GAS): mi permette di avere accesso
a cibi freschi e genuini… e senza fare la fila al supermercato!
In questa assurda, immobile primavera vista dalla finestra è infatti
evidente come la natura continui invece il suo ciclo, e questo
nei campi significa frutta, verdura, ortaggi che
continuano a crescere… e forse mai come in questo momento anche nelle nostre
case il cibo e la cucina stanno acquistando un posto centrale:
un po’ per noia, un po’ per il piacere di mangiare bene,
avendo ora il tempo di farlo.
È innegabile: a tratti ci sentiamo in un film post apocalittico, ma
abbiamo la fortuna di non doverci nutrire solo di cibo in
scatola, potendo invece riscoprire concetti ascoltati magari distrattamente in
tempi “normali”, e costruendo le basi per un ritorno alla normalità che sia più
in armonia con la natura.
Piccoli produttori che adottano tecniche sostenibili al
posto dei colossi dell’agroindustria, filiera corta al posto
dei cibi che viaggiano per centinaia di chilometri, vendita
diretta al posto della grande distribuzione organizzata, una
dieta con tanti prodotti freschi a base vegetale invece di consumi eccessivi di
carne e cibi processati e meno plastica e imballaggi.
Perché non gettare le basi proprio adesso di questo cambiamento?
In questa fase la piccola distribuzione organizzata può
essere un’alternativa valida: esistono centinaia di reti di distribuzione in
Italia che permettono di ordinare online da piccoli produttori locali,
e di ritirare presso i punti di raccolta nella propria zona. Punti di raccolta
nei quali naturalmente devono essere rispettate le prescrizioni legate al
contenimento del Covid–19, ma che sicuramente hanno il
vantaggio di non rappresentare un sito di aggregazione spesso affollato come la
coda davanti ai supermercati. Molte di queste reti si stanno
inoltre organizzando per effettuare consegne a domicilio,
per andare incontro alle esigenze di chi ha maggiore difficoltà a uscire di
casa in questo momento.
Un sistema “buono” (anche nel senso del gusto) per noi consumatori,
ma anche vitale per i piccoli produttori, per non rimanere schiacciati tra un
calo complessivo dei consumi e provvedimenti governativi che
potrebbero rischiare di destinare risorse più al supporto delle grandi aziende
che delle piccole realtà.
Ogni città, e spesso ogni quartiere, ha il suo “nucleo” di distribuzione alternativa.
Alcune reti come Kalulu, sono molto attive in città come
Roma, altre, come i Gruppi di Acquisto Solidale, nascono nel
territorio e hanno una diffusione ormai piuttosto capillare: una ricerca online
mirata alla propria città permetterà di trovare e contattare la soluzione più
vicina a casa. Ci si può aiutare con un progetto work in progress, che cerca
proprio di costruire la mappa dell’Italia senza
supermercato, oppure cercare mappe ed ecoguide locali, come quella
creata da Greenpeace gruppo locale di Pisa (questa la mappa).
Infine, non sottovalutiamo le tante aziende agricole che
effettuano vendita diretta e spediscono a casa
nostra agrumi dalla Sicilia o verdure e cereali di cui abbiamo tanto bisogno
per stare in salute, adesso più che mai! Usiamo questo periodo per curare la
nostra salute e anche per imparare a fare una spesa più sana e giusta, amica
del clima e del pianeta che continua a vivere fuori dalla nostra porta.
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