Nell’agosto 2010, il segretario generale della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica, Ahmed Djoghlaf, ammoniva che «Stiamo perdendo biodiversità a un tasso senza precedenti», stiamo cioè andando verso la distruzione di biodiversità della Terra.
Secondo il
Programma Ambientale ONU ‘la Terra è nel bel mezzo di un’estinzione massiccia
di esseri viventi’ con gli scienziati che stimano che ‘ogni 24 ore si
estinguano 150-200 specie di piante, insetti, uccelli e mammiferi’ il che è
quasi 1.000 volte il tasso ‘naturale’ o ‘di fondo’. Inoltre è maggiore di
qualunque fenomeno del genere subìto al mondo dalla sparizione dei dinosauri
quasi 650.000 secoli fa’. (Si veda ‘Protect nature for world economic
security, warns UN biodiversity chief’).
Due mesi
dopo, al decimo incontro della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla
Diversità Biologica tenutasi dal 18 al 29 ottobre 2010 a Nagoya, Prefettura
di Aichi in Giappone, fu adottato un Piano Strategico per la
Biodiversità riveduto e aggiornato, ivi compresi gli Obiettivi Aichi per
la Biodiversità pr il periodo 2011-2020. (Si veda ‘Strategic Plan for Biodiversity 2011-2020, including Aichi Biodiversity
Targets’).
I 20 Obiettivi Aichi per la Biodiversità si possono leggere sul sito
web della Convenzione. Erano ambiziosi ma rappresentavano una valutazione
realistica di quel che bisognava conseguire entro il 2020 se i governi
nazionali dovevano arrivare all’obiettivo a più lungo termine di ‘Vivere in
Armonia con la Natura’ entro il 2050, che comportava una significativa
deviazione dal “solito andazzo” in una vasta gamma di attività umane’. (Si
veda ‘Global Biodiversity Outlook 5’).
Com’è dunque andata nei dieci anni scorsi?
Nel 2015,
gli illustri conservazionisti professor Gerardo Ceballos, Anne H. Ehrlich e
professor Paul R. Ehrlich pubblicarno il loro libro intitolato The Annihilation of Nature: Human
Extinction of Birds and Mammals [L’annientamento della natura: estinzione di
uccelli e mammiferi ad opera umana] che racconta la storia della ‘aggressione
massiccia e incalzante dell’umanità a tutti gli esseri viventi su questo pianeta’,
che sta producendo quella che è ora la sesta grande estinzione di massa della
Terra: ‘un tempo buio per gli uccelli e i mammiferi del nostro pianeta’.
Facendo
rilevare che le radici di questa distruzione ‘sprofondano lontano nel tempo’
con la caccia e altre attività umane responsabili di spingere all’estinzione
intere popolazioni di animali ancora ben prima della rivoluzione agricola
(iniziata circa 100 secoli fa), essi osservano che l’attuale attacco collettivo
ad animali, piante e microbi ha raggiunto un livello così orrendo che
‘qualunque nostro eventuale allarme sarebbe troppo inconsistente rispetto alla
tragedia che si sta consumando’. Ma mentre la decimazione della vita ora in
corso è causata dall’Homo sapiens, le sue conseguenze avranno un impatto anche
sull’umanità stessa perché le forme di vita in annientamento fanno ‘parte
operativa dei sistemi di sostegno biologico da cui dipende la civiltà’.
Pur con le
impressionanti statistiche che registrano la sconfitta della vita sulla Terra e
la minaccia fondamentale costituita da questa crisi d’estinzione, Cebellos e
gli Ehrlich sono ben consci che il pubblico e i politici in generale non stiano
reagendo emotivamente a questa crisi come a quelle ‘ben note con
l’impoverimento della natura’. Ma sperano che ci si possa riferire al destino
dell’ultimo macaco di Spix, un maschio che ha cercato invano una compagna fino
a scomparire dalla savana del nord-est brasiliano nel 2000.
E sapevate
che addirittura l’iconico leone africano può dover affrontare l’estinzione
nell’ambiente selvatico? Nel 2015, come risultato di decenni di caccia,
malattie e perdita di habitat, nelle vaste savane d’Africa restavano solo
23.000 leoni: neppure il 10% di quelli che vi si aggiravano nel 1950. E oggi ce
ne sono meno ancora.
Ma a parte
le estinzioni di specie, la Terra continua a subire ‘un immenso episodio di
declino ed estirpazione di popolazioni [animali], che avranno conseguenze
negative a cascata sul funzionamento degli e dei servizi vitali al
sostentamento della civiltà’. In un rapporto del 2017 il prof. Ceballos e
coautori descrivono ciò che chiamano ‘un “annientamento biologico” per
evidenziare l’attuale dimensione della sesta grande estinzione di massa in
corso sulla Terra’. Per di più, estinzioni locali di popolazioni ‘sono più
frequenti per vari ordini di grandezza che quelle di specie, ma ne sono
comunque un preludio, sicché la sesta estinzione di massa ha proceduto oltre
quel che i più presumono’. (Si veda ‘Biological annihilation via the
ongoing sixth mass extinction signaled by vertebrate population losses and
declines’).
Aldilà di
tutto questo molte specie aggiuntive sono ormai intrappolate in una spirale di
reazioni che affretterà inevitabilmente anche la loro estinzione per come
agiscono le ‘co-estinzioni’, ‘le estinzioni localizzate’ e le ‘cascate (a
domino) di estinzioni‘ una volta innescate e come già peraltro accaduto in
quasi tutti i contesti ecosistemici. (Si veda la serie in finora 6 puntate ‘Our Vanishing World’.
Avete visto
uno stormo d’uccelli di qualunque dimensione recentemente? Una farfalla?
Che cosa provoca la sesta estinzione di massa?
L’homo sapiens.
E il suo attrezzo chiave è sempre la distruzione degli habitat, sia in terra
che nell’oceano. Ovviamente, hanno un enorme impatto comportamenti umani
particolari. Combattere guerre (o anche solo sprecare risorse per fabbricare
armi e altre infrastrutture militari) ne è uno (particolarmente data la guerra
perpetua in cui sono impegnati gli USA per assicurarsi risorse e mercati), un
altro è la distruzione del clima e attuare il 5G un altro ancora. Ma ci sono
molti altri comportamenti umani anch’essi distruttivi.
Consideriamo
le foreste. Sol l’anno scorso, 6,5 milioni di ettari di foresta vergine sono
stati tagliati o bruciati via per scopi come lo sgombero di terre per
stabilirvi allevamenti bovini cosicché molti possano mangiare economici
hamburger, attività minerarie (di cui molte illegali) per una varietà di
minerali (come oro, argento, rame, coltan, cassiterite e diamanti) e
sfruttamento del legname, [perlopiù] trucioli cosicché si possa comprare a
basso prezzo carta (anche igienica). Si veda ‘Our Vanishing World: Rainforests’.
Un risultato
di tale distruzione è che 40.000 specie d’alberi tropicali sono ora minacciate
d’estinzione. Inoltre, la distruzione foresta pluviale è anche causa primaria
di specie a livello globale dato il numero di specie che vivono in tale
habitat. Si veda ‘Global Assessment Report on Biodiversity
and Ecosystem Services’.
Un altro
esito è che ‘la preziosa Amazzonia sta pencolando sull’orlo della distruzione
funzionale e con essa noi stessi’. Si veda ‘Amazon Tipping Point: Last Chance
for Action’.
E a
proposito di un altro importante habitat in via di distruzione, consideriamo
gli oceani del vasto mondo. Riassumendo, gli oceani stanno riscaldandosi,
acidificandosi e deossigenandpsi; contaminandosi con radiazioni nucleari, con
petrolio estratto dai fondali e di perdite e sversamenti e con le perforazioni
per il gas naturale; e intanto danneggiati dalle attività minerarie a gran
profondità, inquinati da scarti chimici industriali e agricoli e danneggiati in
una miriade di modi; e intanto soggetti a un rapinoso eccesso di pesca.
In breve:
gli oceani sono sotto assedio su un’ampia serie di fronti e stanno realmente
‘morendo’. Si veda il compendio esauriente in 18 punti in ‘Our Vanishing World: Oceans’.
Volendo, si
può leggere anche una serie di tali compendi sul destino degli uccelli e degli
insetti in rispettiv. ‘Our Vanishing World: Birds’ e ‘Our Vanishing World: Insects’.
Qual è lo stato della partita a inizio 2021?
In un
rapporto pubblicato dalla Piattaforma Scientifica-e-d’Indirizzo su Biodiversità
e Servizi Eco-sistemici (IPBES) nel maggio 2020, gli autori rilevano che ‘la
Natura sta declinando a livello globale a ritmi senza precedenti nella storia
umana – e il tasso di estinzioni di specie sta accelerando, con gravi impatti
ormai probabili sulle genti del mondo’. Con un totale stimato
di 8 milioni di specie animali e vegetali sulla Terra (di cui 5,5 milioni di
specie di insetti), un tasso quotidiano stimato d’estinzione, in accelerazione,
combinato con un cronico declino della salute degli ecosistemi – conclude
il rapporto – ben 1 milione di specie sono minacciate d’estinzione. Si
veda ‘Nature’s Dangerous Decline
“Unprecedented”; Species Extinction Rates “Accelerating”’ e ‘A million threatened
species? Thirteen questions and answers’.
E l’ultima
edizione della pubblicazione ammiraglia della Convenzione sulla Diversità
Biologica ‘Global Biodiversity Outlook 5’, uscita il 18 agosto 2020, riferisce che
‘L’umanità è a un crocevia in quanto all’eredità che lascia alle future
generazioni. La biodiversità sta declinando a un tasso senza precedenti, e le
pressioni che l’inducono stanno intensificandosi. Nessuno fra gli Obiettivi di
Aichi sulla Biodiversità sarà raggiunto appieno’. Un garbato understatement, questo.
Nel loro
commento del novembre 2020 a questa situazione problematica, gli studiosi Ruchi
Shroff e Carla Ramos Cortés fanno notare che ‘Nonostante diffuse appelli
internazionali per contenere la sesta estinzione di massa, nel secondo decennio
consecutivo non è stato raggiunto nessuno degli Obiettivi di Aichi della
Convenzione sulla Biodiversità. In qualche caso la perdita di biodiversità è
stata peggiorata dall’inerzia nel contenimento dell’uso di pesticidi,
combustibili fossili e plastica, e dell’inquinamento’. Si veda ‘The Biodiversity Paradigm:
Building Resilience for Human and Environmental Health’.
Ma la distruzione
è ben peggiore di quanto ciò lasci intendere. Perché, come già osservato sopra,
la distruzione in corso di foreste pluviali e oceani, per non parlare di altri
habitat – dalle zone umide ai deserti, l’annientamento della vita sulla Terra
continua ad accelerare senza indicazioni di rallentamento di sorta di tale
distruzione. Perciò la distruzione della biodiversità resta uno dei quattro
percorsi primari verso l’estinzione umana (insieme alla guerra nucleare,
all’attuazione del 5G e alla catastrofe climatica).
È troppo tardi per far qualcosa?
Può darsi.
Come già detto: Poiché molte specie sono ormai intrappolate in un circolo di
retroazioni che affretterà inevitabilmente la loro estinzione a causa del modo
in cui funzionano ‘co-estinzioni’, ‘estinzioni localizzate’ e ‘cascate a catena
di estinzioni’, sono ormai inevitabili molte ulteriori estinzioni.
Possiamo
tuttavia intraprendere azioni per salvare individui e specie non ancora
intrappolati in un circuito di retroazioni e che potrebbero quindi essere
ancora salvati. Ma se si aspetta che governi o grosse aziende agiscano
responsabilmente, si aspetta invano, come dimostrato dagli ultimi vent’anni.
Si hanno
dunque alcune potenti opzioni da considerare. La prima e più importante è
considerare i modi per poter ridurre il proprio consumo. L’ambiente planetario
viene distrutto in modo tale che i governi e le grosse aziende coinvolti
possano rispondere alla richiesta dei consumatori. Tutto, dalla spesa militare
e la guerra all’estrazione e combustione dei combustibili fossili, è
fondamentalmente trainato da ciò che si compra. E ogni singolo articolo che si
compri ha un impatto ambientale negativo; senza eccezioni.
Se si riduce
il proprio consumo e si aumenta la propria autosufficienza, si riduce l’onere
imposto all’ambiente naturale dall’estrazione, trasporto, fabbricazione e
distribuzione delle risorse, causa della distruzione degli habitat e
dell’annientamento della biodiversità.
Un’opzione
da considerare è ‘The Flame Tree Project to Save Life on Earth’ che delinea una serie
progressive di passi per ridurre il consumo e aumentare l’autosufficienza.
Se si vuole
capire meglio perché tanti esseri umani siano drogati da un consumo illimitato,
si veda ‘Love Denied: The Psychology of
Materialism, Violence and War’. C’è maggior dettaglio sulle o origini di questo
comportamento in ‘Why Violence?’ e ‘Fearless Psychology and Fearful
Psychology: Principles and Practice’.
Se
propendete a partecipare a una campagna per difendere la biodiversità in un
contest o un altro, che sia per por fine alla guerra, fermare la catastrofe
climatica, interrompere l’installazione del 5G o farla finita con il traffico
di animali selvatici, per esempio, considerate di farlo strategicamente. Si
veda ‘Nonviolent Campaign Strategy’. E potreste anche prendere in
considerazione la firma di un solenne impegno online sulla base di ‘The People’s Charter to Create a
Nonviolent World’.
O, se quelle
opzioni vi sembrano troppo complicate, considerate di impegnarvi ne: L’impegno
per la Terra
Per amore della Terra e di tutte le sue creature … da
questo giorno in poi m’impegno a:
- Ascoltare profondamente i
bambini. Vedi “Nisteling: The Art of Deep Listening“.
- Non viaggiare in aereo;
- Non viaggiare in macchina;
- Non mangiare carne e pesce [e
derivati di origine animale, ndr];
- Mangiare solo cibo biologico / biodinamico;
- Ridurre al minimo la quantità
di acqua dolce che utilizzo, anche riducendo al minimo la mia proprietà e
l’utilizzo di dispositivi elettronici;
- Non possedere né utilizzare un
telefono cellulare;
- Non comprare legname della
foresta pluviale;
- Non comprare né usare plastica
monouso, come borse, bottiglie, contenitori, bicchieri e cannucce;
- Non usare banche, fondi
pensione o compagnie di assicurazioni che forniscano servizi a società che
investano in combustibili fossili, energia nucleare e/o armi;
- Non accettare impieghi da o
investire in organizzazioni che supportino o partecipino allo sfruttamento
di altri esseri umani o traggano profitto dall’uccisione e / o dalla
distruzione della biosfera;
- Non ricevere notizie dai media
aziendali (giornali tradizionali, televisione, radio, Google, Facebook,
Twitter…);
- Fare lo sforzo di apprendere
un’abilità, come il giardinaggio o il cucito, che mi renda più
autosufficiente;
- Incoraggiare gentilmente la
mia famiglia e i miei amici a considerare di firmare questo impegno.
Conclusione
Una specie –
Homo sapiens – sta annientando la vita sulla Terra, spingendo almeno 200 specie
all’estinzione ogni giorno. Nel tempo che vi ci è voluto per leggere
quest’articolo, un’altra specie di vita sulla Terra è finita nel registro dei
fossili.
Questo
annientamento di vita è indotto dal nostro sovraconsumo. Il Mahatma
Gandhi, con indosso già il suo indumento auto-filato, faceva notare oltre 100
anni fa: «La Terra provvede abbastanza per i bisogni ma non per l’avidità di
ognuno».
Ovviamente,
al mondo molti non sono responsabili di sovraconsumo. Campano ai margini della
vita, con giusto quanto basta per mangiare, altro che prosperare. E questo
riflette le inequità insite in un sistema economico globale
che privilegia il profitto per i pochi, anziché le risorse per vivere per
tutti. Allora ciò vuol dire che l’onere per ridurre i consumi deve ricadere su
chi nelle società industrializzate beneficia della maldistribuzione delle
risorse planetarie.
Ralph Waldo
Emerson una volta predisse che «La fine della razza umana sarà che finirà per
morire di civiltà». Se dobbiamo dimostrare che aveva torto, non ci resta molto
tempo.
Questo
perché Homo Sapiens è una parte del tessuto della vita. E noi
lo stiamo scelleratamente distruggendo quel tessuto.
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