I vescovi votano sì al referendum del 17 aprile sulle trivellazioni. La
decisione è comprensibile, soprattutto ricordando il messaggio dell'enciclica
sull'ambiente di papa Francesco.
Il tempismo dei vescovi italiani nel dichiararsi favorevoli al dibattito sul referendum sulle trivellazioni sembra quasi sospetto all’indomani dell’invito all’astensione del Partito democratico (Pd).
Il tempismo dei vescovi italiani nel dichiararsi favorevoli al dibattito sul referendum sulle trivellazioni sembra quasi sospetto all’indomani dell’invito all’astensione del Partito democratico (Pd).
Sta di fatto
che nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Conferenza
episcopale italiana (Cei) che si è chiuso a Genova si legge testualmente che
“l’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a confrontarsi anche
sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle –
ossia se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera
di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del
giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni – concordando circa
l’importanza che essa sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione
appropriata alla luce dell’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco”.
Già in
precedenza il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, si era
espresso molto chiaramente, con un editoriale sul quotidiano dei vescovi
Avvenire, in cui si chiedeva di non trivellare i mari. La cosa più importante,
ha spiegato Galantino, è “coinvolgere gli abitanti, chi di quel mare vive. Gli
slogan non funzionano, bisogna creare spazi di incontro e confronto.
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