La Cañada Real è il più grande insediamento informale d’Europa (con più di 8mila abitanti, secondo dati del 2011) e anche la più antica: è nata con la migrazione rurale degli anni ‘50. Ha perdurato così a lungo perché la sua localizzazione su un vecchio percorso di transumanza ne ha impedito la regolarizzazione (era la strada presa da un grande numero di ex bidonville in Spagna).
Diverse generazioni di abitanti vi sono nate, e delle ondate migratorie dall’Europa dell’Est e dal Nord Africa vi sono arrivate a partire dagli anni ‘90. I suoi abitanti lavoravano in particolare per miseri stipendi nell’edilizia di Madrid, che ha conosciuto un boom dall’inizio del secolo. Sono stigmatizzati per la loro appartenenza di classe ed etnica (i gitani, marocchini e rumeni sono oltremodo rappresentati).
L’espansione immobiliare intorno a questo quartiere-bidonville ha condotto a diverse evizioni (2005-2012) da parte del Comune di Madrid. Sono state fermate grazie a una sentenza del tribunale di Strasburgo che esigeva una ricollocazione degli abitanti espulsi. I governi ultra-neoliberali di Madrid avevano privatizzato quasi tutte le case popolari. Alla fine, c’è stato un principio di accordo tra le autorità e gli abitanti: il Patto per la Cañada (2017). Questo Patto prevedeva la regolarizzazione di tutte le case in buono stato di abitabilità se i proprietari potevano pagare la loro parcella. Soltanto il settore 6 della Cañada, sito vicino alla stazione d’epurazione della capitale, doveva essere smantellato. Il Patto includeva la ricollocazione degli abitanti del settore 6 qualora avessero soddisfatto i requisiti di anzianità (cioè essere in loco dal 2011) e certe condizioni sociali.
Nel resto della Cañada (settori 1-5), gli abitanti che avevano i requisiti giusti dovevano, anche loro, essere ricollocati se non riuscivano ad acquistare la loro parcella. Tuttavia, l’applicazione del Patto per la Cañada ha accumulato dei ritardi fin dall’inizio. Solo qualche decina di famiglie del settore 6 sono state ricollocate nel 2018 e nel 2019 dal Comune e dalla Regione di Madrid. L’arrivo del governo di destra (Partito popolare) al Comune di Madrid, nel maggio del 2019, ha contribuito a paralizzare ancora di più il processo di ricollocamento.
Durante questi mesi di stallo, ci si è chiesto perché l’amministrazione madrilena prendeva così tanto tempo nel far applicare il Patto del 2017. Oggi è evidente che i grandi interessi immobiliari privati facevano pressione per arrivare a una soluzione diversa. È durante la seconda ondata del coronavirus che è saltato fuori tutto. Sotto la pressione degli interessi immobiliari e approfittando della criminalizzazione degli abitanti, l’impresa elettrica Naturgy ha tagliato l’elettricità a 4 500 abitanti dei settori 5 e 6 della Cañada Real.
Gli abitanti allora si sono mobilitati, reclamando il ripristino di un servizio per il quale erano disposti a pagare, come anche il resto degli abitanti di Madrid. La polizia ha attribuito il taglio di elettricità a delle piantagioni illegali di marijuana e la presidente della regione Isabel Díaz Ayuso ha colto l’occasione per fantasticare sui “proprietari di automobili di lusso che non vogliono pagare l’elettricità”, quando gli abitanti della Cañada non hanno mai avuto la possibilità di farlo. L’amministrazione regionale e quella locale hanno rifiutato di rimettere la corrente. Quando il freddo è arrivato, Ayuso ha aggiunto che non intendeva “democratizzare la delinquenza”.
“Non vogliamo l’albergo, abbiamo i nostri alloggi. Vogliamo pagare la luce! Soluzione, adesso !!!”
A fine dicembre, 4 500 abitanti della Cañada sono senza corrente da tre mesi. Con stipendi bassissimi, o disoccupati, cercano di comprare la benzina per potersi scaldare con dei gruppi elettrogeni. Si riuniscono ogni giorno, i loro figli scrivono manifesti e anche le Nazioni Unite si pronunciano, ma la loro situazione rimane decisamente nascosta dall’impatto mediatico provocato dal coronavirus o dagli USA. La situazione diventa drammatica per i bambini: a scuola, i loro compagni li prendono in giro perché non si sono lavati. A casa, fanno i compiti a lume di candela e hanno costantemente freddo. L’amministrazione madrilena rifiuta un qualunque incontro con questi abitanti “illegali”.
A inizi gennaio, una terribile ondata di freddo, la peggiore degli ultimi 50 anni, si abbatte su Madrid. Alla Cañada si arriva a -10ºC e gli abitanti senza elettricità rischiano la vita. La sinistra di Unidas Podemos comincia a pronunciarsi timidamente a livello nazionale. Il comune di Madrid propone a un centinaio di abitanti di essere ricollocati in una fabbrica abbandonata, dove il gruppo elettrogeno smette rapidamente di funzionare per mancanza di benzina. Ma gli abitanti non vogliono lasciare le loro case; secondo loro, è l’ennesima scusa per espellerli da casa loro senza compenso né ricollocamento.
Dall’inizio di gennaio molti neonati sono all’ospedale per polmonite, una bambina di tre anni è ricoverata per ipotermia e un uomo di 74 anni in buona salute muore all’improvviso. La società Naturgy comincia a temere una pubblicità negativa e si propone di ristabilire la corrente se l’amministrazione regionale e quella locale le danno il via. Ma non è stato fatto ancora niente di concreto. La Cañada continua a gelare sotto la neve e senza elettricità. Bisognerebbe forse parlarne al di fuori della Spagna.
Tradotto da Silvana Fioresi
Fonte: Tlaxcala Grazie a Fausto Giudice per la segnalazione
Traduzione Silvana Fioresi
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