giovedì 24 ottobre 2019

Fieri di essere petrolieri - Luca Manes




Viva l’onestà! Finalmente un petroliere che parla chiaro e non racconta favole. In un’intervista “esclusiva” alla Reuters, Ben van Beurden, amministratore delegato della Shell, ha affermato a chiare lettere che la oil major anglo-olandese continuerà a registrare profitti estraendo dalle viscere delle terra gas e petrolio.
La seconda più grande compagnia energetica del Pianeta (3% dell’intera produzione mondiale) non abbandonerà quindi il business as usual, sebbene dedicherà una parte dei suoi immensi fondi (388 miliardi di euro di fatturato nel 2018) alle fonti rinnovabili.
Va detto che nel recente passato il signor van Beurden si era anche lui iscritto alla lunga lista dei dispensatori di retorica sull’Accordo di Parigi. “C’è un’emergenza climatica, anche noi di Shell siamo in prima fila per affrontarla a dovere!”, era più o meno il concetto espresso dal CEO. Più un atto dovuto che un impegno reale, abbiamo il sospetto, alla luce del contenuto dell’intervista alla Reuters e di qualche dato statistico. Per esempio il più 2,5% di emissioni di ossido di carbonio da imputare a Shell fra il 2017 e il 2018 o i 35 nuovi progetti petroliferi da sviluppare entro il 2025.
Insomma, bando alle ciance e facciamo chiarezza, ribadendo che il business model di Shell non è “insostenibile”. Per van Beurden bisogna smetterla di demonizzare gas e petrolio. Il suo cruccio è che la caccia alle streghe lanciata da quei criticoni della società civile e dei gruppi di base crei un danno d’immagine alla Shell, facendogli perdere il sostegno di qualche investitore troppo ossessionato dagli effetti della crisi climatica.
In Olanda l’organizzazione Code Rood ha lanciato una campagna dal titolo molto esplicativo “Shell must fall”, Shell deve cadere, mentre ormai non si contano gli interventi critici durante l’assemblea degli azionisti della compagnia. Nel Regno Unito la oil corporation è uno dei principali target della protesta e può capitare che realtà al di sopra di ogni sospetto, come il British National Theatre, rinuncino alle sterline della sponsorizzazione della “controversa” Shell.
“Ma noi che c’entriamo? La crisi climatica la devono risolvere i governi, gli Stati!”, a grandi linee la risposta di van Beurden a tutto questo putiferio. Sottoscriviamo abbastanza, permettendoci sommessamente di ricordare che in Olanda la proprietà ultima della Shell è della Regina e che in Italia e Francia, tanto per fare un paio di esempi, le compagnie energetiche sono in buona parte in mani pubbliche. Chissà se il Conte-bis sta pensando di mettere mano al business model di Eni o ha altre idee sul possibile passaggio dal carbone al gas che ha in mente l’ad di Enel Francesco Starace, che proprio Palazzo Chigi dovrà o meno confermare alla guida della società di viale Regina Margherita a inizio 2020…

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