L’assessore regionale della sanità
rilancia, sulle pagine del quotidiano di Cagliari, l’insensata proposta di
scorporare dall’Azienda Ospedaliera Brotzu, l’ospedale Microcitemico e
l’ospedale Oncologico, per spedirli, come tanti pacchi postali, nell’Azienda
Ospedaliero Universitaria.
L’assessore confessa, candidamente e
senza arrossire, che in cima alla sua scala di priorità non vi sono i bisogni
di salute dei cittadini, la qualità dell’assistenza, la necessità di dare
risposte più incisive e puntuali alle aspettative dei pazienti, ma il
“salvataggio” della facoltà di Medicina. In cima ai pensieri dell’esecutivo non
vi è l’imperativo categorico di arrestare il sempre più evidente scadimento
della qualità dell’assistenza, l’insopportabile lunghezza delle liste d’attesa,
la dolorosa constatazione che persino il sistema dei trapianti, fiore
all’occhiello della sanità sarda, rischia di precipitare nel caos.
Tra le preoccupazioni della giunta
regionale non vi è la sempre più frequente impossibilità ad eseguire il
prelievo degli organi generosamente donati che alimentano la speranza di tanti
pazienti, mentre diventa sempre più difficoltosa e precaria l’assistenza ai
trapiantati. Nel frattempo, chiudono i punti nascita, così le donne sono
costrette a partorire sull’elisoccorso, chiudono i centri dialisi, chiudono i
Pronto Soccorso.
La carenza di medici e operatori
sanitari è diventata una vera e propria emergenza. Per non parlare poi della
costosa “generosità” – 60 milioni di euro all’anno – a favore di un ospedale
privato, di proprietà della Qatar Foundation, che rischia di determinare un
drastico taglio delle risorse a favore degli ospedali pubblici: si parla di una
decurtazione di una decina di milioni di euro per la sola Azienda Ospedaliera
Brotzu.
Di fronte a tutto questo, però, la
priorità è lo spacchettamento dell’Oncologico e del Microcitemico, al fine di
rastrellare i posti letto a favore della facoltà di Medicina che altrimenti
rischierebbe di perdere l’accreditamento. Infatti, secondo i parametri
ministeriali (3pl/studente) l’Università non ha abbastanza posti letto in
rapporto al numero degli studenti. Un problema che esiste da una decina di anni
e che Regione ed Università non sono stati capaci di risolvere.
Siamo oramai alla farsa. Ma come? Non
abbiamo sufficienti posti letto e ci permettiamo di regalarne ben 252 al solito
ospedale privato, sottraendoli alla ospedalità pubblica? Davanti a questo
sfascio, la priorità per il governo regionale rimane lo scorporo
dell’Oncologico e del Microcitemico. Una testarda perseveranza degna di una
miglior causa. Una decisione che rischia di vanificare un patrimonio di
conoscenza, di ricerca, di professionalità, di qualità assistenziale, un
insieme di eccellenze, di riconosciute professionalità, anche a livello
internazionale, di mandare all’aria un duro lavoro di integrazione portato
avanti, in questi anni, dai tre ospedali e non ancora completato.
Per i cittadini, i malati, è oramai una
lotta impari. Da una parte il governo regionale, un insieme di pressapochismo e
superficialità. Al suo fianco l’Università, che non è solo studio, studenti,
conoscenza, ma un formidabile apparato burocratico, un pervasivo sistema di
potere. Dall’altra i bisogni di salute dei cittadini. Una lotta diseguale, dove
i diritti dei pazienti, l’impegno delle Associazioni dei malati, sono destinati
a soccombere. Si può accettare supinamente tutto questo? Io credo di no.
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