giovedì 24 ottobre 2019

Morire di smog - Grig


Secondo il Rapporto 2019 sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (E.P.A.), l’aria che respiriamo nel Vecchio Continente è tutt’altro che limpida e pulita.
La situazione è molto grave e per l’Italia non è migliorata rispetto al 2018.
Nel 2019 ha raggiunto il primato europeo per morti premature a causa dell’inquinamento da biossido di azoto (NO2): il biossido di azoto si forma in massima parte in atmosfera per ossidazione del monossido (NO), inquinante principale che si forma nei processi di combustione. Le emissioni da fonti antropiche derivano sia da processi di combustione (centrali termoelettriche, riscaldamento, traffico), che da processi produttivi senza combustione (produzione di acido nitrico, fertilizzanti azotati, ecc.).
L’Italia è al primo posto in Europa per morti premature dovute a biossido di azoto (14.600 decessi) e ozono (3mila) e al secondo posto per le vittime del particolato fine PM2,5 (58.600).
automobili e smog (foto da stadio24.com)

Nella Pianura Padana, la camera a gas d’Italia dove vivono 23 milioni di persone (il 43% della popolazione nazionale), “due milioni di italiani vivono in aree … dove i limiti imposti dall’Unione Europea ai tre principali inquinanti sono sistematicamente violati”.   Padova, certo non una metropoli, si distingue per il primato di inquinamento da PM2,5 e PM10.
Il Rapporto presentato in occasione della prima Conferenza Globale sull’inquinamento dell’aria e la salute ha afferma che quotidianamente più del 90% dei bambini e ragazzi sotto i 15 anni nel mondo respira aria inquinata.  Ciò è causa di 600 mila morti infantili dovute allo smog respirato in casa e fuori.
L’Italia fa parte dei paesi con la qualità dell’aria peggiore, tanto che il 98% dei bambini è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili.
Di fatto, Il 90% della popolazione mondiale respira aria inquinata.
Si stimano ben 7 milioni di decessi dovuti, direttamente o indirettamente, all’inquinamento atmosferico, dati costanti negli ultimi anni.
E chi si affida alle condizioni ambientali locali, dovrà ricredersi: Cagliari, città di mare dominata dai venti, è ai primi posti in Italia per inquinamento dell’aria da polveri sottili e conseguenti decessi, come risulta dalla ricerca Ambient Particulate Air Pollution and Daily Mortality in 652 Cities, pubblicata sul New England Journal of Medicine (22 agosto 2019).
Bisogna cambiare registro, se non ora quando?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus





A.N.S.A.16 ottobre 2019
Smog, Italia prima in Europa per morti da biossido azoto. Rapporto Aea sulla qualità dell’aria 2019.
BRUXELLES – Primo paese dell’Ue per morti premature da biossido di azoto (NO2) e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. E’ l’Italia vista dalle centraline antismog, i cui dati sono stati raccolti e analizzati dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) nel rapporto annuale sulla qualità dell’aria. Secondo l’analisi dei rilevamenti 2016, la Penisola ha il valore più alto dell’Ue di decessi prematuri per biossido di azoto (NO2, 14.600), ozono (O3, 3000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600). Complessivamente nell’Ue a 28 lo smog è responsabile di 372mila decessi prematuri, in calo dai 391mila del 2015. Come nel quadro generale europeo, i dati indicano un miglioramento anche per l’Italia rispetto al 2015, quando l’Eea stimava i decessi prematuri per NO2 nel nostro paese a 20mila unità.
Le rilevazioni più recenti, datate 2017, vedono le concentrazioni di polveri sottili (PM2,5) più elevate in Italia e sei paesi dell’est (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia). Torino contende a Parigi e Londra il primato di città europea più inquinata da NO2 e, tra le città più piccole, Padova si segnala per l’alta concentrazione media di PM2,5 e PM10. La situazione non migliora nelle aree rurali nazionali, con superamenti dei limiti giornalieri di particolato registrati in sedici delle 27 centraline che hanno rilevato valori irregolari nell’Ue. Due milioni di italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti Ue per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente. 
Cagliari, Bastione di S. Croce
da L’Unione Sarda17 ottobre 2019


I cambiamenti climatici sono un problema che riguarda tutti e ovunque. Anche in Sardegna. (Antonio Barracca, medico)
I cambiamenti climatici sono uno dei più gravi problemi del nostro tempo. Essi condizionano tutti gli aspetti della nostra convivenza mettendo a rischio la stessa sostenibilità dei nostri servizi sanitari. L’uso di combustibili fossili determina l’inquinamento dell’aria che è il maggiore fattore di rischio delle malattie cardiache.
La ricerca scientifica e quella in medicina in particolare, con la raccolta sistematica dei dati, da anni producono evidenze certe del rapporto negativo tra inquinamento dell’aria e la mortalità correlata. Di recente è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un interessante lavoro scientifico che ha preso in considerazione l’inquinamento dell’aria e la mortalità giornaliera in 652 città.
Lo studio ha valutato l’associazione fra il particolato che inaliamo, con un diametro aerodinamico di 10 micrometri (PM 10) e quello ancora più piccolo di 2,5 micrometri (PM 2,5) con la mortalità giornaliera per tutte le cause ed in particolare cardiovascolari e respiratorie raccolte in 24 stati o regioni di sei continenti.
Gli autori pertanto sono giunti alla conclusione che esiste una relazione certa fra cause ed effetti. Il particolato, in conclusione, è una causa indipendente (vuol dire che non ci sono altre cause) della mortalità giornaliera riscontrata.
L’analisi finale ha incluso 56 milioni di morti per tutte le cause, 20,1 milioni di morti per malattie cardiovascolari e 5,6 milioni per malattie respiratorie.
È stata anche calcolata la concentrazione media annuale dei particolati che è stata rispettivamente di 44,3 micro grammi per metro cubo per quello maggiore e 35,6 micro grammi per metro cubo per quello di dimensioni inferiori.
La Sardegna, al di là della posizione geografica, del suo clima e della esposizione a venti di maestrale è interessata profondamente dalla presenza di polveri sottili. In particolare viene valuto il superamento giornaliero del PM 10.
Cagliari, S. S. n. 554, campo nomadi abusivo, incendio di rifiuti (6 novembre 2016)
A Cagliari la soglia di riferimento accettata viene superata in media 49 volte al dì. Cagliari si posiziona al quarto posto dopo Torino (89 volte), Milano (79 volte) e Venezia (63 volte). Abbiamo quindi un problema di salute pubblica che non interessa alcune zone della città, ma la città nel suo complesso perché queste polveri formano come una cappa che la avvolge.
Da anni la comunità scientifica conduce importanti ricerche che hanno lo scopo di studiare la relazione fra l’inquinamento atmosferico e la mortalità.
In questi ultimi dieci anni numerosi singoli lavori hanno interessato l’Europa, gli Stati Uniti, l’America del Sud.
Il lavoro scientifico citato, invece, ha preso in considerazione l’Asia orientale, l’Europa, il nord America e numerose città dell’America Latina e dell’Africa ed è stato principalmente sostenuto dal “National Natural Science Foundation of China”.
Per noi medici e per chi si occupa di ricerca scientifica non è una novità.
La Cina da molti anni sta investendo importanti risorse per promuovere l’educazione avanzata i tutti i settori della società perché la scienza ha un valore prioritario per lo sviluppo della società. La Cina nel 2017 ha investito in ricerca e sviluppo 443 miliardi di dollari, solo 40 miliardi meno degli Stati Uniti. Nel 2018 le pubblicazioni scientifiche della Cina hanno superato quelle di qualunque altro paese al mondo. I settori avanzati sono l’informatica, la fisica e l’intelligenza artificiale.
Il filone di ricerca biomedica dal quale siamo partiti è importante per tutti noi, ma soprattutto per la Cina per la frequenza molto alta di patologie cardiovascolari, respiratorie e di tumori in gran parte correlati agli altissimi livelli di inquinamento dell’atmosfera.
L’apporto della Cina e dei suoi milioni di ricercatori e scienziati darà un grandissima spinta al miglioramento della conoscenza e del progresso dell’intero pianeta. Cosa deve farci capire tutto ciò? Che il mondo sta cambiando e dovremmo guardare con più attenzione alla Cina. Ma è necessario che anche noi investiamo nelle persone, nell’educazione, nella ricerca e nella nostra identità senza aver paura.

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