Scrive Daniele Novara[1] che in Italia c’è un
eccesso di diagnostica neuropsichiatrica e cita l’International Academy for
Researching in Learning Disabilities per il quale solo il 2.5 % della
popolazione scolastica mondiale dovrebbe incontrare problemi di apprendimento;
questo dato è confermato anche dalla ricerca dell’Assemblea dell’Irlanda del
Nord[2];
complessivamente tutte le difficoltà di apprendimento si possono collocare tra
il 5% e il 9%[3] mentre
in Italia vi sono segnalazioni che oscillano tra il 20 e il 30%. A questi
studenti vengono proposti piani educativi personalizzati, ma il rischio è che
non imparino a studiare. Vediamo quel che accade nel mondo. Per il
Dyslexia Center of Utah non sempre le difficoltà di lettura sono segno di
dislessia[4]. In Inghilterra si
affronta la questione sul piano della consapevolezza del fonema in
quanto “non c’è una procedura valida scientificamente che permetta di
distinguere tra un dislessico e chi ha difficoltà di lettura”[5]. Siano distinti i diversi
problemi; per l’Istituto di grafologia di Urbino “gli studi in Italia, relativi
alla dislessia evolutiva, dichiarano una presenza del 3% - 4% di bambini
dislessici, mentre le ricerche relative alla disgrafia indicano oltre il 20% di
disgrafici”[6]. Si tratta di insegnare a
leggere e scrivere a chi è in difficoltà con le dovute tecniche. A New York il
Bureau for the Education of the Physically Handicapped sostiene l’insegnamento
della scrittura corsiva che motiva chi apprende e permette di distinguere le
lettere nitidamente[7]. L’associazione
Dyslexics ha introdotto il termine Dysdaxia perché i
metodi di insegnamento possono essere inadeguati ed eccessivamente insistenti
“il non saper leggere dipende dalla natura dell’insegnamento e non dalla natura
del bambino”. La commissione Science&Technology del Parlamento inglese ha
analizzato le difficoltà di lettura e scrittura e ha accolto il programma
Reading Recovery in base al quale ai bambini con difficoltà viene proposta la
lettura e la rilettura di una serie di libri; inoltre il documento invita il
governo ad agire indipendentemente dalle pressioni della “dyslexia lobby”
operando su dati scientifici e con test di controllo sui dislessici e sui
deboli lettori[8]. Tra gli altri miti da
sfatare c’è quello di una relazione tra dislessia e capacità visive: le
università di Bristol e di Newcastle hanno esaminato 5800 bambini senza
rilevare differenze[9]. Molto si può fare sul
recupero della lettura e della scrittura: in Francia gli allievi sono
incoraggiati a scrivere i grafemi in corsivo, “in effetti la scrittura
corsiva è quella che è stata ritenuta come la più adatta per i dislessici in
particolare se presentano difficoltà di controllo motorio... noi consigliamo
dei quaderni per i dislessici con quattro ordini di righe: due linee centrali
in cui inserire le lettere come la a, una riga superiore per le
lettere ascendenti come la b, una riga inferiore per le
lettere discendenti come la g”[10]. Si tratta del metodo
Montessori applicato in tutto il mondo, ma poco in Italia: è una
metodologia multisensoriale in quanto la segmentazione in fonemi investe la
memoria e la capacità di ordinare sequenze, sono anche interessati i sensi
dell’udito e le attività motrici del ripetere oralmente le parole e dello
scrivere. È il metodo Montessori: i bambini percorrono con l’indice della
mano le lettere corsive sagomate su carta vetrata. Evitare di evitare
la scrittura. Così in Venezuela si ribadisce che la
scrittura di un testo è un processo fatto di riscrittura, revisione e
correzione[11]; così in Cile l’apprendimento
della scrittura passa per le strategie multisensoriali. La American
Academy of Pediatrics sostiene il sistema multisensoriale fondato
sull’utilizzazione dei sensi: tatto, udito, vista[12], e l’Universidad de
Valladolid sostiene gli esercizi di psicomotricità contro il “fracaso
caligrafico”[13] , altrettanto a
Siviglia: “la dislexia escolar” si affronta con il “fomentar el estilo de
letra cursiva” perché stabilisce una memoria del movimento dei grafemi[14] e Marilyn Zecher dell’Atlantic
Seabord Dyslexia Education Center ritiene il corsivo un ottimo
strumento per i dislessici[15], impostazione condivisa dalla
Guide pour les enseignants di Ginevra[16]. All’Indiana
University le scansioni del cervello di chi scriveva a mano e di chi
su tastiera mostrano che scrivere a mano stimola diverse aree del cervello e
che chi scrive in corsivo memorizza più informazioni di chi utilizza la
tastiera[17], risultati analoghi sono stati
ottenuti dalla University of Washington[18]. Nitida è la International
Dyslexia Association: con il corsivo la parola è unita e non è fatta di pezzi
da comporre nella lettura[19], sulla stessa linea è la
British Dyslexia Association[20] e il gruppo basco DISLEBI[21].
Occorre incoraggiare al fare, occorre esaltare la lettura e la rilettura[22],
anche ad alta voce: a Washington l’Office of Special Education
dedicato alla dislessia applica il metodo DEAR Drop Everything and Read:
leggere lasciando ogni altra occupazione (in silenzio, ascoltando, a turni)[23]. Tutto chiaro?
No! L’esaltazione della passione per la scrittura e la lettura, che è
enfatizzata nel mondo, in Italia non c’è. Anzi si chiede: verifiche orali e
non scritte, dispensa dal copiare e dal prendere appunti, dispensa
dall'uso del corsivo[24]. In Italia un eccesso di
burocrazia e di certificati ostacola la libertà di apprendimento. De-medicalizzare
l’infanzia questa è la proposta di due neurologi perché lo sviluppo
del bambino è quello di un fiore di un giardino e non di un oggetto industriale
o un prodotto di un laboratorio di neurochimica. In questa prospettiva si
scoprirà che i bambini definiti malati sono in realtà sani e che occorre una
scuola migliore in grado di affrontare le diverse problematiche comportamentali
senza farsi prendere dalla necessità di etichettare male gli studenti evitando
l’inutile intervento della medicina[25].
[1] http://www.corriere.it/cronache/17_ottobre_21/dsa-o-iperattivi-forse-solo-monelli-bambini-malati-immaginari-troppa-diagnostica-neuropsichiatrica-fdd1bae4-b5b0-11e7-8b79-fd2501a89a96.shtml
[2]http://www.niassembly.gov.uk/globalassets/documents/raise/publications/2014/employment_learning/5014.pdf, pp. 2 e 3
[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK332880/#sec_000282
[4] http://www.dyslexiacenterofutah.org/dyslexia/statistics/
[5] http://www.dyslexics.org.uk/dyslexia_myths.htm
[6] http://www.istitutodigrafologia.it/sito/news-brutta-scrittura.php
[7] http://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/105345127901500210
[8] https://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmsctech/44/44.pdf. P33
[9] http://www.bbc.co.uk/news/education-32836733
[10] http://www.dyslexia-international.org/ONL/FR/Course/S3-3-3.htm
[11] http://www.redalyc.org/articulo.oa?id=35662007
[12] www.asdec.org/resources/Documents/SIS_Evidence%20Based%20Practice.doc
[13] https://uvadoc.uva.es/bitstream/10324/6013/1/TFG-O%20186.pdf
[14] http://www.rehasoft.com/documentos/terceros/LA%20DISLEXIA%20ESCOLAR.pdf [15] https://www.pbs.org/newshour/education/connecting-dots-role-cursive-dyslexia-therapy
[16] https://edu.ge.ch/site/capintegration/wp-content/plugins/download-attachments/includes/download.php?id=1044, p. 11
[17] https://www.washingtonparent.com/articles/1212/cursive-writing.php#sthash.EHkbZil1.dpuf ;
[18] https://www.psychologytoday.com/blog/memory-medic/201308/biological-and-psychology-benefits-learning-cursive
[19] https://dyslexiaida.org/why-bother-with-cursive
[20] http://www.bdadyslexia.org.uk/parent/getting-help-for-your-child/help-with-handwriting
[21] https://dislexiaeuskadi.com/pautas-y-protocolos/ambito-educativo/151-aulas-por-dislexia-i
[22] http://www.dyslexia-international.org/ONL/FR/Course/S3-3-5.htm
[23] http://www.lbctnz.co.nz/sld/101-tips.html
[24] http://www.aiditalia.org/it/dislessia-a-scuola/legge-170-2010
[25] http://www.thenewatlantis.com/publications/the-mislabeled-child
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