Nei ristoranti solo cibi locali: il menù che divide Firenze
Chi aprirà un ristorante, una paninoteca o un negozio di alimentari nel
centro storico di Firenze dovrà vendere al 70% prodotti toscani. A marchio Dop,
Igp o nell'elenco delle tipicità agroalimentari della Regione. Dal fagiolo
zolfino al lardo di Colonnata al pecorino, tanto per citarne alcuni. La
gastro-crociata contro kebabbari e mini-market che vendono alcolici, già
intrapresa da alcune città italiane, conosce un nuovo capitolo che rischia però
di colpire le divise amiche del food italiano. Il capitolo lo ha scritto
qualche giorno fa la giunta guidata dal sindaco Dario Nardella e ha due parole
d'ordine: difesa dell'identità e qualità del cibo. Le nuove aperture che non
rispettano questa filiera dal raggio cortissimo dovranno passare al vaglio di
una commissione comunale di 5 saggi che avrà la possibilità di concedere
deroghe in base al singolo progetto.
"Questo provvedimento - spiega il sindaco - arriva in una situazione difficile per le città d'arte, perché la deregulation Bersani-Monti ha cancellato qualunque forma di autorizzazione e controllo sulla vendita e la somministrazione di alimenti. L'effetto è stato lo snaturamento dei valori culturali del food in centro. Qui apre un ristorante a settimana, cibo di massa a soppiantare osterie e botteghe storiche. Noi vogliamo mettere un filtro contro questa dequalificazione ". Nessuno vieterà un ristorante cinese o spagnolo di qualità, non fanno che ripetere da Palazzo Vecchio. Ma il giro di vite sull'invasione del food globale è evidente: i milioni di turisti che ogni anno passano nel quadrilatero compreso fra il Duomo, Santa Croce e gli Uffizi devono poter apprezzare il made in Tuscany anche a tavola. "Non possiamo lasciare che il commercio di questa città continui ad essere stravolto", spiega l'assessore allo Sviluppo economico Giovanni Bettarini.
Così due mesi dopo l'ok al primo regolamento anti minimarket in nome della tutela Unesco ecco la nuova mossa "salva-centro". Forse quella decisiva, sebbene più delicata sul fronte giudiziario: reggerà l'impianto normativo all'urto dei ricorsi? Come si difenderà il Comune da chi opporrà la disparità di trattamento fra nuovi e vecchi ristoranti, visto che le regole non sono retroattive? "Non vogliamo affatto colpire i cibi etnici, ma alzare la qualità dell'offerta in città", spiega di nuovo Bettarini che rivela pure: "Da diverse parti ci hanno chiesto informazioni, sta nascendo un fronte: Bologna, Ferrara, Belluno, Venezia. Col timore di passare da leghisti, la sinistra ha tralasciato il tema dell'identità, che invece è importante ". A Firenze le polemiche si sono accese e il fronte si è diviso. La bocciatura di una parte dei consiglieri comunali del Pd ha viaggiato su WhatsApp: "Che sciocchezza", "che esagerazione ". La cosa ha mandato su tutte le furie il sindaco. Bocciatura pure da Annie Féolde, la signora Pinchiorri, chef
"Questo provvedimento - spiega il sindaco - arriva in una situazione difficile per le città d'arte, perché la deregulation Bersani-Monti ha cancellato qualunque forma di autorizzazione e controllo sulla vendita e la somministrazione di alimenti. L'effetto è stato lo snaturamento dei valori culturali del food in centro. Qui apre un ristorante a settimana, cibo di massa a soppiantare osterie e botteghe storiche. Noi vogliamo mettere un filtro contro questa dequalificazione ". Nessuno vieterà un ristorante cinese o spagnolo di qualità, non fanno che ripetere da Palazzo Vecchio. Ma il giro di vite sull'invasione del food globale è evidente: i milioni di turisti che ogni anno passano nel quadrilatero compreso fra il Duomo, Santa Croce e gli Uffizi devono poter apprezzare il made in Tuscany anche a tavola. "Non possiamo lasciare che il commercio di questa città continui ad essere stravolto", spiega l'assessore allo Sviluppo economico Giovanni Bettarini.
Così due mesi dopo l'ok al primo regolamento anti minimarket in nome della tutela Unesco ecco la nuova mossa "salva-centro". Forse quella decisiva, sebbene più delicata sul fronte giudiziario: reggerà l'impianto normativo all'urto dei ricorsi? Come si difenderà il Comune da chi opporrà la disparità di trattamento fra nuovi e vecchi ristoranti, visto che le regole non sono retroattive? "Non vogliamo affatto colpire i cibi etnici, ma alzare la qualità dell'offerta in città", spiega di nuovo Bettarini che rivela pure: "Da diverse parti ci hanno chiesto informazioni, sta nascendo un fronte: Bologna, Ferrara, Belluno, Venezia. Col timore di passare da leghisti, la sinistra ha tralasciato il tema dell'identità, che invece è importante ". A Firenze le polemiche si sono accese e il fronte si è diviso. La bocciatura di una parte dei consiglieri comunali del Pd ha viaggiato su WhatsApp: "Che sciocchezza", "che esagerazione ". La cosa ha mandato su tutte le furie il sindaco. Bocciatura pure da Annie Féolde, la signora Pinchiorri, chef
e fondatrice della celebre Enoteca: "Il pianeta è
diventato piccolo, non possiamo essere così ottusi. Certi prodotti che si
trovano qui vicino potrebbero avere ingredienti pessimi ". Il Comune però
la invita a far parte della commissione dei saggi. Su tutt'altra linea Oscar
Farinetti, che a Firenze ha un negozio Eataly: "Non è una brutta idea, il
70% mi sembra tanto ma è sensato che i territori difendano la propria biodiversità".
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