Viviamo in società cosparse di violenza educativa. La
violenza educativa è solo la parte manifesta di una violenza diffusa in tutti
gli ambiti della nostra vita. È urgente riconoscere gli spazi della vita
quotidiana dove si praticano le differenti forme di violenza e trasformarli in
spazi di trasformazione dei conflitti, in opportunità di cambiamento, in
momenti di Tenerezza. Per cambiare noi stessi. Per cambiare il mondo.
Una
relazione educativa è presente ogni volta che nasce un incontro tra due o più
persone. L’educazione è un processo presente in
ogni relazione. Ritroviamo spazi educativi in famiglia, a scuola, in un
centro di accoglienza per richiedenti asilo, in un rifugio per senza dimora, in
un carcere, tra un gruppo di pari, in un sindacato, in un centro sociale, in
una performance di strada, in un’associazione di volontariato, in un ospedale.
Spesso una relazione educativa è caratterizzata da
uno squilibrio nel livello di potere tra le persone che sono parte di quella
relazione. Ogni qual
volta ci troviamo in una situazione di maggiore potere rispetto ad una persona
o ad un gruppo di persone possiamo scegliere due strade. Possiamo esercitare il
potere che abbiamo per i nostri interessi, sviluppando sulle altre persone
forme di controllo del corpo, del pensiero e delle emozioni. In questo caso
stiamo esercitando violenza educativa.
In alternativa, possiamo utilizzare il nostro potere
per costruire relazioni partecipative ed orizzontali, basate sulla tolleranza,
l’ascolto, la cura reciproca, la condivisione e la tenerezza. Per mettere in pratica questa alternativa dobbiamo
prima di tutto lavorare su noi stessi. Dobbiamo comprendere in che momenti
della nostra storia siamo stati sottoposti a qualche forma di violenza
educativa e come il dolore e la frustrazione che abbiamo provato ci portano a
riprodurre quelle stesse forme di violenza nelle nostre relazioni quotidiane.
La violenza che abbiamo subito, e che forse
continuiamo a subire, ha creato dei blocchi presenti nella nostra mente. Sono dei blocchi che ci
impediscono di realizzare un cambiamento a livello personale e professionale ed
esprimere il nostro potenziale. Nel Manuale
alla conduzione dei gruppi ho individuato cinque blocchi presenti in ambito
educativo che ritroviamo, sotto altri aspetti, in tutti gli ambiti della nostra
vita. Sono delle voci che
ci parlano in continuazione e controllano le nostre azioni e quelle delle persone a noi vicine.
La prima voce di dice che non abbiamo la formazione e le
capacità per realizzare i nostri sogni. Se non eliminiamo questa
voce, la frustrazione che carichiamo sulle spalle ci porterà ad insegnare alle
persone con cui entriamo in relazione che non saranno mai in grado di
raggiungere degli obiettivi concreti e di essere felici.
La seconda voce ci sussurra che siamo soli in questo mondo, che
quelli che definiamo alleati sono in realtà nostri avversari invidiosi, che
è impossibile trovare delle persone che condividano i nostri sogni. Se non
eliminiamo questa voce insegneremo alle persone che ci circondano che la
solitudine è l’unica energia che possono trovare nel proprio Cuore.
La terza voce ci spiega a nessuno interessa la maniera
in cui pensiamo, parliamo e viviamo, che siamo noiosi ed alle volte siamo di
troppo. Se non teniamo a bada questa voce trasmetteremo ai nostri
figli, ai nostri studenti o ai nostri amici l’idea che ovunque vadano si
sentiranno inadeguati, che dovranno vivere e sopportare la derisione e l’amara
ironia del mondo.
La quarta voce dice alla nostra mente che non possiamo avere una vita creativa. Che come adulti dobbiamo essere seri, noiosi ed escludere
il gioco dalla nostra quotidianità perché non siamo più bambini. Se non
superiamo questa voce diventeremo ogni giorno più tristi e trasmetteremo ad
altri la tristezza, fino a trascinarci nella depressione di una vita con banali
toni di grigio.
La quinta voce afferma non possiamo avere una vita
sostenibile e gratificante allo stesso tempo. Se non superiamo
questa voce condivideremo con chi ci è vicino l’idea che non possiamo trovare
un lavoro che ci piace, che lavorare significa soffrire, accettare orari
disumani, mansioni poco interessanti e relazioni dolorose.
Possiamo
eliminare queste voci una ad una dalla nostra società. Ma per farlo dobbiamo
iniziare da noi. Possiamo riscoprire
il nostro potere personale e dire a noi stessi che qualsiasi strada decidiamo
di percorrere, saremo in grado di farlo. Ma è importante ricordare
che non possiamo iniziare il cambiamento, se non a partire da noi. Se siamo in
grado di uscire dalla nostra zona di comfort ed iniziare il cambiamento, cambieremo la nostra
vita. Se cambiamo la nostra vita, cambieremo il mondo. Sarà un cambiamento in
nome della “Tenerezza”. Un cambiamento con il cuore al centro.
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