Da idolo
sportivo a presunto terrorista: è quanto ieri ha appreso la leggenda calcistica
egiziana Mohammed Abutrika. Ieri una corte
penale del Cairo ha reinserito l’ex calciatore in una lista di oltre 1.500
persone accusate di terrorismo perché avrebbe finanziato i Fratelli Musulmani
(organizzazione terroristica in Egitto dal 2013) e ne ha pertanto congelato i
suoi beni.
La decisione del tribunale non avrà colto di
sorpreso l’ex centrocampista dell’al-Ahly e della nazionale: i
suoi problemi con le autorità egiziane risalgono già al maggio del 2015quando
una commissione di inchiesta che indagava su alcuni membri della Fratellanza confiscò
i beni della compagnia turistica Ashad Tours che era stata co-fondata da lui
due anni prima. Nel gennaio del 2017
il suo nome fu poi inserito in una lista di terroristi (decisione a cui poi si
è appellato con successo). Che i suoi rapporti con il regime di
al-Sisi non siano affatto buoni (è un eufemismo) è dimostrato dal fatto che
vive ormai da alcuni anni in esilio nel Qatar consapevole che in patria rischia
di essere arrestato.
“Per la
seconda volta siamo sorpresi che il mio assistito venga inserito in una lista
del terrorismo – ha dichiarato il suo avvocato Mohammed Osman assicurando che
farà ricorso in appello. “ Siamo venuti a conoscenza della notizia tramite i
media e procederemo con tutte le azioni legali
necessarie per far implementare due precedenti sentenze che rimuovono il suo
nome da quella lista” . Una lista che vede nomi importanti: tra questi i
figli del deposto presidente islamista Morsi, Osama e sua sorella
Shaimaa, ma anche l’ex presidente del parlamento Saad al-Katani ed ex ministeri
del governo.
Il 39enne Abutrika è stata una vera e propria
leggenda del calcio in Egitto: basti pensare che erano soprannominato lo “Zidane egiziano” perché
ricordava in certe movenze il fuoriclasse franco-algerino. Non solo: con lui la nazionale ha vinto 2 Coppe
d’Africa (2006 e 2008) ed è stato eletto miglior giocatore del continente
africano 4 volte (2006, 2008, 2012 e 2013). Un idolo anche per il
connazionale ed “eroe nazionale” Mohammed Salah, stella del Liverpool finalista
di Champion’s League e serio candidato alla conquista del prossimo Pallone
D’Oro. Salah, che quest’anno ha vinto anche lui il premio di miglior giocatore
d’Africa, ha spesso detto che Abutrika ha influenzato profondamente la sua vita
e la sua carriera. In un post di cinque anni fa, l’attaccante del Reds scrisse “Sono stato fortunato a giocare con
te, ho imparato così tanto che ora non possono immaginare di giocare senza di
te. Ti auguro il meglio per la tua prossima tappa”.
Ma “nemici” di al-Sisi sono tutte le voci che sono
contrarie alla narrazione ufficiale. A pagare un prezzo salato della
repressione del regime sono anche i giornalisti. Intervistata da al-Jazeera, Sophie Anmuth, ricercatrice per il Medio
Oriente per Reporter senza frontiere, ha detto che l’attacco del governo ai media sta
diventando sempre peggiore: “Se confrontata con l’anno scorso, la
censura è aumentata, il controllo delle informazioni si fa maggiore”. Secondo
quanto ha riferito Anumuth ad al-Jazeera, soltanto nei sei mesi che hanno
preceduto le presidenziali di marzo sono stati arrestati 20 giornalisti.
L’obiettivo, denunciano le organizzazioni dei diritti umani, era chiaro:
silenziare il dissenso in vista delle elezioni.
Del resto a
febbraio un ufficiale giudiziario egiziano aveva esortato pubblicamente ad
intervenire contro i media che “danneggiano gli interessi nazionali diffondendo
false notizie”. Lo stesso al-Sisi
aveva annunciato che gli operatori dell’informazione che parlano contro
l’esercito o la polizia compiono “alto tradimento”. Le minacce in
Egitto non sono solo parole: tra
maggio del 2017 e febbraio 2018 almeno 496 siti web sono stati chiusi(dati
della Freedom of Thought and Expression Law Firm – Afte). Secondo i dati di Reporter senza
Frontiere al momento almeno 32 giornalisti sono detenuti in Egitto. Di questi,
22 sono in carcere senza che sia stata presentata alcuna accusa formale.
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