(Intervista di Andrea Turco al chimico Vincenzo Balzani)
Il professor Vincenzo Balzani è
coordinatore del gruppo di lavoro Energie per l’Italia. Da tempo si mostra
critico sulla strategia italiana per l’idrogeno e soprattutto sui progetti per
lo stoccaggio e la cattura di carbonio. “Meglio puntare subito su energia
elettrica rinnovabile”
Nel 2016 sfiorò addirittura il premio Nobel per la
Chimica grazie alla ricerca pionieristica sulle macchine molecolari.
Recentemente ha partecipato agli Stati Generali del premier Giuseppe Conte,
dove ha espresso le proprie idee sul futuro energetico dell’Italia. Ora Vincenzo
Balzani, professore emerito all’università di Bologna e coordinatore del
gruppo di lavoro Energia per l’Italia, racconta ad EconomiaCircolare.com le sue
perplessità in merito alle azioni italiane sull’idrogeno, sia da parte del
governo che della grande industria. Sotto la lente di ingrandimento del noto
chimico italiano c’è soprattutto il progetto di Eni al largo della costa
adriatica, con il quale il cane a sei zampe intende catturare e stoccare
l’anidride carbonica.
Che ne pensa della corsa all’idrogeno da parte della
grande industria italiana? Eni ed Enel sembrano voler sviluppare diversi tipi
di idrogeno (verde per Enel, blu per Eni), anche se recentemente hanno firmato
un accordo in tandem. Più simili ai progetti di Eni appaiono quelli di Snam,
che parla di gas verde, cioè di miscela tra idrogeno e metano. Lei che
valutazione ne dà?
Incomincio dal gas verde, una cosa che non ha senso,
una pura trovata pubblicitaria. Come fa ad essere verde, se per verde si
intende, come si dovrebbe, energia che non produce CO2 e neppure inquinamento?
Il metano produce sia CO2 che inquinamento.
Per ottenere i fondi europei, Eni ed Enel hanno
pensato che sia meglio mettersi d’accordo. Eni è interessato a produrre
idrogeno blu, un idrogeno più o meno sporco, ottenuto dai combustibili fossili,
ma catturando la CO2 che si produce nel processo. Come è noto, Eni vuole
realizzare a Ravenna un mega impianto Ccs, con i fondi del Next
Generation Eu, che invece dovrebbero servire per sviluppare le energie
rinnovabili. Il metodo Ccs, cioè produrre CO2 per poi riprenderla, dal punto di
vista logico è un assurdo rispetto a non produrre CO2, dove al posto dei
combustibili fossili si usano le energie rinnovabili. Enel è invece più
orientata a produrre idrogeno verde, cioè puro, da elettrolisi dell’acqua. Fino
a poco tempo fa Enel, per bocca del suo ceo, aveva dichiarato che chi era
interessato a produrre idrogeno blu lo avrebbe dovuto fare senza sussidi. E si
riferiva evidentemente a Eni. Ora, in vista dell’arrivo dei 209 miliardi
dall’Europa, le due aziende si sono messe d’accordo, a quanto pare.
Come giudica la strategia italiana del governo
sull’idrogeno? In passato lei ha criticato il Piano dell’Italia per l’Energia e
il Clima: le sembra che in questo senso la strategia sull’idrogeno faccia
comunque dei passi in avanti?
Secondo me il governo non ha una sua strategia, come
dimostra il Piano dell’Italia per l’Energia e il Clima. Ha firmato l’accordo di
Parigi per l’uscita dai combustibili fossili entro il 2050, ma è “costretto” a
fare ciò che vogliono Eni ed Enel. Le compagnie petrolifere contano di riuscire
a fare utilizzare combustibili fossili anche oltre il 2050, promettendo che la
CO2 prodotta sarà catturata e sequestrata. Anziché portare avanti l’uso di
idrogeno, che all’inizio sarà in gran parte grigio, sarebbe meglio puntare
decisamente alla produzione di energia elettrica rinnovabile mediante
fotovoltaico e eolico, per poi usarla per generare idrogeno verde.
È così lontano nel tempo l’utilizzo esclusivo
dell’idrogeno verde, davvero al momento non è un processo economicamente
conveniente? E quanto è energivoro il processo che porta alla sua produzione?
L’idrogeno verde per ora è più costoso dell’idrogeno
grigio. Nulla si può dire al momento riguardo al costo dell’idrogeno blu. La
tecnologia per produrre idrogeno verde è però in rapida evoluzione e non è che
poi serva subito. È più importante produrre energia elettrica rinnovabile.
Sarà possibile vedere mezzi alimentati a idrogeno, o
si sta andando verso un’elettrificazione degli stessi? E in questa partita,
l’idrogeno che ruolo gioca?
Ci sono già auto a idrogeno, dove l’idrogeno viene
convertito in elettricità per alimentare un motore elettrico, esattamente come
nelle auto elettriche l’energia per far andare la macchina viene presa da una
batteria. Forse la soluzione da preferire per un uso ad ampio raggio
dell’idrogeno sarà quella privilegiata per mezzi di trasporto pesanti
(autocarri, navi e anche aerei).
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