Tra il 2010 e il 2024, sono 147 i clan
censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali, con
il coinvolgimento di 25 Procure Antimafia e 16 regioni colpite da inchieste.
Nel 2024, le entrate hanno raggiunto i 157 miliardi e 453 milioni di euro (+
6,59% rispetto il 2023). Boom dell’online confermato dalla fortissima crescita
dei “conti gioco”: nel 2024 risultavano attivi quasi 16 milioni di conti,
rispetto agli “appena” 11 milioni del 2020. Luigi Ciotti: “La politica parla di
regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del
profitto”.
Un paese dove si “giocano” più di 157
miliardi di euro all’anno con almeno 18 milioni di italiani che nell’ultimo
anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, con la speranza di cambiare la
vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. E dove i
giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della popolazione
maggiorenne) e un milione e 400 mila quelli a rischio moderato 1 milione e 400
mila (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone. E quando il gioco
si fa duro, le mafie iniziano a giocare e a vincere.
Analizzando le relazioni della Direzione
Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra
il 2010 e il 2024, risultano 147 clan censiti che hanno operato in attività di
business sia illegali che legali, con il coinvolgimento di 25 Procure
Antimafia. La fotografia che emerge mostra come gli interessi della criminalità
organizzata riguarda in modo diffuso l’intero territorio nazionale. Sono
infatti 16 le regioni coinvolte da inchieste sull’azzardo che hanno visto la
presenza di clan mafiosi.
Benvenuti ad Azzardomafie, il
dossier di Libera, curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpiero Cioffredi e
Peppe Ruggiero, una fotografia con numeri, storie e affari del Paese tra gioco
legale e gioco criminale.
“Il dossier – commenta Luigi
Ciotti, presidente nazionale di Libera – ci restituisce l’immagine di
un Paese in bilico: da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere
per molti irraggiungibile; dall’altro, un meccanismo che, legale o illegale che
sia, continua a speculare sulla vita delle persone. Si dimentica che dietro
ogni slot, dietro ogni casella argentata del gratta-e-vinci o piattaforma
online, ci sono esseri umani in difficoltà. Ci sono adolescenti che scommettono
di nascosto, anziani che si giocano la pensione, famiglie che si sfaldano nel
silenzio. Dobbiamo smascherare l’inganno. Perché in fondo il gioco d’azzardo –
qualunque forma assuma – rischia di essere sempre e comunque un grande
imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma
troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto”.
Ad Azzardomafie i clan fanno il loro gioco
Sale Bingo, scommesse clandestine,
videopoker, slot machine. Il mondo del gioco d’azzardo non attira solo
l’interesse della criminalità organizzata: è un vero e proprio affare. Una
delle voci più remunerative del bilancio mafioso. Una “grande roulette” dove si
ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per
esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai
giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo
Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con
società formalmente legali.
E i numeri parlano chiaro: analizzando le
relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa
Antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, risultano 147 clan censiti che
hanno operato in attività di business sia illegali che legali, con il
coinvolgimento di 25 Procure Antimafia.
La fotografia che emerge mostra come gli
interessi della criminalità organizzata riguardano in modo diffuso l’intero
territorio nazionale. Sono infatti 16 le regioni coinvolte da inchieste
sull’azzardo che hanno visto la presenza di clan mafiosi. Al «tavolo verde»
giocano e vincono le solite famiglie: dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo,
dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Labate, dai Lo Piccolo ai Capriati.
A livello regionale è la Campania a
guidare la classifica con 40 clan che hanno messo le mani sul gioco d’azzardo,
seguita dalla Calabria con 39 clan e dalla Sicilia con 38 clan. Poi il Lazio
con 24 gruppi criminali e la Puglia con 22. Nel Nord Italia “primeggiano”
Liguria e Piemonte con 9 clan ciascuna.
Da rilevare come i business criminali
generati non siano un fatto esclusivamente nazionale, ma coinvolgano anche
altre realtà criminali estere, come la mafia cinese, albanese e turca. In
particolare, risulta interessante sottolineare come in alcuni casi si
registrino delle collaborazioni criminali tra gruppi differenti: laddove le
modalità illegali richiedono una complessità maggiore, si costruiscono network
in cui gruppi diversi mettono a disposizione competenze differenti, necessarie
per la riuscita dell’impresa criminale. E dove gli “affari” sono altamente
remunerativi.
La conferma arriva dai dati forniti dal
Generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo
della Dia: “un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti
per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”. La
disseminazione dei punti di raccolta scommesse e delle slot è paragonabile alla
rete di pusher di una piazza di spaccio, con l’evidente differenza che i primi
raccolgono denaro virtuale, senza destare clamore, immediatamente canalizzato
all’estero e quindi più facile da riciclare, mentre i secondi raccolgono somme
di denaro con forte esposizione all’azione di polizia.
Complessivamente, al 2024, secondo i dati
dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), tra le 125
aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche,
sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano
sale gioco e scommesse. In testa la Campania con 20 sale gioco e scommesse
confiscate, seguita dal Lazio con 14, dalla Sicilia con 9. Prima regione del
Nord Italia la Liguria, con 4 sale gioco confiscate.
Nel periodo 2023-2025 sono state emesse 15
interdittive antimafia da sei prefetture del Nord, Centro e Sud (10 nel 2023, 2
nel 2024, 3 nel 2025). Altre 7 sono state confermate dai Tar e dal Consiglio di
Stato, che hanno respinto i ricorsi dei titolari delle aziende colpite dai
provvedimenti, i quali comportano la decadenza dell’autorizzazione all’attività
di azzardo.
Aumentano le segnalazioni di operazioni
finanziarie sospette provenienti dagli operatori del settore dei giochi e delle
scommesse. Nel primo semestre del 2025, l’Unità di Informazione Finanziaria per
l’Italia (Uif) della Banca d’Italia ha ricevuto 6.433 segnalazioni, per un
importo di 728 milioni di euro, con un incremento del 37% rispetto allo stesso
periodo del 2024, quando erano state 4.697 SOS. Laddove sono in gioco interessi
dei clan, inevitabilmente si registrano fatti di cronaca che raccontano di
attentati, incendi e bombe ai danni di sale gioco e scommesse. Tra il 2023 e il
2025, come riportato dalle cronache dei giornali e dai mattinali delle forze
dell’ordine, sono stati 21 gli episodi registrati in Italia.
Il mondo dell’azzardo
Il grande affare del gioco d’azzardo non
si ferma né rallenta. Si continua a giocare tanto, ci si indebita con
ripercussioni sociali, economiche e sanitarie.
A confermarlo sono i dati ufficiali del
Ministero dell’Economia, che mostrano una crescita costante e impressionante
destinata a proseguire anche nel 2025. Nel 2024, le entrate hanno raggiunto i
157 miliardi e 453 milioni di euro(+ 6,59% rispetto il 2023, divisi tra
92 miliardi e 102 milioni online, in fortissima crescita (82 miliardi e 553
milioni nel 2023), e 65 miliardi e 350 milioni nel fisico, sostanzialmente
stabile (nel 2023 erano stati 65 miliardi e 164 milioni). I dati di quest’anno
confermano un incremento di almeno il 10% dell’azzardo online, che ha ormai
abbondantemente superato quello “fisico” in agenzia, che secondo il Ministero
resterà stabile nel corso del 2025.
In numeri assoluti, in testa alla
classifica di chi spende più in azzardo troviamo una regione del Nord, la
Lombardia, con 24 miliardi e 841 milioni (fisico 12 miliardi e 455 milioni,
online 12 miliardi e 386 milioni). Seguono la Campania con 20 miliardi e 584
milioni (7 miliardi e 508 milio ni e 13 miliardi e 76 milioni), il Lazio con 16
miliardi e 668 milioni (6 miliardi e 489 milio ni e 10 miliardi e 179 milioni)
e la Sicilia con 15 miliardi e 210 milioni (4 miliardi e 408 milioni e 10
miliardi e 802 milioni). Ma se rapportiamo questi dati totali con la
popolazione di ciascuna regione, la classifica cambia molto. In testa finisce la
Campania con 3.692 euro all’anno a abitante, bambini compresi (va ricordato che
l’azzardo è vietato fino a 18 anni). Segue l’Abruzzo con 3.319 euro (totale 4
miliardi e 309 milioni). Poi il Molise con 3.275 euro, pur con un totale di
“soli” 940 milioni.
Si registra un boom dell’online
confermato dalla fortissima crescita dei “conti gioco”, quelli aperti dai
giocatori presso i concessionari per poter poi “giocare”, e dove vengono
depositati i soldi da utilizzare. Nel 2024 risultavano attivi quasi 16 milioni
di conti, rispetto agli “appena” 11 milioni del 2020. E quanti soldi vi sono
transitati? Nel 2023 sono stati ricaricati 10 miliardi e 385 milioni (37
miliardi dal 2019) e di questi ne sono stati prelevati per “giocare” 6 miliardi
e 615 milioni. Circa 4 miliardi sono quindi rimasti sui conti gioco, a
disposizione dei concessionari a costo zero.
Malati di gioco
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, al
meno 18 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna”
nell’azzardo, anche solo con un “Gratta e Vinci”, mentre 5,5 milioni risultano
giocatori abituali. I giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della
popolazione maggiorenne), quelli a rischio moderato 1 milione e 400 mila
(2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone. Ma per ogni giocatore,
altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a
20 milioni e 400 mila (40% della popolazione).
Dunque, prendendo in prestito i concetti
dai danni del fumo, in Italia 4 cittadini su 10 sono vittime di “azzardo
passivo”. Il risultato è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di
qualità della vita, sia per il giocatore che per i familiari. E le conseguenze
non sono solo economiche: ci sono isolamento sociale, incapacità a gestire la
quotidianità, malessere, ansia. Dietro spesso ci sono fragilità, e laddove la
vita soffre, l’azzardo investe.
A preoccupare è anche l’aumento dei
giocatori d’azzardo problematici minorenni. Mal grado per loro l’azzardo sia
vietato, entrano facilmente, senza controlli, nelle sale gioco e accedono a
tutte le forme di scommesse.
“Eppure lo Stato – conclude Luigi
Ciotti – sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle
tasse sul gioco. Soldi che solo in minima parte vengono reinvestiti in percorsi
di prevenzione terapia e reinserimento per le vittime di questa dipendenza
silenziosa e sottovalutata. C’è una grave contraddizione etica in tutto questo.
Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il
guadagno delle aziende o dell’erario! Chiunque tragga profitto dall’azzardo,
sia gli attori privati che il settore pubblico, ha una responsabilità morale
nel limitarne gli effetti nocivi. Serve più prevenzione nelle scuole, servono
spazi di sostegno psicologico nei territori, forma zione per gli operatori.
Serve soprattutto un cambio di sguardo: considerare il giocatore non come un
colpevole, ma come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per
ricavarne un tornaconto economico.”
Il “grande risiko” delle Concessioni
Un vero “risiko” quello dei concessionari,
soggetti autorizzati dallo Stato alla distribuzione del gioco pubblico. Sono
300 mentre sono 3200 le imprese di gestione territoriali che, per conto dei
concessionari, si occupano della gestione del gioco pubblico sul territorio.
Nello specifico, le lotterie nazionali
sono affidate a un unico concessionario, configurando un vero e proprio
monopolio, mentre le slot machines, suddivise in AWP e VLT, sono gestite da
undici concessionari, in un regime di oligopolio. Dietro le quinte, queste aziende
operano con strutture societarie intricate, spesso con sedi in paradisi fiscali
e proprietà difficili da tracciare. Tutte le società analizzate sono
partecipate da banche, fondi di investimento internazionali, venture capital e
private equity. Molto spesso con sedi legali nei paradisi fiscali. Non solo:
molte sono fortemente indebitate e vincolate da clausole contrattuali imposte
dai finanziatori.
La combinazione di indebitamento,
incentivi distorti e opacità societaria crea un vero e proprio rischio sistemico.
Non si tratta solo di un problema etico o sociale, ma di una fragilità
strutturale che potrebbe avere ripercussioni sull’intero sistema economico e
istituzionale
Le proposte di Libera
Davanti a questo scenario, la risposta del
lo Stato continua a essere deficitaria. Anno dopo anno la legislazione resta
frammenta ria, incoerente, asimmetrica e ambivalente, lasciando il comparto
confuso e rendendo più sfumato il confine tra legale e illegale.
Le norme contenute nella legge di Bilancio
2025 sul gioco d’azzardo ignorano i danni sociali, sanitari ed economici legati
al settore. Si continua ad ampliare l’offerta di giochi e a ridurre gli
strumenti di prevenzione e cura, generando un ulteriore squilibrio che, di
fatto, favorisce le mafie.
Per stabilire un nuovo equilibrio serve un
intervento articolato che consenta di: mantenere uno spazio di autonomia
degli Enti locali, per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo, sulla
base di esigenze ed emergenze territoriali; impedire realmente ogni tipo
di pubblicità del gioco d’azzardo; evitare la compartecipazione alle
Regioni e agli Enti locali del 5% del gettito delle slot e delle videolottery;
ricostituire l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco
d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave presso il Ministero della
Salute; non aumentare l’offerta di giochi da parte dello Stato, neanche
giustificandola con il bisogno di raccogliere fondi per emergenze o calamità
naturali; aumentare la rete di controlli tra concessionari, gestori, produttori
ed esercenti; non prorogare le concessioni e rimetterle, seppur con estremo
ritardo, nuovamente a bando.
Azzardomafie è una chiamata
alla responsabilità. Per non lasciare sole le persone e per contrastare un
sistema che alimenta fragilità e illegalità, occorre un cambio di sguardo e di
priorità: la vita prima del profitto.
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
(*) ripreso da
www.liberainformazione.org/
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