Quanti sono i sardi che ritengono che lo
sviluppo turistico della Sardegna passi soprattutto dalla capacità degli
alberghi che stanno sul mare di esser più belli, più grandi e maggiormente
dotati di servizi di lusso? Io penso pochi, anche perché a sentire tutti gli
operatori del settore turistico (tutti), il vero limite del nostro sistema sta
nell’offerta dei trasporti aerei e navali da e per l’isola (incredibile, chi lo
avrebbe mai detto?).
Non è però dello stesso avviso
l’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu, che oggi in
una lunga intervista alla Nuova Sardegna afferma: “Se riteniamo che lo sviluppo
turistico passi dal migliorare la qualità degli hotel abbiamo una via”. E la
via è quella che consentirebbe un significativo aumento di cubature alle
strutture ricettive che stanno nella fascia dei trecento metri dal mare,
aumento previsto proprio dalla legge Erriu, varata più di un anno fa dalla
Giunta Pigliaru ma che la stessa maggioranza di centrosinistra
non ha il coraggio di portare nell’aula del Consiglio per l’approvazione
definitiva, viste le tali e tante perplessità che la legge ha suscitato
nell’opinione pubblica (e non solo presso gli ambientalisti, cara Nuova
Sardegna, come i tanti seminari organizzati in questi mesi da Sardegna
Soprattutto hanno dimostrato).
Che l’idea di turismo che la nuova legge
urbanistica vorrebbe assecondare sia addirittura sorpassata è data dalla
filosofia che si sta imponendo in tutta Europa (e che anche la Regione Sardegna
sta sostenendo), secondo cui gli alberghi hanno sempre meno la caratteristica
di “attrattori”: cioè, nessuno di noi sceglie la località delle sue vacanze
perché vuole stare in un determinato albergo; siamo invece più propensi ad
alloggiare in un bed and breakfast a patto però che quel territorio ci offra
una serie di esperienze di vario genere (culturali, ambientali, sportive,
ricreative, gastronomiche). Non a caso oggi si parla di “turismo esperienziale”
(e, ripeto, su questa direzione si sta paradossalmente orientando anche la
politica turistica della giunta Pigliaru).
Ma allora perché l’assessore Erriu e
con lui il presidente Pigliaru, continuano ad insistere con questa
legge urbanistica, sostenendo che offrendo cubature per servizi aggiuntivi di
lusso gli alberghi sarebbero più competitivi sul mercato, e che in questo modo
verrebbe addirittura riorientata tutta la nostra strategia turistica? Di chi fa
il gioco una legge che riporta le betoniere nella fascia dei trecento metri,
trovando ampi consensi a destra ma assecondando una idea di turismo che in
Europa e nel mondo occidentale non pratica più nessuno?
***
Cagliari, Lazzaretto di Sant’Elia, poche
settimane fa. Partecipo in qualità di moderatore ad un interessantissimo
convegno sull’economia Halal. Halal in arabo significa “lecito” e l’economia
halal è quella fatta di prodotti che rispettano determinati criteri sanitari e
religiosi. In Sardegna esistono dei caseifici halal, che producono quindi un
pecorino che può essere commercializzato nei paesi arabi (ma non in tutti,
visto che le certificazioni richieste mutano da paese a paese). Il mercato
halal è un mercato gigantesco, con oltre un miliardo di potenziali clienti, e
farebbe bene la Sardegna ad organizzarsi per produrre prodotti di consumo in
grado di essere accettati dai paesi islamici.
Ad un certo punto uno degli esperti fa
una interessante digressione sul turismo islamico. “Conoscete il turismo
islamico? È molto diverso dal nostro”, dice. “Noi siamo interessati ai musei,
all’ambiente, alle spiagge, alle città d’arte, ai centri storici: i turisti
islamici no. Soprattutto quelli abbienti, amano stare in albergo. Anzi, la loro
vacanza perfetta è quella che consente loro di non uscire mai dall’albergo. Non
vanno in spiaggia, non sono interessati ai musei, all’ambiente, tanto meno ai
percorsi enogastronomici: vogliono stare in albergo e basta. Va da sé che le
strutture che scelgono per le loro vacanze devono essere dotate di ogni
comfort”. Delle regge, praticamente.
***
Il Qatar è proprietario della Costa
Smeralda, ovvero di quattro alberghi e 2000 ettari in Gallura (in parte anche
edificabili). Gli alberghi chiaramente non rispettano del tutto gli standard a
cui sono abituati i ricchissimi ospiti che arrivano dai paesi islamici, il
primo vero mercato di riferimento del Consorzio. Quelle strutture ricettive
avrebbero quindi bisogno di essere ampliate, migliorate, arricchite da nuovi
servizi di lusso.
Esattamente quello che prevede la legge
urbanistica di Erriu e Pigliaru. Che va contro
ogni logica turistica, ma non contro la logica del turismo islamico e i
desiderata del Qatar.
Perché, come dichiarò all’Unione Sarda l’amministratore
delegato del consorzio Costa Smeralda Mario Ferraro, “la legge
urbanistica può avere un ottimo impatto sull’economia. Purché rimanga così
com’è”.
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