Assessore Nieddu, sul Coronavirus lei ha mentito ai
sardi: ecco perché dovrebbe dimettersi – Vito Biolchini
Oggi, lo dico con dispiacere e con tanto
rispetto per un giornale che sta facendo veramente un grande lavoro in un
momento così difficile, l’Unione Sarda non ha avuto il coraggio di varcare il
Rubicone.
Eppure l’assessore regionale alla Sanità
Mario Nieddu ha detto una bugia proprio a un suo cronista,
affermando prima di avere ordinato i test rapidi contro il Coronavirus (e non
era vero), poi di non averli voluti perché quell’impresa era inaffidabile (e
anche questo non era vero).
La nota della società Tema Ricerca ha
svelato il gioco: parlando di test rapidi contro il Coronavirus,
l’assessore Nieddu ha mentito ai sardi. Platealmente,
clamorosamente, spudoratamente. Ma il giornale questo non ha avuto il coraggio
di dirlo ai suoi lettori, forse perché spaventato dalle conseguenze che
un’affermazione del genere avrebbe dovuto comportare. Il giornalismo sardo
quasi mai attacca frontalmente la politica, gli scontri sono quasi sempre
simulati e di sicuro mai all’ultimo sangue. Così è stato, purtroppo, anche in
questo caso.
Sulla Nuova Sardegna invece, nel suo
pezzo “Coronavirus,
Nieddu fa danni e voi state zitti” lo scrittore Marcello Fois si
lascia andare più ad uno sfogo che a un ragionamento, chiedendosi dove sia
l’opposizione di centrosinistra in questo momento. Tutte le domande sono
lecite, a patto però che non sviino l’attenzione dalle questioni centrali. E il
Pd e l’assenza di Massimo Zedda dal dibattito, a mio avviso
non lo sono così tanto. Oggi la questione centrale riguarda infatti l’assessore
alla Sanità Mario Nieddu e la sua inadeguatezza a governare la
macchina della sanità in un momento così drammatico.
Nieddu è inviso a tanti perché leghista,
perché sfoggia sul bavero la spilla con Alberto da Giussano. Ma questo non è un
argomento sufficientemente valido per accanirsi contro di lui così come sta
avvenendo in questi giorni. I problemi sono altri.
La questione riguarda la sua
preparazione e la sua credibilità. Sul primo punto vorrei dire che nessuno, in
Italia e nel mondo, era pronto a questa crisi. Fatte le dovute proporzioni,
quello che Franceschini ha detto di Conte (“Sulle
sue spalle responsabilità senza precedenti”) vale anche per Solinas e
per Nieddu. Vale per tutti.
Il punto centrale e dirimente è allora
quello della credibilità e della reputazione.
Fin dall’inizio della crisi del
Coronavirus, la giunta Solinas ha continuato come suo solito a
giocare con le parole, come quando (era il 23 febbraio) assicurava a Conte che
in tutti i porti e aeroporti sardi erano già attivi i termoscanner. Non era
vero.
Ma adesso ci sono i morti, la paura, il
disastro economico. Ora serve più responsabilità. Serve anche mostrarsi deboli,
se questo fa essere più credibili. Serve anche ammettere le proprie colpe, i
propri limiti, se si deve chiedere ai cittadini di fare sacrifici. Serve anche
chiedere scusa, se questo fa aumentare nelle persone il rispetto nelle
istituzioni.
Dire bugie in maniera così plateale non
aumenta la fiducia nei cittadini nei confronti di chi ha nelle sue mani,
letteralmente, la vita e la morte delle persone. Ieri, nella prima delle
conferenze stampa quotidiane che il presidente Solinas ha
convocato, invece che chiedere scusa l’assessore Nieddu ha
attaccato “certa stampa”.
Peccato assessore, ha perso
un’occasione. Forse l’ultima per salvare la propria reputazione. Non continui a
dare interviste nel tentativo patetico di salvare il salvabile, ogni volta che
finisce in tv lei peggiora la situazione, mi creda. Stasera non vada a
Videolina, mandi qualcun altro allo sbaraglio.
Il caso dei test rapidi su cui è stato
incredibilmente smentito dimostra definitivamente che di lei, assessore Nieddu,
non ci si può fidare. E una persona di cui non ci si può fidare non può avere
in questo momento una responsabilità così grande.
Ieri il gruppo consiliare del Pd lo ha
detto in un modo eccessivamente timido e con una prosa che neanche il
miglior Forlani dei tempi d’oro avrebbe saputo utilizzare
(“Pur evitando, ancora una volta, ogni spunto polemico, tantomeno ogni
strumentalizzazione politica, riteniamo che il presidente della Regione debba
valutare ogni iniziativa urgente da intraprendere per ripristinare le
condizioni minime e necessarie di credibilità e affidabilità del governo
dell’emergenza sanitaria in questa drammatica fase”).
Oggi invece nove parlamentari dei 5
Stelle, insieme ai 5 consiglieri regionali, lo hanno detto con maggiore
nettezza.
Ma qui i partiti c’entrano fino ad un
certo punto. C’entriamo noi come cittadini, come persone che stanno vivendo un
momento drammatico. C’entrano quei medici, quegli infermieri, tutte le persone
in prima linea e lasciate a combattere senza mascherine, che dovrebbero essere
rassicurate da chi ci sta governando, persone di cui ci dovremmo fidarci ciecamente,
a prescindere dal partito in cui militano.
Assessore Nieddu, di lei
purtroppo non ci si può fidare ciecamente. Ha tradito definitivamente la nostra
fiducia. Per questo si deve dimettere. Subito. Perché si è mostrato inadeguato
al compito che le è stato dato. E si deve dimettere per fare il bene delle
istituzioni, per la loro credibilità.
E in un momento così drammatico sarebbe
un gesto di responsabilità che, lo dico senza ironia, tutti
apprezzeremmo.
Biolchini solleva un
tema: il personale sanitario deve risiedere in ospedale? - Andrea Pubusa
Vito Biolchini, con la sua solita acutezza, nel suo bel blog richiama l’attenzione su una delibera della giunta
regionale. Per rispettare il decreto Conte e per “garantire il mantenimento dei servizi essenziali di cura e di assistenza
alla popolazione sarda e di tutelare, al contempo, gli stessi operatori, i
pazienti e i familiari degli operatori”, la giunta Solinas lo scorso 17 marzo
ha adottato una delibera (la 13/24) con la quale
innanzitutto si fissano in maniera precisa di quali protezioni devono essere
adottati dagli operatori sanitari in tutti i contesti possibili (ecco l’allegato con le tabelle).
Ma il punto incandescente è un altro. Eccolo. “Considerato che agli operatori in argomento (asintomatici e con tampone negativo) è richiesta la prosecuzione dell’attività lavorativa, sebbene con le cautele e le precauzioni riportate dettagliatamente nell’allegato alla presente deliberazione, al fine della maggiore tutela della popolazione generale e in particolare dei familiari, le direzioni sanitarie aziendali, in collaborazione con le direzioni di presidio ospedaliero, potranno allestire dei moduli abitativi in spazi attigui alle strutture ospedaliere o dedicare allo scopo porzioni degli stabilimenti ospedalieri, atti ad ospitare i predetti operatori”.
Vito si chiede se son stati sentiti i sindacati e la domanda mi sembra sacrosanta, come mi pare ovvia la risposta: la concertazione è doverosa. D’accordo con Vito, su questo punto.
E che dire sul merito? E cioè, è utile ai fini del contenimento della pandemia prevedere che il personale sanitario rimanga in una sorta di quarantena ospedaliera? Certo, quanto sta avvenendo in Sardegna ha dell’incredibile. E’ paradossale che nella nostra isola la maggior parte degli infetti venga dagli ospedali. All’ospedale ci si dovrebbe curare e invece si prende il virus! Qui c’è una questione organizzativa ineludibile. Questi esiti assurdi sono il frutto di un deficit organizzativi gravi. Una struttura sanitaria deve avere dirigenti e mezzi all’altezza di queste evenienze. A Sassari e a Nuoro c’è stata la prova clamorosa di una grave carenza. E su questi aspetti la giunta dovrebbe correre ai ripari sulla base delle indicazioni di esperti di sicuro affidamaneto. Altro che tentare di chiuderee la bocca a chi mette in luce le criticità! Ma Solinas, fresco di laurea in Giuiriprudenza, ha mai letto l’art. 21 Cost.? Lo legga così evita quantomeno di fare brutte figure e di dedicarsi a quanto gli compete. I suoi sproloqui sul tema sono vani e ridicoli.
E’ anche chiaro, per quanto se ne può capire, che questo personale sanitario, nei casi in cui non presenta sintomi, può difondere in modo esponenziale l’infezione. Neutralizzare questo possibile focolaio non è insensato. Del resto, credo che gli stessi operatori sanitari si pongano, con qualche angoscia e apprensione, il problema. Ma obbligarli a stare nella struttura sanitaria dopo il lavoro significa accrescerne lo stress, sminuirne l’operatività e l’attenizone. Occorre semmai indirizzare a condotte prudenziali questo personale al loro rientro a casa. Fuori servizio è evidente ch’essi devono mantenere forme di isolamento e di distanza superiori a quelle dei comuni mortali. Ma tenerli chiusi in ospedale anche dopo l’orario di lavoro non giova.
Ma il punto incandescente è un altro. Eccolo. “Considerato che agli operatori in argomento (asintomatici e con tampone negativo) è richiesta la prosecuzione dell’attività lavorativa, sebbene con le cautele e le precauzioni riportate dettagliatamente nell’allegato alla presente deliberazione, al fine della maggiore tutela della popolazione generale e in particolare dei familiari, le direzioni sanitarie aziendali, in collaborazione con le direzioni di presidio ospedaliero, potranno allestire dei moduli abitativi in spazi attigui alle strutture ospedaliere o dedicare allo scopo porzioni degli stabilimenti ospedalieri, atti ad ospitare i predetti operatori”.
Vito si chiede se son stati sentiti i sindacati e la domanda mi sembra sacrosanta, come mi pare ovvia la risposta: la concertazione è doverosa. D’accordo con Vito, su questo punto.
E che dire sul merito? E cioè, è utile ai fini del contenimento della pandemia prevedere che il personale sanitario rimanga in una sorta di quarantena ospedaliera? Certo, quanto sta avvenendo in Sardegna ha dell’incredibile. E’ paradossale che nella nostra isola la maggior parte degli infetti venga dagli ospedali. All’ospedale ci si dovrebbe curare e invece si prende il virus! Qui c’è una questione organizzativa ineludibile. Questi esiti assurdi sono il frutto di un deficit organizzativi gravi. Una struttura sanitaria deve avere dirigenti e mezzi all’altezza di queste evenienze. A Sassari e a Nuoro c’è stata la prova clamorosa di una grave carenza. E su questi aspetti la giunta dovrebbe correre ai ripari sulla base delle indicazioni di esperti di sicuro affidamaneto. Altro che tentare di chiuderee la bocca a chi mette in luce le criticità! Ma Solinas, fresco di laurea in Giuiriprudenza, ha mai letto l’art. 21 Cost.? Lo legga così evita quantomeno di fare brutte figure e di dedicarsi a quanto gli compete. I suoi sproloqui sul tema sono vani e ridicoli.
E’ anche chiaro, per quanto se ne può capire, che questo personale sanitario, nei casi in cui non presenta sintomi, può difondere in modo esponenziale l’infezione. Neutralizzare questo possibile focolaio non è insensato. Del resto, credo che gli stessi operatori sanitari si pongano, con qualche angoscia e apprensione, il problema. Ma obbligarli a stare nella struttura sanitaria dopo il lavoro significa accrescerne lo stress, sminuirne l’operatività e l’attenizone. Occorre semmai indirizzare a condotte prudenziali questo personale al loro rientro a casa. Fuori servizio è evidente ch’essi devono mantenere forme di isolamento e di distanza superiori a quelle dei comuni mortali. Ma tenerli chiusi in ospedale anche dopo l’orario di lavoro non giova.
“Coronavirus, in
Sardegna il contagio si propaga più velocemente che nel resto d’Italia” - Bruno
L. Giordano
La Sardegna è in netta controtendenza:
mentre nel resto d’Italia i casi di positività al Coronavirus si raddoppiano
fra i tre e i cinque giorni, nella nostra isola invece sono arrivati a
raddoppiare quasi ogni due giorni, al susseguirsi di una situazione che si
aggrava ormai da sei giorni. Questo significa che il contagio si propaga più
velocemente che nel resto d’Italia.
Per questo dobbiamo assolutamente
continuare a rispettare l’ordinanza a limitare al massimo gli spostamenti.
Dobbiamo aiutare i medici e gli infermieri della nostra amata isola evitando di
cacciarci nei guai. Dobbiamo adottare uno stile di vita sano e evitare attività
potenzialmente a rischio. Che fare della noia a casa nostra? Certamente non
compensare con troppo cibo e alcool, o decidendo di tagliare quel vecchio
albero nel nostro giardino. Mettiamoci in contatto con i nostri amici, con i
nostri cari, con la nostra famiglia. Manteniamo il buon umore. Uniamoci in
questo momento difficile nonostante la lontananza. Uniamoci nel nostro amore per
la nostra grande terra, la Sardegna.
Nell’isola dunque i casi di positività
si raddoppiano quasi ogni due giorni. Come ho ricavato questo dato?
Ogni giorno analizzo i dati ufficiali
dell’università Johns Hopkins (Stati Uniti) a livello mondiale1, e
del Dipartimento della Protezione Civile a livello nazionale2. Come
tanti scienziati nel mondo cerco di aiutare col mio piccolo contributo,
diffondendo informazioni e analisi dei dati ufficiali. Siamo tanti. Io studio
la variazione nel tempo del numero dei casi positivi di Covid-19, e quantifico
con dei modelli di regressione la tendenza alla decelerazione o
all’accelerazione del numero del contagio3.
Come tutte le analisi di dati che
variano nel tempo, ad essere affidabili non sono le previsioni a lungo termine
ma quelle a brevissimo termine. A noi serve capire quello che succede da qui a
pochi giorni. Ed è esattamente questo che io cerco di quantificare. Mi
concentro su un numero in particolare: il tempo necessario al raddoppio dei
casi. Se il mio numero ti dice 5, vuol dire che i casi raddoppiano in 5 giorni;
se il mio numero ti dice 2, vuol dire che i casi raddoppiano in 2 giorni.
Questi modelli non solo permettono di
capire dove ci troveremo da qui a pochi giorni, ma anche di osservare come sta
cambiando la situazione durante la crisi. Per esempio, se il numero di
raddoppio diminuisce nel tempo siamo di fronte a una decelerazione del
contagio. Questo è un motivo di speranza. Se il numero di raddoppio aumenta nel
tempo, siamo di fronte a un’accelerazione del contagio. Questo è un motivo di
ulteriore allerta, e di preoccupazione per i nostri conterranei.
Come si vede dal grafico, questo “numero
del raddoppio” sta infatti diminuendo dappertutto in Italia, ma è
essenzialmente in aumento da 6 giorni in Sardegna. Guardiamo il nord, che era
partito da una situazione dove il numero dei casi accelerava ogni 2 giorni:
adesso siamo a un raddoppio ogni 5 giorni. Il che vuol dire che i numeri dei
positivi cresceranno ancora, ma c’è speranza. E arriva dalla Cina e dalla Corea
del Sud.
Cina e Corea del Sud sono partite da una
situazione difficilissima, con una crescita molto veloce del contagio (cioè un
numero di giorni per il raddoppio dei casi molto basso). Oggi invece il numero
di giorni del raddoppio è pressoché infinito, cioè ci vuole un numero infinito
di giorni per arrivare al raddoppio del numero dei casi. In parole povere, in
Cina il numero di pazienti positivi non raddoppierà mai più (a meno che il
contagio non riparta, ovviamente).
Ora, davanti a questa situazione
preoccupante per la Sardegna cosa possiamo fare? Una cosa semplice: continuare
ad adottare con incredibile attenzione le regole già emanate e i consigli già
diffusi.
Ma la cosa più importante è far capire
ai sardi che devono avere grande cura di loro stessi dalla comodità della
propria casa. Non procurarsi fratture, un raffreddore, una indigestione: niente
di niente. E questo per due motivi: perché il nostro sistema sanitario è troppo
fragile ed è a piuùalto rischio di collasso, con pochi letti di terapia
intensiva che non riuscirebbero a sostenere un aumento repentino del numero dei
contagi.
***
Qualcuno potrebbe chiedermi: “Ma perché
la curva dei contagi in Sardegna è in controtendenza?”.
La risposta potrebbe arrivare da
un’analisi degli spostamenti in Italia condotta utilizzando i dati degli
smartphone delle persone, e presente in un articolo non peer-reviewed (cioè
ancora non valutato da esperti indipendenti) scritto in inglese da italiani6.
I risultati chiave possono essere
riassunti come segue.
Le restrizioni di mobilità iniziali
rivolte a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno portato a una riduzione
compresa tra il 10 e il 30 per cento del traffico tra le province italiane nel
periodo dal 21 febbraio al 6 marzo. Successivamente, a seguito del blocco
nazionale del 9 marzo, i flussi di mobilità tra le province sono diminuiti del
50 per cento o più, ovunque nel paese.
Con le cautele necessarie, possiamo
invece osservare che varie provincie sarde sono state in controtendenza prima
del blocco nazionale. Nel periodo dal 21 febbraio al 6 marzo la mobilità nelle
provincie di Oristano e Nuoro è aumentata fino al 30 per cento.
Adesso la mobilità è azzerata
dappertutto ma purtroppo gli effetti della mobilità sul contagio sono
differiti. La scienza ci mostra che il tempo di incubazione mediano del
Covid-19 è di 5 giorni, e che solamente dopo 11.5 giorni la maggior parte dei
casi mostra sintomi (il 97.5%)7. Questo vuol dire che gli effetti
della mobilità sul contagio arrivano grosso modo dopo un periodo dai cinque ai
dieci giorni.
Il presidente della Regione
Christian Solinas ha fatto assolutamente benissimo a bloccare
la Sardegna. Ma lo avrebbe dovuto fare prima. Non voglio fare polemica, io
stesso sono stato tagliato fuori, e non posso più tornare per stare con i miei
genitori anziani. E questo è un momento dove l’unione, la collaborazione e la
fiducia nelle istituzioni sono di assoluta importanza. Ma dobbiamo imparare
assieme dagli errori del passato, andando avanti. E la scienza ci dimostra che
una cosa molto difficile per gli esseri umani è proprio prevedere il decorso
temporale degli aumenti esponenziali8 come quelli del contagio
in fase di pandemia9. Bisogna anticipare i tempi. Agire prima che la
situazione diventi insostenibile. Suonare il campanello d’allarme correndo il
rischio di sbagliarsi.
***
Ricapitolando: oggi i casi di positività
al Coronavirus raddoppiano in Sardegna ogni due giorni, al nord invece ogni
cinque. Sono uno scienziato e posso sbagliarmi, l’errore non è
un’impossibilità. Spero di sbagliarmi, e spero ancora di più che un aumento
dello stato di allerta dei miei conterranei possa aiutare i nostri medici e infermieri.
Quindi ai sardi deve giungere questo
messaggio molto semplice: state a casa e diventate dei salutisti ossessivi.
Evitate qualsiasi pericolo per la vostra salute. Dobbiamo diventare più
salutisti dei californiani, aiutando così medici ed infermieri a fronteggiare
questa emergenza.
Note
3.
In particolare: [a]. Riduco il rumore nelle serie
temporali di contagio utilizzando una media tempovariante con finestra di tre
giorni di tipo “forward-reverse” per non alterare la corrispondenza tra dato
mediato e giorno. Questa operazione di media serve a rendere piu’ affidabili le
stime del tempo di raddoppio. [b]. Considero una finestra di tre giorni per
quantificare la pendenza bdella regressione log2(Casi mediati) = a +
b * giorni. [c]. Trasformo la pendenza b del modello di regressione nel numero
di giorni necessari al raddoppio del numero dei casi utilizzando
l’equazione 1/b.
4.
Dati Protezione Civile aggiornati alle 18:00 del 20
Marzo 2020.
5.
Dati Johns Hopkins aggiornati al 19 Marzo 2020.
6.
Studio: COVID-19 outbreak response: first assessment
of mobility changes in Italy following lockdown. Autori: Emanuele Pepe, Paolo
Bajardi, Laetitia Gauvin, Filippo Privitera, Ciro Cattuto, Michele Tizzoni.
Link: https://covid19mm.github.io/in-progress/2020/03/13/first-report-assessment.html
8.
Un esempio piuttosto estremo di aumento esponenziale
(numero del raddoppio = 0.5) e’: 2, 8, 32, 128, 512, 2048, 8192, 32768, 131072.
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