Il libro di Fabio Balocco, come tutti i
suoi libri, è un testo che dovrebbe muoversi sulle onde del destino. Quando
leggo i lavori di questo ambientalista già avvocato, mi viene sempre in mente
la metropolitana, in particolare quelle schiene curve e quelle teste sui
telefoni che imperano con le loro immagini. Immagino questo breve e denso libro
abbandonato su un vagone, sfogliato per caso da gente comune che sta correndo
verso la sua vita, e che per la forza del destino si imbatte nelle storie e nei
numeri che Balocco allinea con asettica linearità.
L’autore, quando presenta i suoi lavori,
sottolinea sempre un concetto: «mi piace dare voce a chi non ha voce». E questo
è lampante, se si scorre la sua produzione letteraria: si va dalle piante che
stanno silenziosamente colonizzando i nostri centri urbani demoliti dal
cemento, ai poveri dimenticati da tutti, alle coste dei nostri mari trasformate
in spianate di cemento e, ultimi ma non meno importanti, ai giocatori
compulsivi de “Per gioco. Voci e numeri del gioco d’azzardo”, pubblicato da
Neos edizioni. Ignoro le ragioni per cui Balocco si occupa di questi mondi
dimenticati, di queste voci che nemmeno chiedono di essere raccontate. Questo,
per altro, mi sorprende sempre: in questo mondo ego maniacale, esistono esseri
umani che sebbene al centro di storie epocali vivono nell’invisibilità e nel
silenzio. Lui invece le raggiunge e le fa parlare le loro voci, che a volte
emergono come fenomeni carsici che poi nuovamente scompaiono.
Nemmeno ottanta pagine quelle di
Balocco, che però contengono tutto: cifre, testimonianze, devianze dello Stato,
perfino un interessante digressione sulla ludopatia come possibile causa di
esclusione da reato. Pagine per tutti, che credo finiranno nelle mani dei
soliti: e questo credo sia un vero peccato. Eppure questo agile libro parla
direttamente e in modo molto semplice a quel grande popolo che gioca, gioca, e
gioca ancora. Anzi, che è proprio indotto dallo Stato e puntare sempre di più e
sempre più spesso.
Cose note, seppur mai abbastanza
ripetute. Ma dalle pagine di Balocco emerge un quadro singolare, in cui questo
meccanismo voluto prende le forme di una vera tassa sulla debolezza e sulla
solitudine.
Una tassa sugli oppressi: ecco cosa è il
gioco oggi in Italia. Le testimonianze che l’autore riporta lo mettono
chiaramente in luce: al di là delle drammatiche storie molto simili, dalle
parole di questi poveri testimoni dell’abisso emerge una rete dalle maglie
sottili e dalle dimensioni enormi. Una rete che ha il compito di prenderli e
spolparli. Storie molto simili di uomini e donne che, come in meccanismo,
iniziano giocando poco, poi un’improvvisa vincita – questo è un elemento fondamentale
– poi l’euforia, poi la compulsione, poi la discesa all’inferno. Nel mentre, lo
Stato offre, offre, sempre di più, avvolge come una spira delicata. Da cui si
esce con grande fatica, e probabilmente mai definitivamente.
In un desolante panorama rimane questo
libro, uno dei molti che dovrebbe esser letto nelle scuole e in generale
ovunque vi sia il grande esercito di coloro che ignorano, prede perfette di un
mondo senza pace.
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