Carlo fa un gesto che a tutti sarebbe passato inosservato. Ma a Lulù, che scodinzola apparentemente con distrazione, quel segno con la mano non potrebbe sfuggire: è un ordine e lo esegue subito. Perché sa che Carlo in quel momento ha bisogno del suo aiuto e lei, un dolcissimo labrador dal pelo chiaro, non si tira mai indietro. Ha capito che dal suo affetto e dalla sua vicinanza dipendono i sorrisi di Carlo, costretto a fare i conti con le sofferenze causate da una malattia genetica. Una patologia rara che gli ha rubato l’udito fin da piccolo e che ora - a soli 12 anni - gli sta anche spegnendo la vista. Quello che a Carlo ha rubato la sindrome di Charge, almeno in parte lo sta restituendo Lulù. A iniziare da un nuovo entusiasmo, dalla voglia di reagire, dagli stimoli e dalle possibilità di comunicare e muoversi.
In attesa che gli scienziati trovino una cura a questa malattia degenerativa, il Premio Nobel per la medicina forse bisognerebbe assegnarlo a Lulù. Un cane che a Pozzomaggiore (in provincia di Sassari) vive in simbiosi col suo migliore amico e che per lui ha adattato tutti i comportamenti. Il labrador che accompagna ogni momento della giornata di Carlo ha imparato la lingua dei segni e così si è creata una forma di comunicazione straordinaria. L’unica possibile, ma la più efficace. «Lulù ha fatto qualcosa davvero di straordinario e questa sua formidabile capacità di comunicare ha cambiato la vita di Carlo, gli offre stimoli continui - dice mamma Sonia - Tutte le mattine Carlo non si alza dal letto se a svegliarlo non è Lulù e lui, ancor prima di occuparsi di tutte le sue cose, si prende cura del cane. Prima prepara la colazione per lei, poi pensa alla sua».
La sindrome di Charge purtroppo progredisce e il cane Lulù stravolge ancora i suoi comportamenti per stare sempre più vicino al suo amichetto tenace. Addestrato dagli esperti dell’Università di Sassari, riesce persino a capire come aiutare un bambino che oltre a non sentire ha anche difficoltà con la vista. Un esempio: quando si avvicina a Carlo si mette al suo fianco e non di fronte, sapendo da quale lato viene percepito l’unico raggio di luce nitida. «Prima di adottare un cane abbiamo rifletto a lungo. Il continuo viavai tra casa e l’ospedale ci sembrava che potesse essere un ostacolo. E invece Lulù ha cambiato la nostra vita: noi siamo tutti più sereni e Carlo vive meglio. È il più grande supporto possibile».
Questa non è semplice pet-terapy, la storia di Carlo e Lulù racconta come il supporto del cane qualche volta possa essere quasi più prezioso delle cure mediche. «Adesso il nostro figlio a quattro zampe ci sta stupendo ancora di più - racconta ancora mamma Sonia - Esegue i comandi restando al lato sinistro e ha imparato a riconoscere gli ostacoli per guidare Carlo: se c’è un ostacolo verticale come può essere una porta si ferma in piedi, se c’è un ostacolo orizzontale, che sia un gradino o una buca sulla strada, lei si siede». E così Carlo potrà andare molto lontano, sempre accanto a Lulù, fino al giorno che arriverà una cura per la sua malattia.
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